Sono sicuramente tantissimi i lettori di libri di storia. Ma probabilmente sono ancora più numerosi quelli che amano i gialli. Amedeo Feniello con “Omicidio a Lombard Street” (Laterza, 174 pagine, 18 euro) trova il modo di far convergere l’interesse degli uni e degli altri. Senza dubbi si tratta di un giallo perché racconta di un assassinio, delle indagini poliziesche e delle vicende giudiziarie che ne sono la conseguenza. Però non è un romanzo perché, come scrupolosamente premette l’autore, nel libro non c’è nulla di immaginato o di immaginario. Tutto è realmente accaduto a Londra nel 1379 e negli anni successivi. Nella notte tra il 26 e il 27 agosto un uomo viene ucciso in Lombard Street. Può essere vittima di una rissa tra balordi. O forse di una rapina. Le indagini iniziano con difficoltà anche perché il cadavere è orribilmente sfigurato e non è semplice identificarlo. Ma il coroner londinese, che si chiama Nicholas Dymcock, si mette a indagare con impegno e gli sviluppi della sua inchiesta svelano una realtà molto diversa. Il morto non è un balordo qualsiasi ma un ricco uomo d’affari genovese per di più appartenente a una famiglia nobile.
Per non fare spoiler a danno soprattutto degli appassionati del genere poliziesco è opportuno non aggiungere altri dettagli che lasciamo al piacere della lettura. Non ci sono problemi, invece, a dire molto di più sul motivo per cui “Omicidio a Lombard Street” riesce a coinvolgere anche coloro che amano i libri di storia. E si può iniziare dall’ambientazione nella Londra medievale. Nel coroner è possibile riconoscere un antesignano di quella che molti anni dopo sarà Scotland Yard. Londra, invece, è ben lontana dal diventare la capitale finanziaria che siamo abituati a immaginare. Però è già una piazza dove si fanno ottimi affari e questo basta ad attirare chi ha denaro da prestare e chi tira i fili del commercio. Banchieri e mercanti sono quasi tutti italiani. Arrivano a Londra da Milano, da Genova e da Venezia. E si concentrano tutti in una sola via che i londinesi per semplificare chiamano Lombard Street. Da questa strada, come racconta il libro di Amedeo Feniello, governano un gigantesco giro di interessi economici. I re d’Inghilterra bussano alla porta dei banchieri italiani per finanziare le proprie guerre e in cambio gli garantiscono una totale impunità sui loro loschi affari. È il caso, per esempio, dei Frescobaldi che il re salva da un’indagine per contraffazione di monete. E i mercanti italiani sono detestati perché sfruttano la manodopera a basso costo inglese per la lavorazione delle stoffe. Non c’è poi da stupirsi più di tanto se in un ambiente così conflittuale avviene un delitto.
Nel concludere “Omicidio a Lombard Street” Amedeo Feniello si rammarica di non essere riuscito a fare di questa storia un vero e proprio romanzo. Però non è così. Al contrario, da storico medievalista che ama il proprio lavoro, ha avuto la capacità di raccontare un’intera epoca come se fosse un thriller.