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Navalny Mattarella

Sommesso elogio di Mattarella per le parole su Navalny

L'onore italiano nel caso Navalny è stato salvato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I Graffi di Damato

Per fortuna ha retto un solo giorno sulle prime pagine dei giornali italiani la coppia anomala di Aleksej Navalny, il giovane oppositore russo morto metaforicamente fra le mani di Putin, che lo aveva mandato a scontare in Siberia la condanna a 19 anni di carcere, e di quel cafone italiano ormai certificato di Vincenzo De Luca. Che abusando della democrazia, ha dato della “stronza” alla premier Giorgia Meloni proponendosi come il capo dell’opposizione di piazza. E di teatro, avendo proseguito su un palco il suo sostanziale travestimento da Masaniello contro un governo di destra che intende attuare le autonomie regionali differeziate messe in Costituzione da una maggioranza di sinistra.

Oggi, a parte qualche testata filogovernativa che reclama le scuse del cafone e protesta perché non sono state né presentate spontaneamente né suggeritegli dalla segretaria del suo partito, che d’altronde condivide la contestazione del disegno di legge del governo, le prime pagine dei quotidiani italiani sono dominate dall’ultima -anzi penultima, potendosene prevedere altre- vittima del dispotismo di Putin. Persino Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, ha resistito, nella sua politica di sostegno praticamente illimitato all’immigrazione clandestina, alla tentazione di sventolare a sentenza della Corte di Cassazione contro chi fare tornare qualche naufrago sulle insicure coste libiche di provenienza. E ha dovuto aprire “in nome di Navalny”, sistemando sotto il titolo una foto emblematica della popolarità di un uomo di cui Putin non è stato in grado di poter fare mostrare dai detentori neppure il corpo.

In Italia, nella nostra Italia di un cafone presidente di regione che viene a protestare a Roma per dare della “stronza” alla presidente del Consiglio, si è riusciti ad organizzare per lunedì una fiaccolata bipartisan di solidarietà per la penultima -ripeto- vittima di Putin. E il suo stesso partito ha avvertito in poche ore di smentire e zittire un vice segretario -il legista Andrea Crippa- che aveva voluto dubitare delle responsabilità del despota di Mosca.

Il merito di questo risveglio in extremis, di questo recupero del senso della dignità anche dell’informazione, e non solo della politica, va riconosciuto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che conoscendo -temo- i suoi polli aveva voluto essere all’arrivo della notizia dalla Russia il più tempestivo e duro nella denuncia della “peggiore e più ingiusta conclusione di una vicenda umana e politica che ha scosso le coscienze dell’opinione pubblica mondiale”. “Per le sue idee e per il suo desiderio di libertà Navalny -aveva ricordato Mattarella- è stato condannato a una lunga detenzione in condizioni durissime, Un prezzo iniquo e inaccettabile, che riporta alla memoria i tempi più bui della storia. Tempi che speravamo di non dover più rivivere. Il suo coraggio resterà di richiamo per tutti. Esprimo alla famiglia il cordoglio e la vicinanza della Repubblica italiana”. Grazie, Presidente.

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