Stefania Craxi evoca il Midas, il cui anniversario ricorre proprio in questi giorni di luglio. La senatrice di Forza Italia, presidente della commissione Esteri e Difesa, ci vede un buon auspicio contro “le previsioni funeste” che allora vennero fatte per il Psi e ora per FI, senza più Silvio Berlusconi. Antonio Tajani parte bene con il suo “Midas”, svoltosi ieri in un altro hotel romano, il Parco dei Principi. Molto più coriaceo, costante, determinato e anche umile di come viene dipinto dai suoi detrattori a sinistra e nel centrosinistra (Matteo Renzi lo ha anche accusato di “timidezza” sul garantismo, ma smentito dai fatti, come ha scritto ieri su Startmag Francesco Damato), il nuovo segretario nazionale azzurro (perché “Forza Italia ha un solo presidente”, il cui nome come presidente fondatore è stato messo nello statuto) traccia con nettezza le linee guida. Proprio a partire dal “principio per noi fondamentale del garantismo”. Che non significa essere “deboli con la criminalità”, ma l’esatto contrario. E proprio per questo, “seppur non faccia parte del programma di governo”, il segretario azzurro conferma poi con i giornalisti il suo sì anche alle osservazioni del ministro Carlo Nordio sulla rimodulazione del concorso esterno per associazione mafiosa.
Ma al primo posto Tajani, che è anche vicepremier e ministro degli Esteri, mette la separazione delle carriere, che è nel programma di governo. E uno di quei cavalli di battaglia di Berlusconi, “quei sogni per i quali noi dobbiamo sopravvivere, combattere uniti, perché abbiamo il dovere di realizzarli, in omaggio a lui”. Da alleato “leale e sincero”, come risponde agli auguri del premier Giorgia Meloni, che lo definisce “persona autorevole, politico serio e di spessore”, il nuovo leader azzurro fino al congresso – che intende tenere se il comitato di presidenza, da ieri chiamato segreteria nazionale, sarà d’accordo, prima delle Europee del 2024 – annuncia dal palco: “Noi porteremo i principi liberali su tutti i tavoli”. Perché “c’è una rivoluzione liberale ancora da compiere”.
Questo vale per la giustizia e per l’economia, con la riduzione delle tasse, la riforma della burocrazia. La sua elezione, all’unanimità, per acclamazione, al vertice massimo azzurro è benedetta dal presidente del Ppe, Manfred Weber, giunto a Roma appositamente, chiamandolo nel suo intervento sempre “Antonio”, per lui il miglior leader che possa avere FI dopo Berlusconi. Quanto all’europeismo, insieme all’atlantismo, al garantismo, al liberalismo e le radici cristiane, ovvero il dna azzurro, Tajani osserva però che questo non significa dire che “in Europa va sempre tutto bene, madama la marchesa”.
Il rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, conferma, non va affatto bene, così come esprime, guadagnandosi uno dei più intensi applausi, un secco no “ai capricci del signor Timmermans (vicepresidente della Commissione Ue, del Pse, ndr) a favore di una politica ecologica basata su ideologie e fondamentalismi, che possono costare migliaia e migliaia di posti di lavoro”. Tajani rilancia il partito che “deve essere il centro, alleato con la destra” della coalizione: “Alleati e diversi, la nostra identità potrà rafforzare l’azione del governo”. FI è chiamata a essere “una vera dimora dei moderati”, dove possono ritrovare una casa “i delusi, ex dc e ex socialisti, da un Pd sempre più spostato verso sinistra da politiche vetero-socialiste”.
Parole che innervosiscono il terzo (ex?) polo, con Carlo Calenda, che subito reagisce su Twitter. Parole che è immaginabile non suonino esattamente musica anche per Renzi. Quanto al suo partito, che lo ha eletto all’unanimità, Tajani, che annuncia alla platea la lettera di sostegno a FI dei figli di Berlusconi, non risparmia quelle che suonano anche come alcune indirette frecciate a chi nei giorni scorsi già parlava di eventuali altri candidati al congresso. “Sono importanti i principi e i contenuti, non i gossip da terza elementare che leggo, non contano pennacchi e cariche fasulle, contano i voti che si prendono”, sottolinea. Chiude, commosso, dicendo “io sono un militante, ci ho sempre creduto e ci credo” e ringrazia la sua famiglia per essergli stata sempre vicina.
Con i cronisti poi, dopo un vero bagno di selfie con dirigenti nazionali e locali, non esclude, se sarà necessario, anche di candidarsi alle Europee per far da traino a FI al suo primo vero banco di prova elettorale. Si dice assolutamente tranquillo se ci saranno altri sfidanti al congresso. Tanti anni fa perse come candidato sindaco di Roma con circa il 49 per cento, dando filo da torcere a Walter Veltroni, allora una vera macchina da guerra. Poi, se ne andò in Europa e tassello dopo tassello costruì una carriera di prim’ordine, commissario, vicepresidente della Commissione Ue, presidente del Parlamento Europeo. Il primo portavoce di Berlusconi premier, cofondatore di FI, l’ex ragazzo del Liceo Tasso, la cui foto che li ritrae insieme Maurizio Gasparri, big azzurro e vicepresidente del Senato, posta su Twitter, sarà solo un segretario pro-tempore? O il suo “Midas” lo porterà più lontano? Come accadde a colui, con tutte ovviamente le differenze tra epoche e personaggi, che secondo i detrattori di allora avrebbe, invece, ballato una sola estate?