Tempo di miracoli per i giornali. Che fantasticano di governi tecnici tra retroscena e interpretazioni di qualche evento all’interno di un partito di opposizione, come ha fatto di recente La Stampa, e si compiacciono di essere presi sul serio, o quasi, dalla premier Giorgia Meloni irridendo al “complotto” da lei avvertito o denunciato. Di questo compiacimento è intriso l’editoriale dedicato oggi dal direttore di quel quotidiano, Massimo Giannini col titolo enfatico “La minaccia dei tecnici e l’autunno del rating”. Un autunno già minacciato caldo dalle opposizioni e dalla Cgil pensando alle piazze e che gli speculatori, sempre all’erta nei mercati finanziari, vorrebbero rovente.
Derisa più o meno dai giornaloni che le hanno teso la trappola fantasticando – ripeto – su un nuovo governo tecnico dietro l’angolo, Marco Travaglio a sorpresa ha preso le difese della premier sul Fatto Quotidiano concludendo così il suo commento di giornata: “Anche il governo Meloni è pessimo”, come gli altri che l’hanno preceduto, fatta eccezione per il solito, presunto cavouriano Conte 2, “ma un anno fa ha avuto dagli elettori votanti la maggioranza in Parlamento. Se crolla, sono gli elettori che devono fare mea culpa e decidere chi mettere al posto. Il peggior governo politico è sempre meno peggio del miglior governo tecnico”.
A dimostrazione della cattiva qualità del governo il direttore del Fatto nel fotomontaggio di copertina ha travestito da magistrati il guardasigilli Carlo Nordio, il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, da sinistra a destra, titolando che “scrivono le leggi coi piedi e danno la colpa ai giudici” che, anziché applicarle, le disattendono. Infatti i giudici di Catania hanno liberato 3 migranti tunisini dal campo di raccolta da dove avrebbero rischiato l’estradizione senza pagare una cauzione. “Scafisti in toga”, ha titolato Mario Sechi su Libero vedendo nella sentenza una “sfida dei giudici al governo”. “I magistrati ci riprovano”, ha titolato Alessandro Sallusti sul Giornale.
L’Unità, una volta tanto in sintonia col Fatto Quotidiano, si è compiaciuta dei “decreti spazza-profughi illegali” finiti sotto la ghigliottina giudiziaria, pur con l’annuncio del governo di fare ricorso. Il direttore Piero Sansonetti si è travestito da ingenuo, sorpreso e altro ancora scrivendo: “Ma vedi un po’ se tocca proprio a noi – cioè all’unico giornale totalmente garantista che ci sia in circolazione – difendere i magistrati! Però alle volte le cose sono troppo evidenti per chiudere gli occhi”. E ha condiviso, in particolare, la valutazione della norma disattesa dai giudici come contrastante con l’articolo 10 della Costituzione.
Eppure, caro Piero, l’organo preposto a giudicare della legittimità di una norma è la Corte Costituzionale, alla quale i giudici di Catania avrebbero potuto rimettere la questione senza sostituirsi ai loro “superiori”, chiamiamoli così, ed agire e comportarsi come un’opposizione politica.