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Mps, Brexit, Siria. Quando sono gli Stati a barare un po’

Il commento di Marino Longoni, condirettore del quotidiano Italia Oggi Nei regimi dittatoriali è normale che le informazioni vengano distorte e manipolate da chi governa con l’obiettivo di consolidare e radicare il proprio potere. Ora però, anche nei paesi che si definiscono democratici, sta crescendo un fenomeno inquietante: la comunicazione istituzionale, quella che viene fornita…

Nei regimi dittatoriali è normale che le informazioni vengano distorte e manipolate da chi governa con l’obiettivo di consolidare e radicare il proprio potere. Ora però, anche nei paesi che si definiscono democratici, sta crescendo un fenomeno inquietante: la comunicazione istituzionale, quella che viene fornita dai vertici dello Stato, si confonde ormai con la propaganda e spesso sconfina nelle fake news.Qualche esempio: il presunto attacco chimico di Assad contro l’enclave di Douma, servito per giustificare il lancio di un centinaio di missili contro obiettivi siriani, si sta rivelando come una colossale bufala montata ad arte (ripetendo peraltro lo stesso copione già sperimentato in Sira una anno prima, in Iraq e in altri paesi mediorientali) e diffusa dai media occidentali in modo quasi completamente acritico.

Gli stessi media non hanno nemmeno riportato quanto emerso nella conferenza tenutasi presso la sede dell’Opcw (l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) dell’Aia alla fine di aprile, nel corso nella quale 17 testimoni qualificati (compreso un medico e il direttore dell’ospedale di Douma) hanno dichiarato che a Douma non c’è stato nessun attacco chimico, ma piuttosto una messa in scena degli elmetti bianchi (la forza di difesa civile siriana anti-Assad, finanziata dai paesi occidentali). Censurati.

Altro esempio: nei giorni scorsi, più volte, nei comunicati ufficiali dell’Unione europea si è lamentato che il costo della Brexit è di 12 miliardi: questo è effettivamente il contributo che Londra versava nella casse europee, a fronte del quale però c’era una serie di contributi europei pari almeno a 7 miliardi incassati dalla Gb. La Brexit può quindi aver creato alle casse europee un ammanco non superiore a 5 miliardi, non 12. Ma questa seconda cifra è più confacente agli interessi dei vertici europei ed è stata utilizzata in modo acritico da tutti.

Anche in Italia non si scherza: nel mese di marzo il Ministero dell’economia ha diffuso ufficialmente i dati sul rapporto debito/pil al 131,5% e sul deficit all’1,9%. Dimenticando di contabilizzare il costo del salvataggio di Mps e delle banche venete: ci ha pensato Eurostat. Il debito è così salito al 131,8 e il deficit al 2,3%. Prosit.

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