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Movimento dalle 5 stelle alle 5 stalle? Tutte le tribolazioni dell’esploratore Fico

Riuscirà Fico, che ha avuto il mandato esplorativo da Mattarella, a calmare subbugli e tentazioni scissionistiche nel Movimento 5 Stelle? La nota politica di Francesco Damato

In condizioni normali una richiesta di esplorazione a consultazioni ancora in corso per la soluzione di una sia pur difficile crisi di governo sarebbe stata rigettata dal presidente della Repubblica anche con stizza, essendo stata praticamente messa in dubbio la sua capacità o, peggio ancora, volontà di approfondire aspetti non chiari o ambigui dei rapporti fra i partiti o al loro interno. Ma questi, ormai si sa bene, non sono tempi normali.

Sono tempi anomali, e non solo per le emergenze sanitaria, sociale ed economica sottolineate dallo stesso capo dello Stato annunciando, a conclusione delle consultazioni di rito, una “iniziativa” tradottasi poco dopo nel conferimento di un mandato esplorativo. Che anche lui ritiene evidentemente utile a verificare la praticabilità concreta, e non solo generica o di principio, di una “prospettiva” di governo avvertita in 32 ore di colloqui avuti al Quirinale con i rappresentanti di tutte le forze politiche: un governo – ha precisato – provvisto di un “adeguato sostegno” parlamentare a partire dalla maggioranza uscente, prima che si dissolvesse naturalmente per il disimpegno di Matteo Renzi e della sua Italia Viva.

Il presidente della Camera Roberto Fico, tornato esploratore come nel 2018, all’inizio di questa legislatura, ha naturalmente accettato di buon grado impegnandosi a riferire entro martedì. E’ un termine persino lungo, visto che le sub-consultazioni di cui è stato incaricato riguardano solo formalmente i partiti e gruppi della maggioranza e i “volenterosi” che si aggiungeranno: non molti come si aspettava il presidente dimissionario del Consiglio Giuseppe, Conte cercando di arruolarli anche di persona a Palazzo Chigi, e soprattutto non tanti per ora da rendere non più determinanti i voti dei renziani al Senato.

Solo formalmente, dicevo, perché in realtà i problemi di tenuta emersi durante ma non direttamente dalle consultazioni provengono solo o soprattutto dal Movimento 5 Stelle. Dove il solito ex deputato Alessandro Di Battista ma anche alcuni parlamentari, fra i quali la senatrice ed ex ministra Barbara Lezzi, hanno contestato il “cambiamento di posizione”, secondo loro, espresso dal reggente scaduto Vito Crimi al presidente della Repubblica garantendo la disponibilità a riprendere l’alleanza con Renzi.

La non casuale appartenenza – e che appartenenza col suo ruolo istituzionale – al movimento grillino consentirà al presidente della Camera non solo di esplorare bene le 5 stelle ma anche di accompagnare l’esplorazione con un’opera di persuasione e di moderazione degli spiriti, in un clima che è diventato di scissione, per rendere “praticabile”, come ha detto Mattarella, la prospettiva di un terzo governo Conte, se Renzi naturalmente non riserverà altre sorprese.

Certo, dovendosi provvedere a spegnere incendi fra i grillini, convengo che il presidente della Repubblica, al netto degli sgarbi ricevuti con una richiesta scriteriamente pubblicizzata da Renzi, non poteva farlo di persona, né poteva pensare a un esploratore, o pompiere, paciere e quant’altro più appropriato, nella speranza che abbia, oltre al tempo generosamente assegnatogli, acqua abbastanza a sua disposizione perché il partito di cosiddetta maggioranza relativa di questa diciottesima legislatura non diventi un inferno peggiore di quello che ha cominciato ad essere dalla sconfitta nelle elezioni europee del 2019 e in quelle regionali svoltesi via via in larga parte d’Italia. Ma Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio si consola titolando sugli “Italovivi in subbuglio”. Ciascuno guarda evidentemente a cosa gli conviene di più reclamizzare.

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