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Trenta

La Marina militare e le nuove frontiere delle relazioni internazionali

L’articolo del CF, Emiliano Magnalardo, Stato Maggiore Marina Militare (Capo Sezione Strategia Marittima ed Industriale, Ufficio Politica Marittima e Relazioni Internazionali, Dipartimento Sviluppo dello Strumento Marittimo).

La caoticità fisica del mare sembra riverberata anche sulla terraferma. Assistiamo infatti alla frammentazione mondiale in un sistema “multipolare”, caratterizzato dall’irregolare riacuirsi di “frizioni di faglia” tra comunità diverse: per credo religioso, convinzioni politiche, sistemi economici, cambiamenti climatici, retaggi culturali, etnie o appartenenza clanica.

Interrelazione tra aspetti politico-istituzionali, socio-culturali ed economico-finanziari, su cui gravano trasversalmente cause e effetti di una diffusa instabilità che interessa numerose aree del mondo, in misura più o meno marcata o turbolenta e con diversi focolai di tensioni o crisi su cui però, con sempre maggiore autorevolezza, si stanno riaffacciando potenze statuali: un nuovo trend impossibile da trascurare e con cui, con ogni probabilità, dovremo confrontarci per diversi anni a venire in uno scenario sempre più caratterizzato dal confronto tra potenze statuali.

Rileggendo il concetto di “parametratura geografica” a noi familiare, nel campo delle relazioni tematiche tra cause ed effetti, tra sintomi e patologie, tra dinamiche locali e nessi regionali e trans-regionali, nel dominio marittimo sono evidenti seppur “ibride” nella propria natura, quelle minacce che spesso invece risultano sfumate, sfuggevoli e mutevoli.

Con un focus sulle possibili frizioni e criticità a declinazione marittima, possiamo notare la dimensione globale di tematiche trasversali che hanno nel mare l’elemento di sintesi e di attuazione. Ci riferiamo:

alla corsa all’artico: dove la diminuzione dei ghiacciai perenni ha motivato una corsa verso le risorse naturali ed energetiche una volta non disponibili da parte degli stati artici e non aprendo nuove possibili vie di comunicazione marittime;

al nuovo GIUK GAP: attese le politiche assertive delle Russia e la rinnovata attività subacquea nell’area del Greenland, Iceland e United Kingdom (appunto GIUK), ha suscitato rinnovata attenzione della NATO, motivando una maggiore presenza di unità dell’Alleanza in area;

al paradigma coreano: dove l’alternanza tra rivendicazioni territoriali e dichiarazioni distensive vedono proprio sul mare il teatro di confronto tra le due Coree e gli altri attori regionali presenti;

alla nine dash line: incentrata sulle rivendicazioni territoriali nel mar Cinese Meridionale della Cina attraverso la trasformazione e la costruzione di isole artificiali da atolli nelle isole SPARTLY E PARACEL;

la pirateria latente: in Oceano Indiano e Corno d’Africa, fenomeno contenuto grazie all’azione internazionale in mare e in Somalia, ma non totalmente debellato;

il golfo delle frizioni: cioè il Golfo di Guinea, hub energetico strategico per l’Europa e l’Italia, interessato da fenomeni crescenti di pirateria, crimine organizzato in mare e sfruttamento irregolare della pesca;

la rotta caraibica del narco traffico: punto di partenza di ingenti carichi di stupefacenti verso l’Africa sub sahariana per il successivo smercio verso l’Europa;

la territorializzazione del Mediterraneo: fenomeno che vede la progressiva “erosione” dell’alto mare a favore di un uso sempre più esclusivo delle risorse marine da parte degli stati rivieraschi.

Queste “frizioni marittime” aprono scenari di tensione non più confinati in specifiche aree geografiche o limitate al contrasto ad attività illegali o terroristiche ma aprono il confronto tra attori statuali che, in nome di interpretazioni assertive e talvolta capziose del diritto internazionale, avanzano pretese unilaterali ritenute legittime.

Questa nuova frontiera delle relazioni internazionali, del diritto del mare e dello sviluppo tecnologico richiedono un approccio sistemico e trasversale alla realtà mare, capace di identificare le minacce e proteggere gli interessi nazionali con un approccio proattivo e dinamico non vincolato da limiti geografici pre-determinati, secondo un errato principio: “lontano uguale poco importante”.

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