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Migranti: tutta colpa di Francia e Germania? Il caso Tunisia

Emergenza sbarchi a Lampedusa: il ruolo della Tunisia, la posizione di Francia e Germania, i pareri filo-governativi. Commenti e approfondimenti

 

Sull’accoglienza dei migranti l’Unione europea ha chiuso le porte in faccia all’Italia. È questo, in sostanza, il messaggio che una parte della maggioranza sta provando a far passare sulla nuova emergenza migratoria che sta interessando il nostro paese, in generale, e che si sta abbattendo su Lampedusa. L’isola siciliana lo scorso mercoledì, dopo lo sbarco di 6mila migranti, ha dichiarato lo stato di emergenza. Ma quali sono le reali responsabilità europee e quali quelle italiane?

COSA DICE L’ACCORDO DI DUBLINO SULL’ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI

La questione parte da lontano. L’accordo di Dublino del 1997 stabilisce che debbano essere i paesi di prima accoglienza dei migranti a occuparsi dell’esame delle richieste di protezione internazionale e della loro accoglienza per tutta la durata dell’iter istruttorio.

L’ACCORDO (DISATTESO) SUL MECCANISMO VOLONTARIO DI SOLIDARIETà

Nel giugno 2022 diciotto stati membri dell’Ue e tre stati terzi hanno siglato il “Meccanismo volontario di solidarietà”: non un’intesa vincolante ma un impegno politico, che prevedeva il ricollocamento dall’Italia di 8.000 persone tra l’estate del 2022 e quella del 2023 (alla Francia 3500 e alla Germania 3000). A distanza di un anno l’intesa è fallita, la Germania ne ha accolti solo 1.042 e la Francia ha interrotto la collaborazione dopo la vicenda della Ocean Viking.

NESSUN CONTROLLO DEI MOVIMENTI SECONDARI DEI MIGRANTI

La giurista Vitalba Azzollini sul quotidiano Domani scrive che una delle ragioni dello stop deciso dalla Germania all’accoglienza è da rintracciare nel fatto che l’Italia non farebbe la sua parte nel controllare i movimenti secondari, cioè gli spostamenti autonomi dei migranti verso altri paesi. “È quanto lamentano Germania e Francia: l’Italia non solo non pone in essere controlli idonei a evitare tali movimenti, nel rispetto del regolamento di Dublino, ma dal dicembre 2022 per «motivi tecnici» non riprende più indietro i dublinanti, come sarebbe tenuta a fare – scrive la giurista -. E così i due paesi, che si trovano a dover accogliere i migranti che sarebbero invece a carico dell’Italia, hanno smesso di accoglierne altri in via volontaria, come era previsto dall’accordo del 2022”.

LE FALLE NELLA REGISTRAZIONE DEI MIGRANTI

E anche in questi giorni si stanno registrando falle nella registrazione dei migranti che sono sbarcati a Lampedusa. Il “metodo”, come scrive il quotidiano Repubblica, sperimentato già nel 2011 in occasione della Primavera araba, prevede che i migranti non debbano lasciare le impronte digitali ma solo indossare un braccialetto al polso. In tal modo sarebbero agevolati nei movimenti secondari e nell’aggirare il regolamento di Dublino.

IL NUOVO ACCORDO FALLITO DELLO SCORSO GIUGNO

I paesi Ue provano a trovare un altro accordo lo scorso giugno circa la riforma della gestione dell’asilo e dell’immigrazione. Anche la nuova intesa conferma il principio previsto dal regolamento di Dublino per il quale è il paese di primo ingresso a essere gravato dal peso dell’accoglienza dei migranti e a dover valutare le domande d’asilo. “È vero che è stata prevista una soglia minima di migranti da ridistribuire ogni anno pari a 30 mila presenze – numero che potrà essere rivisto in base ai flussi – e che la Commissione assegnerà una quota di migranti a carico di ciascun paese, sulla base del Pil e della popolazione – scriveva a giugno la giurista Azzollini su Domani -. Ma se un paese non vorrà procedere all’accoglienza potrà pagare una sorta di compensazione finanziaria, pari a 20 mila euro per ogni migrante non accettato. Dunque, l’accordo raggiunto non sancisce un meccanismo cogente per i ricollocamenti: c’è una “solidarietà obbligatoria”, ma al contempo flessibile”. Ma non solo, rispetto all’accordo di Dublino viene raddoppiato “il periodo di responsabilità del paese di primo ingresso, esteso a due anni, contro i 12 mesi stabiliti dalle regole di Dublino”.

MIGRANTI: IL MANCATO RISPETTO DEL MEMORANDUM CON LA TUNISIA

Un altro tema è quello del memorandum con la Tunisia, siglato due mesi fa e in virtù del quale l’UE si impegna a effettuare una serie di stanziamenti a favore del Paese nordafricano sulla sicurezza delle frontiere (100 milioni di euro), ma anche investimenti su energia, commercio e possibilità di lavoro per i giovani tunisini in Europa per 500 milioni.  A giugno era stato deciso di versare 150 milioni di euro a favore del bilancio di Tunisi, prossimo al default. “Tunisi non ha ancora visto un soldo. Il tutto per l’entusiasmo degli eurodeputati «dem» che a Bruxelles fanno a gara nel definire una violazione dei diritti umani il tentativo di arginare le partenze da Sfax e dintorni – scrive Gian Micalessin sul Giornale -. La mobilitazione non è casuale. Senza quei fondi, spiegano a «Il Giornale» fonti di Palazzo Chigi, Tunisi «non è in condizione di pagare gli stipendi della Guardia Nazionale e delle altre forze di sicurezza chiamate a far rispettare gli accordi stipulati con l’Italia». La latitanza di Bruxelles e l’attivismo delle sinistre è resa più sospetta dall’aggressività di Parigi, che annuncia nuovi blocchi terresti a Mentone, e dalla duplicità della Germania pronta a rimangiarsi, invece, gli accordi sulla redistribuzione”.

LA TUNISIA BLOCCA I PARLAMENTARI EUROPEI

Quel memorandum è finito sotto la lente dei parlamentari europei. In tutta risposta Tunisi ha bloccato una delegazione di eurodeputati della commissione Affari esteri (guidata dagli onorevoli Michael Gahler, Dietmar Koster, Salima Jenbou, Mounir Satouri, Emmanuel Maurel, afferenti ai gruppi di Ppe, S&d, Renew, Verdi, Sinistra) che aveva come obiettivo quello di «comprendere la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo nazionale inclusivo, e valutare il Memorandum d’intesa firmato dall’Ue e dalla Tunisia».

SIAMO DAVANTI A UN “RICATTO” DELLA TUNISIA?

E proprio il mancato rispetto del Memorandum sarebbe dietro l’arrivo massiccio di migranti sulle coste italiane. Una sorta di “ricatto” del presidente Kais Saied (nella foto con Giorgia Meloni nel recente incontro a Roma) che avrebbe chiesto alla guardia costiera di non vigilare più sulle partenze finché non arriveranno i finanziamenti annunciati. A insospettire il governo sono i dati del Viminale sui profughi partiti dalla Tunisia e approdati in Italia nel 2023: al 14 settembre scorso erano stati oltre 85 mila rispetto ai 18.590 del 2022, con un aumento del 360%. Gli arrivi a giugno si erano dimezzata per poi diminuire ancora a luglio e agosto, dopo la firma del memorandum d’Intesa fra Tunisi e Ue. “Giorgia Meloni ha parlato esplicitamente di «ricatto» con i suoi fedelissimi. Per il governo il problema è enorme, anche perché la premier aveva fatto grande affidamento su quell’accordo che ora il Parlamento Ue chiede di rimettere in discussione – scrive Marco Bresolin del quotidiano Stampa -. Il concetto di «ricatto» è stato condiviso anche durante una telefonata con Ursula von der Leyen, arrivata dopo un’escalation di tensioni tra il governo e Bruxelles, soprattutto sul fronte economico”.

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