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Post Merkel. Vi racconto cosa pensa di Merz il mondo economico tedesco

L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

La politica è un virus che ti resta dentro. Quando ne sei stato colpito, non importa quanto tempo ne sei stato lontano. Alla prima occasione buona il virus è pronto a riesplodere, riattizza la vecchia passione, fa apparire lontano e banale qualsiasi impegno tu abbia svolto nel frattempo. È il richiamo della foresta più irrefrenabile che ci sia.

Dieci anni sono trascorsi da quando Friedrich Merz appese al chiodo le scarpe della sua carriera parlamentare. Quindici da quando abbandonò la ridotta di vice-capogruppo della Cdu al Bundestag e quasi diciassette da quando Angela Merkel, già capo del partito, gli strappò il drappo di capogruppo per assumere il ruolo di leader dell’opposizione durante il secondo mandato di Gerhard Schröder.

Una vita lontano dal primo palcoscenico della politica, poi una lenta discesa nelle stanze più buie, spintonato dall’ex ragazza di Kohl la cui ascesa sarebbe stata irrefrenabile. La rivalità fra i due è diventata leggendaria, di loro resta una vecchia foto festante con lo spumante in mano al momento dell’elezione di Merkel alla presidenza della Cdu: era il congresso di Essen, nell’aprile 2000. Ma a lungo era stato proprio Merz, allora 45enne, a essere considerato l’uomo giusto per il dopo Kohl.

Dopo l’addio al Bundestag, per Merz ci fu il ritorno agli affari di avvocato: un decennio vissuto fra imprese e finanza, con la tessitura di una rete di relazioni internazionali, la presidenza dell’Atlantik-Brücke, un’organizzazione privata fondata nel 1952 con l’obiettivo di rafforzare collaborazioni finanziarie, economiche e politico-militari fra la Germania e gli Stati Uniti, la membership della Trilaterale, quindi dal 2016 la guida della succursale tedesca della più grande società di investimento del mondo, l’americana BlackRock. Una seconda vita da avvocato, manager, lobbista. E naturalmente non gli bastava.

Da martedì scorso la candidatura di Friedrich Merz per la successione di Angela Merkel alla guida del partito è ufficiale e, con essa, il suo ritorno alla politica attiva. “Nell’Unione abbiamo bisogno di un nuovo inizio e di un rinnovamento con una miscela di leader forti esperti e giovani”, è stato il suo primo messaggio, diretto all’interno del partito. E prima di tutti a quel Jeans Spahn, 38enne ministro della Salute, astro nascente della componente liberal-conservatrice del partito e da tempo considerato un possibile successore della cancelliera. Anche Spahn ha lanciato la sua candidatura e i due rischiano di pestarsi i piedi: fanno riferimento allo stesso schieramento dentro la Cdu e appartengono alla stessa federazione regionale, quella del Nord Reno-Vestfalia, affollata di potenziali candidati.

Nel frattempo l’annuncio del rientro in politica di Merz ha già terremotato le gerarchie faticosamente formatesi all’ombra della cancelliera, ha galvanizzato la cosiddetta corrente “economica” del partito, che più di tutte ha sofferto il moderatismo della stagione merkeliana e ha letteralmente infervorato il mondo imprenditoriale esterno alla Cdu ma fondamentale per cementarne il consenso. Un esempio? “Friedrich Merz è un moderno conservatore che molti nel mondo economico vogliono vedere in un ruolo politico di primo piano. Merz è un predestinato”. È l’opinione di Martin Herrenknecht raccolta dall’Handeslblatt, un tipo deciso e irruente come le talpe meccaniche che produce per costruire i tunnel. Ma era tempo che da questo ambiente non giungevano parole di stima per un politico. “Eccellente politico e straordinario economista con grande esperienza” lo definisce dal canto suo Ulrich Dietz, fondatore e presidente del CdA della società di servizi informatici GFT: “Che ora voglia tornare ad assumersi responsabilità politiche è un vantaggio per la Germania ed è opportuno per la Cdu”.

L’Handelsblatt ha dedicato alla discesa in campo di Merz l’apertura dell’edizione del mercoledì. Ha fatto confezionare all’istituto YouGov un sondaggio volante secondo il quale il 21% dei tedeschi lo vedrebbe bene alla guida della Cdu. Naturalmente è il punteggio più altro rispetto ai concorrenti reali e potenziali: il 18% preferirebbe Annegret Kramp-Karrenbauer, appena il 6% Jens Spahn e il governatore del Nord Reno-Vestfalia Armin Lachet, che però non è al momento candidato. “È l’istantanea di un momento”, commenta il quotidiano economico, “ma segnala che l’ex capogruppo passato nel frattempo al mondo degli affari, ha buone chance contro i politici attualmente in attività”. Forse, in tempi di malessere verso l’establishment politico e i partiti tradizionali, Merz ha addirittura più carte da giocare.

Se fosse per il mondo economico, la partita sarebbe già chiusa. Da tempo i principali rappresentanti dell’industria lamentavano l’inattività e la mancanza di visione da parte del governo e di Merkel in particolare. Si aveva l’impressione che se avessero avuto a disposizione tra le fila dei cristiano-democratici un’alternativa credibile, l’avrebbero appoggiata. Oggi si ha quasi la certezza che l’abbiano trovata proprio in Friedrich Merz. Molti ricordano con rimpianto il suo tentativo fallito di semplificazione fiscale, nel 2003: una riforma in tre tappe che avrebbe reso la dichiarazione dei redditi tanto snella da rientrare nello spazio di un sottobicchiere di birra. “È apprezzato nel mondo economico e tedesco come esperto fiscale e come ex politico”, spiega Mark Benzer, socio amministratore dell’azienda tessile Olymp.

Sostegno arriva anche dai piccoli imprenditori, altra categoria un tempo zoccolo duro, oggi in fuga dalla Cdu: “Sarebbe una buona scelta per le piccole e medie imprese tedesche, in particolare per quelle familiari”, sostiene Nikolaus Stihl, presidente dell’omonima azienda fondata da suo nonno nel 1926, leader mondiale delle motoseghe, “proprio le imprese piccole e medie sono state trattate come una Cenerentola dalla Grosse Koalition”. Una lode che involontariamente scopre anche uno dei punti deboli del politico-manager, i conflitti di interesse: Merz è infatti nel comitato consultivo della Stihl Holding.

A decidere la corsa alla successione di Merkel nel congresso di inizio dicembre ad Amburgo non saranno comunque gli esponenti del mondo economico-finanziario, ma i 1001 delegati del partito. E le scelte decisive verranno compiute nelle federazioni regionali. Probabile che i merkeliani convergeranno compatti sulla figura di Annegret Kramp-Karrenbauer, che la cancelliera ha voluto nel ruolo di segretaria generale, quello dal quale lei stessa prese la spinta per bruciare gli eredi di Kohl nel 2000. La chiave per la corrente liberal-conservativa sarà invece il Nord Reno-Vestfalia, la federazione più numerosa in seno alla Cdu. A essa appartengono sia Friedrich Merz che Jeans Spahn.

Alla guida c’è Armin Laschet, il governatore del Land, fedele di Merkel che vorrebbe presentarsi al congresso con una sola candidatura locale. Lui stesso non ha ancora deciso se gettarsi nella mischia e comunque il suo cuore non batte per l’ala conservatrice. Non sarà facile trovare la quadratura del cerchio.

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