Non c’è più religione. O quanto meno ce n’è rimasta poca. Nella celebrazione del Natale l’aspetto più prosaico è ormai preponderante. Ci si sbatte per negozi alla ricerca dei regali più appropriati. Si corre a preparare il cenone della vigilia che per misteriose ragioni dev’essere di magro. Non si fa in tempo a digerirlo che già si deve pensare al pranzo del 25. Eppure, nonostante lo stress devastante, le festività natalizie restano il periodo più magico dell’anno. Se ne coglie il calore, si riscoprono gli affetti e, secondo la leggenda popolare, “siamo tutti più buoni”. Magari perché sono gli unici giorni in cui ci si ricorda che si dovrebbe essere buoni. Resta però l’impressione che il Natale venga vissuto così com’è nell’immaginario collettivo senza saperne granché. Ma si può rimediare facilmente leggendo “A Natale tutti insieme” a cura di Nicola Sofri (Iperborea, 224 pagine, 19 euro) per conoscerne il vero spirito, l’origine delle sue tradizioni e perfino per scoprirne alcune verità sorprendenti.
La prima sorpresa è che quella del 25 dicembre è una data convenzionale. Mentre sulla Pasqua sia pure con qualche approssimazione c’è una ragionevole certezza in nessuna delle sacre scritture viene indicato che Gesù sia nato proprio quel giorno. Di sicuro c’è solo che a Betlemme faceva un gran freddo e quindi era inverno. S’è cominciato a celebrare il Natale soltanto dopo tre secoli cioè quando grazie all’imperatore Costantino sono cessate le persecuzioni contro i cristiani. Ma la data prescelta coincide quasi perfettamente con quella dei saturnali che nell’antica Roma si festeggiavano negli ultimi giorni di dicembre. E anche allora c’era l’usanza di scambiarsi doni che, guarda caso, già venivano chiamati strenne. Senza girarci intorno si può dire che è stata cristianizzata una festività pagana.
Babbo Natale invece fa il percorso opposto. All’origine era san Nicola di Bari, vescovo nato e morto nell’attuale Turchia, considerato il protettore dei bambini per averne resuscitati parecchi. In Olanda il nome è stato tradotto o meglio deformato in Santa Claus e da quel momento di san Nicola non s’è parlato più. E’ nato un personaggio mitico avvolto in un grande mantello verde con bordi di pelliccia bianca che, anche in questo caso, recepiva tradizioni precristiane. Con aggiustamenti progressivi si arriva al Babbo Natale di oggi. Il paesaggio coperto di neve diventa una scenografia fondamentale. La slitta e le renne il mezzo di trasporto essenziale. E quindi Babbo Natale viene collocato sempre più a nord fino trovare residenza, immaginaria ma definitiva, in un villaggio della Lapponia vicino alla città di Rovianiemi e al circolo polare artico. Resta però vestito di verde e così è raffigurato in un’edizione illustrata di “Canto di Natale” di Charles Dickens. Ma già nell’Ottocento si comincia a disegnare Babbo Natale vestito di rosso e non cambierà più d’abito dopo che nel 1931 la Coca-Cola lo userà per la sua pubblicità.
Fin qui soltanto un paio delle curiosità che svela “A Natale tutti insieme” ma ce ne sono tantissime altre. Per esempio sui film da vedere durante le feste (a cominciare dall’immancabile “Una poltrona per due”. Oppure sulla preparazione del presepe e dell’albero. Magari adesso sono stati già fatti ma conviene documentarsi per fare meglio il prossimo anno.