Manca ormai poco meno di un mese al grande giorno in cui verrà eletto il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America. E com’è prevedibile saranno ancora giornate di fuoco, di colpi di scena, di polemiche e di insulti. Negli ultimi anni la politica americana sembra aver perso lo stile dei Kennedy o di Reagan. Pensando a tempi più recenti viene da rimpiangere la civiltà del confronto tra Obama e McCain. L’evidente imbarbarimento dei toni però non deve far dimenticare un aspetto sostanziale. Malgrado tutto le elezioni presidenziali americane restano un punto fermo e uno dei momenti più alti di espressione della volontà popolare. E c’è un elemento di stabilità e di sicurezza anche nella periodicità. Qualunque cosa sia accaduta non c’è mai stato un voto anticipato. Ogni quattro anni (Iperborea, 304 pagine, 19 euro) è un libro da leggere in questi giorni non soltanto per seguire meglio il duello fra Harris e Trump ma soprattutto per comprendere veramente le vicende americane. Non solo le notizie di cui day by day danno puntualmente conto giornali e televisioni ma i fatti ben più concreti che hanno dato origine agli avvenimenti di oggi.
Per onestà intellettuale sembra opportuno sottolineare una differenza. La maggior parte dei saggi pubblicati finora sulla politica interna americana sono firmati da autorevoli commentatori. Spesso giornalisti che hanno vissuto a lungo negli Usa. Ma quasi sempre esprimono soprattutto un proprio punto di vista. E in altri casi sono sterili biografie come quella dedicata a Hillary Clinton alcuni anni fa. Ogni quattro anni ha invece il merito di non assumere posizioni di parte e di non propinare al lettore verità preconfezionate. Non a caso il libro rientra in una interessante collana intitolata Cose spiegate bene e curata da Nicola Sofri. Poiché la scelta editoriale è quella di non sciorinare opinioni ma raccontare l’America e gli americani è sicuramente la presenza di Francesco Costa che a pieno titolo può essere considerato uno dei massimi esperti di vicende Usa.
Formalmente Costa firma solo un capitolo in cui argomenti alla mano smonta il consolidato luogo comune dell’Ohio come stato da monitorare. Ma, conoscendo il suo modo di fare reportage giornalistici, viene spontaneo ritenere che tutta l’impostazione di Ogni quattro anni sia opera di Costa. A lui si affiancano altre firme prestigiose a cominciare da Lucia Annunziata che dedica un capitolo breve ma illuminante a Henry Kissinger. Nulla di agiografico ma basta e avanza per comprendere che la diplomazia americana degli ultimi anni non ha le capacità negoziali dell’ex segretario di Stato.
Leggere Ogni quattro anni aiuta a conoscere i continui cambiamenti del popolo statunitense. I democratici e i repubblicani si sono scambiati di ruolo da conservatori a liberal. Una sinistra vera così come la si intende in Europa in pratica non è mai esistita. E Trump è diventato il leader repubblicano soltanto dopo aver fatto il giro di tutte le chiese. Ecco: negli Usa non c’è niente di immutabile tranne che Ogni quattro anni si elegge il presidente. Il che fa dell’America un grande esempio di democrazia. Ma non necessariamente un modello da imitare.