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Valditara Manifestazione Donne

Nel caos morale, perché (solo) i giovani dovrebbero seguire le regole?

E' curioso che, nell'odierno caos morale, si chieda di ordinare in modo più rigido usi e costumi dei ragazzi, che per tendenza innata dovrebbero uccidere metaforicamente i padri e pensare in modo divergente. Il corsivo di Battista Falconi

Il nesso per il quale la foto del ministro Valditara è stata bruciata durante la manifestazione organizzata a Roma da “Non una di meno”, almeno di primo acchito, sfugge quanto quello per il quale l’obiettivo della protesta sia passato come “patriarcato” quando si celebra la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’episodio comunque si lega alle foto sfregiate del presidente del Consiglio e di altri ministri, agli imbrattamenti di manifesti della parte avversaria e di monumenti, seppure effettuati con coloranti innocui, alle occupazioni delle scuole e alle manifestazioni di protesta non autorizzate, all’uso distraente del telefonino in classe. A tutti i comportamenti giovanili illegali, che pur andando contro le norme scritte sono stati tollerati a lungo. Ora non più, a quanto pare.

Il cambio di passo è dovuto senz’altro a un governo di centrodestra che ama il rispetto delle regole, caratterizzandosi per un piglio “law and order” che viene definito dai suoi detrattori come “panpenalista”, cioè basato sull’illusione di ottenere una società migliore aumentando la quantità dei reati penali e delle punizioni per essi previste. La si può ben definire “illusione”: sul piano fattuale, perché è noto che tale irrigidimento è spesso un semplice effetto e non una cura per la criminalità; sul piano teorico perché un pensiero di destra, per lo meno di destra liberale, dovrebbe basarsi più classicamente su un sistema di poche leggi e sulla certezza del diritto, che le precede e le ispira.

Il rigorismo odierno è però dovuto anche, come sanno gli spettatori più attenti della realtà, a una virata in tale direzione di una consistente parte della sinistra. Gli esempi di esponenti politici e intellettuali che hanno avvertito l’esigenza di non lasciare campo libero agli avversari sul tema sicurezza non mancano. Si tratta di una parziale marcia indietro rispetto alla deriva verso il “partito radicale di massa” che ha condizionato le scelte culturali progressiste per decenni; in qualche misura, del ritorno verso il moralismo comunista del dopoguerra (lettura utile sull’argomento: Sandro Bellassai, “La morale comunista”, Carocci; libro che potremmo definire non ostile, visto che uscì a cura dell’Istituto Gramsci Emilia-Romagna).

La contraddizione della sinistra, italiana ma non solo, è ben più ampia di quella del centrodestra e sfocia in una vera e propria incoerenza che, probabilmente, concorre alla crisi di popolarità riflessa in molti risultati elettorali degli ultimi tempi. È però anche la contraddizione di una società che, per fare un esempio eloquente, lamenta il gelo demografico ma fa sempre meno figli ed equivoca sulle ragioni di tale scelta, indicando come soluzione incentivi e agevolazioni per madri e genitori che lavorano, come se la questione fosse reddituale, quando invece tutti i dati indicano con chiarezza che la prolificità è inversamente proporzionale alla ricchezza. Una società che neppure si sposa, vedi i dati dei giorni scorsi, e che quando lo fa non celebra il sacramento indissolubile in chiesa o addirittura chiede il riconoscimento delle coppie omosessuali. Quelle stesse che, assieme alle coppie etero sterili, reclamano come diritto la possibilità di ottenere i figli in qualunque modo, grazie all’aiuto delle tecniche disponibili.

Ultimissimo esempio, i comportamenti a rischio e l’uso delle sostanze psicotrope, variegato calderone nel quale i cosiddetti progressisti invocano la liberalizzazione delle cosiddette “droghe leggere”, incuranti della loro dannosità relativa alla quantità di principio attivo e all’età di assunzione, per giustificarne l’uso da parte degli adulti che possiamo definire sbrigativamente come sessantottini o settantasettini. Ma anche, più genericamente, per l’incapacità delle istituzioni deputate (famiglia, scuola, legislatori, scienziati, Chiesa, etc.) a porre dei paletti o almeno dei segnavia chiari sulla limitazione dei comportamenti dannosi per la salute.

Non serve dilungarsi oltre, il disorientamento etico della nostra epoca è ben chiaro a tutti. Risulta solo curioso e non generoso che, in tale caos, si chieda di ordinare in modo più rigido usi e costumi dei ragazzi, la parte sociale che per tendenza innata dovrebbe uccidere metaforicamente i padri e pensare in modo divergente, poiché è mediante la sua irregolarità che il mondo cambia, prosegue, vive.

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