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Modello Marocco per i centri islamici in Europa?

Un nuovo dibattito sul rapporto tra politica, fede, diritti e migrazioni. L'intervento di Domenico Letizia

“Gli immigrati non odiano Salvini, molti sono favorevoli alla lotta del ministro dell’Interno contro gli sbarchi e gli irregolari, in tanti non si sentono rappresentati dalla sinistra, sono in genere più tradizionalisti degli italiani, chiedono legge, ordine e sicurezza. E l’Italia non è un Paese razzista. Non è il mondo visto alla rovescia bensì quello reale, fuori dai salotti televisivi e dalle terrazze del centro”, ha dichiarato il giornalista, nato in Marocco, Khalid Chaouki in una recente intervista pubblicata dal quotidiano “Libero”. Le dichiarazioni di Chaouki, già esponente del Partito Democratico, fanno discutere, anche nel mondo islamico, e avranno una certa importanza perché cambiano totalmente il paradigma con cui guardare alla politica in rapporto alle migrazioni, al multiculturalismo, alla tolleranza religiosa e alle tradizioni identitarie. Khalid Chaouki è da più di un anno presidente della Grande Moschea di Roma, il più imponente centro culturale islamico d’Europa.

Il presidente della Moschea chiede un patto vincente con il Ministro dell’Interno Salvini, scrivendo: “Voglio invitarlo alla Grande Moschea di Roma per redigere un patto anti-integralismo che permetta di costruire un islam italiano. I musulmani non devono più prendere soldi dai Paesi stranieri con agende discutibili per praticare la loro fede e avere luoghi di culto. La comunità islamica è apolitica; anzi, su certi temi, come quello della famiglia, è molto più di destra che di sinistra. Ci sono immigrati che delinquono, ma molti di più sono integrati e lavorano, e questi chiedono ordine, sicurezza, leggi e pari opportunità”. Cosa pensano i rappresentanti della Grande Moschea di Roma in rapporto a quanto detto dall’ex esponente del PD? Reazioni che fanno discutere e che pongono il dibattito politico oltre il versante destra/sinistra che in tale ottica appare limitato e inopportuno. L’ex esponente democratico richiama visioni conservatrici, il ritorno alla famiglia naturale e alle tradizioni dei grandi monoteismi, trovando in tale percorso il riferimento politico in Salvini, nella sua lotta all’immigrazione selvaggia e la priorità della sicurezza nazionale. Con tale atto, la sinistra e i partiti pro-migranti cessano di avere credibilità e seguito per l’opinione pubblica. “Sono cresciuto in Italia e ho tre figli italiani. Ti assicuro che non c’è nessun allarme razzismo. Si tratta di episodi isolati.

Il razzismo in Italia è più percepito che reale, un po’ come l’allarme sicurezza”, continua il leader Chaouki, distruggendo in sol colpo tutto ciò che alcuni partiti a sinistra, o a chiacchiere europeisti, dichiarano di intravedere come emergenza scottante. Tuttavia c’è chi afferma il proprio dissenso da quanto elaborato da Chaouki. “Attenzione a politicizzare la religione e a schierarsi politicamente per compiacere i leader politici attuali” è la denuncia di molti autorevoli esponenti del mondo islamico in Italia, poiché non tutti condividono quanto espresso dall’ex esponente del Partito Democratico e le sue dichiarazioni ravvivano il dibattito interno alla comunità dei islamica in Italia. “Come italiano e musulmano, ritengo che le affermazioni del presidente del Centro islamico culturale di Roma, Khalid Chaouki, sulla delicata gestione della politica migratoria, sulla politica partitica della sinistra o della destra, inserite nell’ambito del dibattito sull’islam in Italia, sia un’invasione di campo fuorviante e clamorosamente inappropriata. Il ministro Salvini ha già il suo programma così come l’opposizione e tali dichiarazioni spostano l’attenzione dalla religione alla politica, creando una finta questione di musulmani di destra e musulmani di sinistra”, ha dichiarato, all’agenzia stampa “Dire”, Abdessamad El-Jaouzi, originario del Marocco, esperto in Comunicazione e media, analista e ricercatore indipendente.

Prosegue El-Jaouzi, “Sarebbe auspicabile che il portavoce del Centro islamico, così come in generale i rappresentanti della vasta comunità musulmana in Italia, rimanga ancorato nella sua dimensione naturale e valoriale di luogo di incontro, di dialogo, di apertura, di consolidamento dello spirito e della divulgazione della conoscenza e lavorare con estrema trasparenza senza scivolare nel dibattito politico dei partiti attuali. Risolvere i problemi e non alimentare inutili discussioni per fini politici ed elettorali”. Seguendo il dibattito, tra i principali problemi evidenziati, come sostenuto da numerosi analisi, ritroviamo l’irregolarità e la poca trasparenza intorno ai 650 centri islamici privi di statuto religioso, dove predicano nella stragrande maggioranza imam autoproclamati, che nessuno controlla e che in alcuni casi tengono rapporti con realtà non del tutto trasparenti, si rincorre l’importanza di un “albo degli imam”. Una proposta potrebbe venire dalla giurisprudenza e dalle riforme del Regno del Marocco.

Il Marocco è diventato un esempio da emulare in tema di riforma religiosa, grazie al suo successo nell’affermazione di un Islam autentico, profondo e aperto al dialogo. A mostrarlo è stata in primis la Dichiarazione di Marrakech del gennaio 2016, il frutto del lavoro di oltre 250 leader religiosi e studiosi musulmani che partendo dalla Carta di Medina, dichiara inconcepibile ogni discriminazione o aggressione di minoranze religiose presenti all’interno dei Paesi a maggioranza musulmana. Offrire una formazione “contestualizzata” per i leader religiosi, che siano “cittadini attivi” capaci di “favorire l’educazione alla cittadinanza e lavorare alla diffusione di solidarietà e comprensione reciproca. Necessitiamo di un patto a lungo termine per la coesione sociale, per la convivenza civile nel quadro del rispetto e della difesa degli alti valori della Costituzione italiana. Questo significherebbe, come effetto, sostenere la sicurezza nel nostro Paese e l’interesse nazionale”, conclude il ricercatore El-Jaouzi. Argomenti di attualità estremamente scottanti, ma importantissimi per comprendere a fondo i rapporti tra politica, fede e laicità nel prossimo, immediato, futuro.

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