1. Macron ha sciolto il parlamento in seguito al risultato delle europee. La sua lista “Bisogno d’Europa” ha ricevuto il 14,6% dei voti. Quella legata al Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, il 31,4. Il cartello macroniano è stato quasi superato anche dal ritorno dei socialisti (13,8%): una cocente sconfitta per il Président.
2. Non solo elezioni anticipate: elezioni anticipate subito. Il rinnovo dell’Assemblea Nazionale si terrà il 30 giugno, con eventuale ballottaggio il 7 luglio. (Macron resterà Presidente della Repubblica: non è per quello che i francesi andranno alle urne)
3. Il sistema elettorale è simile a quello dei sindaci in Italia: ogni collegio voterà il suo singolo deputato. La rappresentanza parlamentare non sarà dunque proporzionale al voto dei partiti, ma dipenderà dal risultato dei candidati nei territori, e dunque sarà condizionato dalle alleanze.
4. Perché tanta fretta? Macron – che preparava questa opzione da settimane, in caso di risultato negativo alle europee – intendeva impedire agli altri partiti di organizzarsi e sommarsi tra loro alleandosi. Sarebbero così i suoi candidati, i macroniani, a ricevere infine il voto dei francesi, come unica alternativa all’estrema destra.
5. È questo infatti lo schema con cui Macron ha vinto le presidenziali del 2017 e 2022. Nonostante un voto spezzettato tra sinistra, centro, destra tradizionale ed estrema destra, Macron e Le Pen in entrambe le occasioni risultavano (di poco) i candidati più votati al primo turno, con Macron che abbastanza facilmente si imponeva al secondo.
6. Funzionerà di nuovo? Intanto, il RN, che a capo del governo candida il giovane Jordan Bardella, ha vari alleati: all’estrema destra, il partito Reconquête di Eric Zemmour. Al centro-destra, una parte dei Repubblicani che hanno seguito la scelta lepenista del leader Eric Ciotti, sostenuta dall’impero mediatico del miliardario Vincent Bolloré.
7. Ma anche a sinistra, nonostante i soli tre giorni per presentare le candidature, i vari partiti si sono uniti in un cartello, chiamato Fronte Popolare: ne fanno parte la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, i Verdi, e i redivivi Socialisti. Insieme, sono stimati oltre il 30%.
8. Le liste di Macron, perciò, invece che fungere da calamita, potrebbero ridursi a una specie di Titanic da cui tutti scappano perché l’elezione si sta invece polarizzando tra destra e sinistra – che poi si giocheranno la vittoria ai vari ballottaggi. Il presidente, infatti, è impopolare, e la coalizione costruita attorno ai suoi è stimata indietro, rispetto alle altre due.
9. Per recuperare, Macron si sta presentando come l’unica scelta ragionevole tra due “estremi”, tacciati di “follia” e “irresponsabilità”. Una tattica che potrebbe indebolire la capacità dell’elettorato di opporsi alla destra radicale lepenista. Tanto meglio, pensa il Presidente: se vincono le elezioni, li farò logorare al governo. Se lo dice lui…