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Paucicomplottista

Il ministero della Salute non aveva un piano anti pandemia il 7 febbraio. Vergogna!

Che cosa ha svelato Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) che sta gestendo l’emergenza Covid, sul piano pandemico (che l'Italia non aveva) contro il coronavirus. Tutti i dettagli

Domanda: “Esisteva un Piano pandemico generale al 7 febbraio, prima riunione del Cts?”.

Risposta: «No, e questa è stata la grande debolezza del ministero della Salute. Non esisteva una previsione di mascherine necessarie, posti letto da liberare. Soprattutto, non c’erano scorte. Il Paese partiva da zero e noi, da zero, dovevamo preparare in tutta fretta un Piano anti-Covid da utilizzare subito»

La domanda è stata posta oggi da un giornalista del quotidiano Repubblica ad Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) che sta gestendo l’emergenza Covid.

La risposta di uno dei massimi esponenti del Cts pone un punto definitivo su una vicenda che ha visto la trasmissione Rai Report protagonista di approfondimenti proprio su questo tema: l’Italia non aveva, quando è divampato il Sars-Cov-2 e dunque la pandemia, un piano pandemico per fronteggiare il coronavirus.

Miozzo ha svelato anche altro.

Ha chiesto Repubblica: perché per settimane avete insistito nell’indicare i tamponi solo per chi aveva sintomi?

Ha risposto il coordinatore del Cts: «Mancavano i reagenti, una di quelle cose che un Piano pandemico avrebbe dovuto prevedere. Limitare i tamponi era una scelta obbligata».

Non c’erano neppure le mascherine: «Niente. Una Ffp2, una chirurgica. Da piangere. A metà marzo ho inventato le mascherine di comunità. Volevo preservare i dispositivi professionali per medici e infermieri e ho iniziato a dire: mettiamoci una fascia, una sciarpa, un foulard», ha aggiunto Miozzo.

Infine, questione Alzano e Nembro: “Capisco Conte. Chiudere quell’area significava fermare un polmone economico del Paese. Forse avremmo salvato qualche vita, ma è facile sentenziare col senno di poi”.

Ora vediamo di seguito di dare alcuni elementi principali del piano pandemico che il ministero della Salute non aveva aggiornato e il ruolo di Ranieri Guerra.

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RICOSTRUZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO, ESTRATTO DI UN ARTICOLO

L’Italia, come rivelato a marzo dal Fatto, aveva un Piano pandemico. È un documento che viene compilato dai Paesi aderenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità fin dall’epidemia di influenza aviaria del 2003 e riporta le azioni e le contromisure da mettere in atto in caso di eventi epidemici su larga scala. “Esso – si legge sul sito del ministero della Salute – rappresenta il riferimento nazionale in base al quale saranno messi a punto i Piani operativi regionali” e l’Oms “ha raccomandato “a tutti gli Stati “di aggiornarlo costantemente seguendo linee guida concordate”. Al di qua delle Alpi il compito spetta al Dipartimento Prevenzione del ministero. Tra il 2014 e il 2017, ha raccontato Report nella puntata di ieri, a guidarlo c’era Ranieri Guerra, oggi direttore aggiunto dell’Oms e a inizio marzo inviato a Roma per volere del direttore generale Tedros Adhamon Ghebreyesus in supporto al governo contro l’emergenza Covid-19. Sotto la sua direzione i Piani non sono stati aggiornati né le autorità sanitarie hanno pensato di fare stock di mascherine e altri Dpi per fronteggiare l’epidemia.

Interpellato sull’argomento, racconta il programma di Sigfrido Ranucci, Guerra preferisce non rispondere. Non lo fa neanche quando Serena Bortone durante la puntata di Agorà del 31 marzo gli fa notare che “il piano pandemico italiano non è stato aggiornato dal 2010”. “Non è così – si schermisce il professore – ci sono dei livelli di confidenzialità che devono essere rispettati”. Raggiunto poi dal cronista di Report Giulio Valesini, l’esponente dell’Oms scarica tutto su chi è venuto dopo di lui: “Non so nulla di quello che il governo italiano ha fatto negli ultimi tre anni”. Ma lo sapeva o no che l’Italia non aveva stoccato mascherine e non era pronta rispetto ai piani pandemici? “Non lo so, io non sono parte del governo”. Non lo è, ma il Piano pandemico è fermo dal 2010 e tra il 2014 e il 2017 a guidare il Dipartimento di Lungotevere Ripa che avrebbe dovuto aggiornarlo sedeva proprio lui, l’uomo inviato a Roma dal direttore generale Ghebreyesus.

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TRATTO DAL SITO DELLA RAI: una ricostruzione del lavoro di Report sul piano pandemico dell’Italia con la versione di Guerra

COPIA E INCOLLA
di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella

GIULIO VALESINI FUORI CAMPO

Ranieri Guerra il 31 marzo, il giorno dopo la nostra puntata dove aveva già declinato l’invito, partecipa alla trasmissione Agorà e messo alle strette dalla collega Serena Bortone risponde così.

  • DA AGORÀ DEL 31/03/2020

SERENA BORTONE
Report ieri dice che il piano pandemico italiano non è stato aggiornato dal 2010, lei professor Guerra era fino al 2017 direttore generale per la salute preventiva del ministero della Salute, quindi in qualche modo era anche responsabile di questo piano pandemico, è vero che non lo avete aggiornato dal 2010?

RANIERI GUERRA – DIRETTORE AGGIUNTO ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ

Non è così, Report può dire quello che vuole ma sa, ci sono anche dei livelli di confidenzialità che devono essere rispettati.

GIULIO VALESINI FUORI CAMPO

Ranieri Guerra non risponde in merito alle sue responsabilità sulla mancata applicazione del piano pandemico, alza una cortina fumogena ed evoca piani segreti che nulla hanno a che fare con quelli anti-pandemici.

DA AGORÀ DEL 31/03/2020

SERENA BORTONE
Mi scusi traduco, confidenzialità vuol dire che c’era un piano non pubblico che però voi avevate?

RANIERI GUERRA – DIRETTORE AGGIUNTO ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ

Ci sono delle linee d’azione che vengono attivate nel momento in cui esplode un’epidemia di questo tipo.

SERENA BORTONE

Che non sono pubblicate, ma che voi avete comunque.

RANIERI GUERRA – DIRETTORE AGGIUNTO ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ

Sono parzialmente pubblicate, sono pubblicate per quello che riguarda l’attivazione delle amministrazioni periferiche.

GIULIO VALESINI FUORI CAMPO

Ranieri Guerra l’avevamo cercato perché era stato lui tra il 2014 e il 2017 il Direttore generale per la prevenzione del Ministero della salute. Era lui che avrebbe dovuto seguire l’aggiornamento del piano pandemico nazionale. Responsabilità condivisa con il suo successore Claudio D’Amario, ma anche lui ha preferito non parlare con noi. Come direttore del CCM, Ranieri Guerra avrebbe dovuto coordinare anche le regioni perché facessero proprio il piano contro le pandemie e fare le scorte di mascherine per proteggere medici, infermieri e i più fragili.

GIULIO VALESINI
Volevo sapere soltanto se Report meritava dieci minuti della sua attenzione per rispetto anche dei nostri telespettatori, insomma ecco, tutto qui.

RANIERI GUERRA – DIRETTORE AGGIUNTO ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ

Voi state insistendo in una maniera veramente straziante.

GIULIO VALESINI

La domanda è molto semplice: lei lo sapeva o no che l’Italia non aveva stoccato mascherine e non era pronta rispetto ai piani pandemici?

RANIERI GUERRA – DIRETTORE AGGIUNTO ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ

Non lo so, non ne ho la più pallida idea perché io non sono parte del Governo italiano.

GIULIO VALESINI

Lei in tre anni cosa ha fatto rispetto agli aggiornamenti dei piani pandemici? Noi abbiamo consultato tutte le regioni italiane, ci sono piani pandemici addirittura del 2006, del 2007. Il nostro ultimo piano pandemico valido è del 2010. Lei è stato per tre anni dirigente di questo Ministero, lei dice “Mi fa domande che non c’entrano niente”. Secondo me lei lo doveva sapere.

RANIERI GUERRA – DIRETTORE AGGIUNTO ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ

La prego, la prego di chiedere al Governo italiano le cose che riguardano il Governo italiano, perché le chiede a me, io sono di un’altra amministrazione.

GIULIO VALESINI

Lei che è stato per anni un alto dirigente del nostro Ministero, perché a gennaio, al Governo non ha detto “Acquistate mascherine, riconvertite la produzione, siamo messi male”? Lei lo sapeva.

RANIERI GUERRA – DIRETTORE AGGIUNTO ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ

No, io non lo sapevo; lei sta scherzando? Io appartengo a un’altra amministrazione da tre anni.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO

L’ex direttore della prevenzione del nostro Ministero della Salute, almeno fino al 2017 oggi direttore aggiunto presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, con noi no ha voluto parlare in trasmissione ha preferito lasciare un commento sulla nostra pagina Facebook. Questo proprio la sera della messa in onda, ci ha accusato di essere stati scorretti, di aver detto anche delle sciocchezze, di aver omesso che lui aveva lasciato un piano per le pandemie aggiornato al 15 dicembre del 2016 e ha anche linkato il documento sul sito del Ministero della Salute. Ecco insomma noi abbiamo verificato, siamo andati a vedere cosa c’era in quel link e dobbiamo ammettere che ci siamo sbagliati, insomma ci siamo sbagliati ma per un eccesso di ottimismo, il piano non era neppure del 2010. I nostri Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella.

GIULIO VALESINI

La pagina che Ranieri Guerra ci ha indicato in una diffida e che ha postato su Facebook a commento della nostra inchiesta, l’abbiamo fatta analizzare da Claudio Agosti: uno sviluppatore di software e ricercatore affiliato all’Università di Amsterdam. La sua specialità è il tracciamento dei dati sul web e la sicurezza informatica

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Grazie a uno strumento che si chiama la “Wayback machine” …

GIULIO VALESINI

…una sorta di macchina del tempo di internet.

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Esattamente. Questo qui è il sito che utilizziamo per consultare la pagina che ci ha indicato Ranieri Guerra e guarderemo da quanto tempo questa pagina era presente. Grazie a un meccanismo di analisi che si chiama “analisi dei metadati”, noi possiamo vedere quando questo pdf è stato generato.

GIULIO VALESINI

Una sorta di carta di identità del documento.

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Sì, sì… E scopriamo che il file risale al 2006, e che anche nelle versioni precedenti del ministero della Salute c’era sempre un link che riportava allo stesso file. E, andando indietro nel tempo, scopriamo che questa è la prima…

GIULIO VALESINI

…la prima volta che è comparso, diciamo.

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Sì, esatto, la prima volta che il sistema automatico di archivio lo ha osservato era nel 2006. E il file è sempre lo stesso. Ecco qui, qui abbiamo fatto uno storico delle copie di questo piano: 2011, 2015, 2017,
2020. Eppure, il computo crittografico, si chiama “checksum”, mostra che è lo stesso file fino all’ultimo bit. Non è mai cambiato.

GIULIO VALESINI

Anche il piano pandemico, quello ufficiale del 2010, è sempre lo stesso del 2006, quindi?

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

È identico dal 2006 fino ad adesso.

GIULIO VALESINI

Cioè sono 14 anni che facciamo un copia-incolla.

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Quello che cambia è solamente la pagina che lo linka. Però il file linkato è sempre lo stesso.

GIULIO VALESINI

Ma è vero che ci sono addirittura dei riferimenti temporali scritti nel file?

GIULIO VALESINI

E c’è scritto che il primo stock di farmaci, pari a 170mila cicli di antivirali “già costituito presso il ministero della Salute”, questo “stock sarà completato entro il 2006”. Siamo nel 2020, quindi…

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Sì. Questo è un esempio del fatto che il piano pandemico non venisse mai aggiornato e parla ancora di un’epoca ormai passata.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

Abbiamo un piano pandemico che indubbiamente è, direi, “vintage”, per dire una parola delicata.

GIULIO VALESINI

Quindi noi, sostanzialmente, abbiamo preso un po’ in giro anche le comunità internazionali. L’ECDC, sul suo sito, dice che l’Italia ha aggiornato un piano pandemico nel 2010. Non è vero, ministro.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

Se fossi stato io qui nel 2006, 2009, 2014, ecco io non lo avrei fatto. Oggi abbiamo più di 30mila morti, è il momento di non poter buttar più la polvere sotto il tappeto.

GIULIO VALESINI FUORI CAMPO

Invece qualcuno all’interno del ministero ha continuato a nasconderla, la polvere sotto il tappeto. Al viceministro Sileri è stata data una bozza fresca fresca del nuovo piano pandemico, ma l’ho consegnata solo il giorno dopo la nostra prima intervista.

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Analizzando questo file pdf vedi che è stato modificato e creato il 5, cioè il 6 maggio del 2020.

CLAUDIO VALESINI

Quindi è recentissimo, dopo lo scoppio della pandemia di fatto…

CLAUDIO AGOSTI – RICERCATORE UNIVERSITÀ DI AMSTERDAM

Sì. Certo certo, è questo lancio.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

Questa è l’unica versione che è una bozza…

GIULIO VALESINI

Questa è l’unica che differisce dal 2006.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

È una bozza.

GIULIO VALESINI

È una bozza, appunto.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

Io ho chiesto tutto ciò che vi è sul piano pandemico non dico dal primo giorno che abbiamo scoperto il Covid ma, insomma, da qualche giorno dopo…

GIULIO VALESINI

Quindi, diciamo, in due mesi le hanno dato questa bozza.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

Sarà da febbraio, marzo… diciamo da marzo, ecco.

GIULIO VALESINI

Ecco, però il fatto che lei, che è il viceministro, abbia chiesto tutta la documentazione sul piano pandemico a marzo…

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE
Guardi, gliene dico una per tutte: lei sa quando ho appreso io dei due pazienti cinesi che erano positivi?

GIULIO VALESINI

Beh… immagino subito.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

No. Dalla televisione, come gran parte dei cittadini italiani. E, anzi, l’ha visto mia moglie e mi disse: “Ma, che fai? Ci sono due cinesi a Roma, positivi, e tu torni a casa e non mi dici nulla?”. Io ho detto: “Guarda che non ne sapevo nulla, l’ho saputo adesso con te”.

GIULIO VALESINI FUORI CAMPO

Il piano che al ministero per anni hanno fatto finta di aggiornare prevedeva concrete misure di prevenzione in difesa dei medici in prima linea contro il virus. Tra le tante, lo stoccaggio di dispositivi di protezione individuale, di kit diagnostici e la formazione del personale medico. Tutte cose da fare prima dello scoppio di una pandemia. In Italia sono morti sul campo circa 100 tra medici e infermieri per Covid-19. A Bergamo, hanno pagato un conto molto salato per l’impreparazione e la mancata attuazione del piano pandemico.

GIULIO VALESINI

Da medico, oltre che da cittadino, che effetto le fa sapere che noi abbiamo un piano pandemico vecchio…che cosa le fa venire in mente?

GUIDO MARINONI – PRESIDENTE ORDINE DEI MEDICI DI BERGAMO

Mi fa pensare che colpa ce l’abbiamo un po’ tutti, un paese ha la classe politica che si merita e che si esprime. Penso che quello che è successo ci debba veramente fa cambiare il modo di ragionare e impostare i problemi.

PIERPAOLO SILERI – VICEMINISTRO DELLA SALUTE

Io penso che se io sbaglio in ospedale il paziente non mi perdona. Chi ha sbagliato qui, a mio avviso, se è riconosciuto l’errore, deve dimettersi.

SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO

Più di qualcuno si dovrebbe dimettere. Quel piano non era stato aggiornato neppure al 2010 ma era un maldestro copia incolla di quello del 2006. Maldestro perché poi hanno lasciato anche le date. Chi è quel funzionario, quei funzionari che si sono operati in questo copia incolla mostrando superficialità nei confronti della tutela della salute degli italiani, superficialità nel tutelare la salute dei medici, degli operatori sanitari, degli infermieri, dei più fragili, delle forze dell’ordine. Ecco ed è mai possibile che abbiano mostrato così poco rispetto per l’istituzione che rappresentano, importantissima nel nostro paese che è il Ministero della Salute. Ed è possibile che quell’istituzione non abbia controllato, perché quel piano copia incolla è finito anche sui tavoli degli organismi internazionali. Su una vicenda come questa un Ministero della Salute può perdere la faccia così come la fa perdere al paese che rappresenta. Ecco noi crediamo che sia venuto il momento che il ministro Roberto Speranza su questa vicenda faccia sentire la sua voce chiara e forte.

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