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Giorgetti

Una manovra casinista

Come i giornali valutano l'andamento della manovra finanziaria del governo Meloni. I Graffi di Damato.

 

Purtroppo per Giorgia Meloni, avventuratasi qualche giorno fa a Roma a compiacersi in Piazza del Lavoro, c’è del vero in tutti i titoli critici dei giornali di oggi su percorso della manovra finanziaria “bloccata” alla Camera, secondo la versione un po’ evangelica di Avvenire, il giornale dei vescovi italiani. Che debbono aggiungere -temo – alle loro preghiere anche quelle per la prima legge di bilancio del governo di centrodestra, anzi di destra-centro, in carica da una sessantina di giorni.

C’è del vero addirittura nel “Casino totale” gridato dal Fatto Quotidiano e nel fotomontaggio che l’accompagna sbeffeggiando, con la Meloni, il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il suo leader di partito Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Il quale dall’esterno del governo, non essendo riuscito a farne parte personalmente, per quanto ritenesse di meritarselo per avere rischiato di morire durante la campagna elettorale, ha dato il suo contributo alla negativa rappresentazione del cammino della manovra. Da cui la presidente del Consiglio ha dovuto ordinare di escludere quello “scudo penale” agli evasori reclamato appunto dal Cavaliere. E impugnato dal Pd come un’arma impropria contro la legge di bilancio, sino a boicottarne davvero il passaggio entro la scadenza improrogabile della fine dell’anno.

Ora che la rinuncia del governo a quella misura ha tolto dalla strada della manovra un macigno grosso come un grattacielo, Alessandro Sallusti può pure consolarsi su Libero all’idea, sventolata nel titolo del suo editoriale, che sarà solo “la sinistra” a trovarsi “in esercizio provvisorio” anche l’anno prossimo, oltre che nello scorcio di questo 2022 per la clamorosa sconfitta elettorale di tre mesi fa. Ma lo stesso Sallusti ha dovuto riconoscere nel suo commento dal titolo inutilmente tronfio che nella legge di bilancio all’esame del Parlamento, con le trappole già pronte dei soliti voti di fiducia, “i provvedimenti entrano ed escono in modo un pò confuso semplicemente perché non su tutto c’è accordo dentro la maggioranza”. I cui “soci si marcano a vista per impedire che qualcuno tragga vantaggio a scapito degli altri”.

Come si fa poi, con queste premesse, chiamiamole così, a prendersela con Marco Travaglio per il suo già citato “casino totale”, e fotomontaggio di accompagnamento? O solo con la “volata nel caos” indicata nel titolo di apertura della prima pagina del Corriere della Sera, o con la “rissa nel governo” denunciata dalla Stampa? No, non può lamentarsi nessuno nel governo e nella maggioranza.

Lo stesso vale naturalmente per l’”alta tensione” annunciata dalla periferica Gazzetta del Mezzogiorno e per quel “governo di pasticcioni” sbandierato come in un corteo di protesta dal Riformista di Piero Sansonetti. Che un po’ irride, in fondo, anche al merito vantato dalla Meloni e dagli alleati di avere fatto partorire questo esecutivo direttamente da mamma Italia nelle urne elettorali del 25 settembre. La retorica, si sa, è sempre un’arma a doppio taglio, anche quando la si mangia col panettone, il pandoro, i cioccolatini e tutti gli altri ingredienti natalizi.

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