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elezioni

Meloni spiazza Schlein su Gaza e Hamas

La sfida americana della Meloni al realismo sul riconoscimento della Palestina manda in fibrillazione il Pd. I Graffi di Damato

Da New York in missione alle Nazioni Unite -si fa per dire, naturalmente- la premier Giorgia Meloni ha mandato un annuncio alle opposizioni italiane prima ancora di prendere la parola in assemblea, visto che l’ordine assegnatole negli interventi l’avrebbe messa fuori orario nelle redazioni dei giornali d’oltre Oceano.

L’annuncio è quello di una mozione parlamentare che la maggioranza presenterà, al suo ritorno a Roma, a favore del tanto reclamato riconoscimento della Palestina a due condizioni però. Che altri Stati in Europa, soci dell’Unione Europea e/o dell’Alleanza Atlantica, non hanno ritenuto più necessarie, ma non per questo hanno perso la loro ragionevolezza, a dir poco. La prima è la restituzione di tutti gli ostaggi, vivi o morti, che i terroristi di Hamas detengono ancora nelle viscere di Gaza dopo il pogrom del 7 ottobre di due anni fa. La seconda condizione è il ritiro degli stessi terroristi da una terra che hanno così mal governato, al posto dell’Associazione Nazionale Palestinese, da averla ridotta com’è, con le reazioni di Israele che dovevano pur prevedere due anni fa a quel pogrom, cioè a quella mattanza.

In Italia la segretaria del Pd Elly Schlein, che vorrebbe esserne l’antagonista se riuscisse a contenere il concorrente Giuseppe Conte delle 5 Stelle, ha risposto liquidando a mezzo stampa la mozione annunciata dalla Meloni come un “gioco di prestigio”. Al quale si deve presumere che il Partito Democratico, non certo da solo sul fronte dell’improbabile alternativa di governo, voterà contro. E quindi a favore, praticamente e logicamente, dei terroristi e delle loro nefandezze. Giochi di prestigio per giochi di prestigio, anche la Meloni mi sembra che abbia il diritto di liquidare così le dissociazioni verbali della sinistra, in Italia, da ciò che hanno fatto e continuano a fare i terroristi a Gaza, anche fra le macerie ormai dei quella terra sfortunata.

Se la Schlein, e compagni, reduci peraltro da una riunione di direzione convocata alla vigilia delle elezioni regionali nelle Marche per sterilizzarla mettendo la museruola, o quasi, ai dissidenti pur cresciuti di numero negli ultimi nove mesi, hanno buttato la palla fuori dal campo gridando appunto ai giochi di prestigio, dalla maggioranza i leghisti hanno tenuto a precisare che la disponibilità annunciata dalla Meloni al riconoscimento della Palestina non va fraintesa. Non è stata e non è -ha detto in particolare il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari- una “concessione” alle piazze di lunedì e ai loro devastatori. Una precisazione, direi, superflua in condizioni normali, che non sono naturalmente quelle attuali, né in Italia né altrove.

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