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Non solo dazi, ecco i veri piani strategici di Trump

Il piano americano è portare l’Asia, il Regno Unito e l’Europa ad adottare un dazio comune contro la Cina e un muro agli investimenti esteri diretti, escludendo i cinesi dal commercio e dalla difesa. Il commento di Gianclaudio Torlizzi, giornalista, analista, esperto di materie prime e consigliere del ministero della Difesa

Per quanto traumatico per l’Europa, Washington ha in testa un piano strategico. L’obiettivo statunitense è mantenere la propria egemonia globale, messa in discussione dall’ascesa di Pechino. Per raggiungere questo obiettivo, Washington utilizza l’intero arsenale a sua disposizione: diplomazia economica, politica e militare.

In primis, gli Stati Uniti devono creare una ‘fortezza’ nordamericana. Le minacce commerciali a Canada e Messico mirano a rinegoziare l’USMCA a condizioni favorevoli per gli Stati Uniti, con un dazio comune contro la Cina, o contro coloro che hanno un FTA (accordo di libero scambio) con essa, per prevenire il transshipment. Poiché ciò implica una perdita di sovranità economica per Canada e Messico, è normale che siano riottosi. Pertanto gli americani utilizzano mezzi coercitivi.

Secondo pilastro della grand strategy Usa, l’adozione della dottrina Monroe contro la crescente presenza di Cina, Russia e Iran. Gli Stati Uniti hanno mire sulla Groenlandia, fondamentale per l’accesso alla regione artica e la disponibilità mineraria.

Trump è stato esplicito inoltre riguardo alla necessità di riprendere il controllo del Canale di Panama, mentre BlackRock punta ad acquisire il controllo di 43 terminal, incluso quelli controllati più o meno direttamente da Pechino.
Acquistare petrolio da Russia-Iran o dal Venezuela comporterà in futuro un dazio del 25% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Caracas (che dovrà diventare fornitore americano di petrolio) è stata nel frattempo avvertita di non attaccare la vicina Guyana ricca di petrolio.

Terzo, un disimpegno degli Stati Uniti dall’Europa per costringerla a riarmarsi, consentendo un pivot verso l’Asia. Pertanto, gli Stati Uniti vogliono che la guerra in Ucraina finisca il prima possibile, con poca attenzione alla sicurezza a lungo termine – a meno che non riescano a prendere il controllo economico del Paese aggredito da Mosca. Nel frattempo, gli Stati Uniti puntano a migliorare le relazioni con la Russia —un ‘Nixon al contrario’— per cercare di allontanarla dalla Cina, ammesso che ci riesca.

Quarto, riprendere la costruzione del corridoio economico dall’Europa all’India attraverso il Medio Oriente (IMEC) come alternativa alla Cina. Questo richiede la pace tra Arabia Saudita e Israele, la risoluzione della questione di Gaza e la gestione di Iran, alleato di Russia e Cina.

In quest’ottica è rilevante osservare come la prima visita estera di Trump sarà, ancora una volta, a Riyad. Teheran ha solo sei settimane per rispondere a una richiesta statunitense di cessazione di tutte le attività nucleari. Sulle testa di Teheran pencola la Spada di Damocle della minaccia di un attacco statunitense mentre i bombardieri si radunano a Diego Garcia. La Russia permetterà agli Stati Uniti mano libera in Medio Oriente in cambio dell’Ucraina?

Nel Pacifico asiatico, l’obiettivo principale degli Stati Uniti è isolare la Cina insieme agli alleati Giappone, Corea del Sud, Filippine, Australia e Nuova Zelanda.

C’è poco interesse statunitense per l’Africa, tranne nei casi in cui si possano ottenere guadagni sporadici da accordi relativi a basi militari o accesso a minerali critici, e nel processo respingere la Cina.

Oltre a tutto questo, vanno considerati dazi settoriali su acciaio, alluminio e automobili già in vigore, e probabilmente presto su rame e legname, e forse anche su farmaceutica e semiconduttori per rivitalizzare le industrie statunitensi con ricadute sulla Difesa. Dazi che probabilmente rimarranno a meno di enormi concessioni da parte degli alleati.

I dazi reciproci, annunciati ieri, serviranno a spingere altri Paesi a ridurre le propri dazi verso gli Usa e a fare scelte commerciali a favore degli Stati Uniti nei confronti della Cina.

Il piano americano insomma è portare l’Asia, il Regno Unito e l’Europa ad adottare un dazio comune contro la Cina e un muro agli investimenti esteri diretti, escludendo i cinesi dal commercio e dalla Difesa.

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