TUTTOAPOSTO?
Non è vero che 18 hub sui 20 del Lazio sono già dotati di cella frigorifera per i vaccini Pfizer, come invece è stato comunicato al Commissario Arcuri il 16 dicembre. (Fabio Tonacci, Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 20, 2020
"Siamo in uno dei venti hub (punti di distribuzione e somministrazione) individuati dalla Regione Lazio. È tutto ancora da organizzare, tutto in alto mare. Indicazioni poche
e confuse, si procede per approssimazione". (Fabio Tonacci, Repubblica)— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 20, 2020
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ENI E POSTE IN AZIONE
ARCHIVIO DIGITALE VACCINI
"Con il sostegno (pro-bono) dei sistemi informatici dell’Eni, dovrebbe essere possibile creare una piattaforma centrale unica, ma aperta all’integrazione dei sottosistemi delle Regioni più attrezzate". (Fubini, Corsera)
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"La squadra di Arcuri ha negoziato con Poste Italiane l’attivazione di un call center al quale i cittadini possano telefonare da aree in cui le amministrazioni non riescono a inviare le «convocazioni attive» (gli inviti in ambulatorio per il vaccino)". (Fubini, Corsera)
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RISTORI?
Ristori per bar e ristoranti. Interessati oltre 200mila soggetti: assegno medio da 3.671 euro per i ristoranti, da 2.264 euro per i bar e da 2.963 per pasticcerie e gelaterie (fonte: Sole 24 Ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) December 20, 2020
LA NUOVA MODA DEL NATALE
«Siamo cattolici, quindi sarà un Natale molto più vicino a quello che dovrebbe essere per noi: senza sfarzo, con le persone più care e con pochi regali», dice Stefano Gabbana di Dolce&Gabbana
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I CRUCCI DI BOCCIA
“Chi pensa a Draghi sbaglia analisi e strategia. Se cadiamo, c’è solo il voto”, dice il ministro degli Affari regionali, Boccia (Pd), che nonostante abbia un gran bel d'affare rilascia interviste chilometriche su Draghi e dintorni. Avrà molto tempo a disposizione, evidentemente.
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LA PROSSIMA RENZATA?
Un membro del governo a Conte ha indicato «nel 6 o nel 7 gennaio» i giorni in cui Renzi ha fissato «le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e quindi l’apertura di una formale crisi di governo». (Labate, Corriere della Sera)
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MANCO NELLA ROMANIA DI CEAUSESCU…
"Le regole delle Feste: non è obbligatorio dire da chi andiamo", titola Repubblica.
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LA ZAMPATA DI LUIS
Luis Suarez avrebbe ammesso di sapere tutto prima del test: le domande che gli sarebbero state rivolte dai professori dell’Università per stranieri di Perugia e, ovviamente, le risposte che avrebbe dovuto fornire. (Corsera)
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BREVE ESTRATTO DELL’ARTICOLO-INTERVISTA DI REPUBBLICA A DOLCE&GABBANA:
Alle feste ci tengono parecchio, ma sanno che quest’anno le cose saranno diverse. «Io non sono cresciuto con il “mito” dei regali sotto l’albero e di Babbo Natale», ricorda Domenico. «A casa mia il 24 si lavorava: mio padre faceva il sarto, doveva consegnare tutti i vestiti per le feste. C’era l’usanza per i bambini di ricevere qualcosa la notte del 31, ma nulla di paragonabile a quello che
si vede oggi. Quindi questo per me è quasi un tuffo nel passato. Onestamente? Non mi dispiace troppo».
D’accordo Stefano: «Siamo cattolici, quindi sarà un Natale molto più vicino a quello che dovrebbe essere per noi: senza sfarzo, con le persone più care e con pochi regali». I regali: anche qui, i due sono in
sintonia. «Abbiamo già tanto di tutto, stiamo bene così, non vale la pena spendere soldi per noi», riflettono. «Quanto t’è costato? È una domanda che non sopporto, come se il valore di un dono stesse solo nel prezzo», sbotta Domenico.
«Da due anni proibisco a tutti di farmi regali, non voglio che si scialacquino soldi per me. Stavolta non avrò bisogno di dirlo, meglio così», rincara la dose Stefano. Dunque, per loro è il pensiero che conta: lo dimostra pure il modo in cui hanno passato il pomeriggio negli ultimi giorni: «Abbiamo scritto di persona tutti i nostri biglietti di auguri; ci teniamo, anche se si tratta di un impegno “aziendale”. In ufficio abbiamo tre cassetti zeppi di biglietti ricevuti assieme ai regali negli anni. Li conserviamo perché alla fine sono loro la cosa più sincera».
Restando in tema di doni più o meno significativi, tutti e due ricordano bene i primi che si sono scambiati, molti anni fa. «Quello di Stefano fu un portafogli di nylon nero di LeSportsac che mi piaceva», racconta Domenico. «Lo conservo ancora». Più travagliato il suo per Stefano. «Lui voleva il Love, il braccialetto di Cartier. Io, senza avere idea del prezzo, glielo vado a comprare. Era la prima volta che entravo in una loro boutique, mi pareva una cattedrale: saputo il costo, sono scappato. Era una somma inimmaginabile per me ai tempi. Avevo risolto con una versione low cost, per così dire: l’originale era d’oro pieno, il mio era vuoto, quindi costava un sesto. Stefano però capì subito che non era quello giusto. E s’arrabbiò pure!».