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L’azzardo di Macron su Le Pen e Bardella

Perché Emmanuel Macron ha avuto fretta di convocare elezioni anticipate per il rinnovo dell'Assemblea nazionale della Francia? L'analisi di Riccardo Pennisi.

1. Macron ha sciolto il parlamento in seguito al risultato delle europee. La sua lista “Bisogno d’Europa” ha ricevuto il 14,6% dei voti. Quella legata al Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, il 31,4. Il cartello macroniano è stato quasi superato anche dal ritorno dei socialisti (13,8%): una cocente sconfitta per il Président.

2. Non solo elezioni anticipate: elezioni anticipate subito. Il rinnovo dell’Assemblea Nazionale si terrà il 30 giugno, con eventuale ballottaggio il 7 luglio. (Macron resterà Presidente della Repubblica: non è per quello che i francesi andranno alle urne)

3. Il sistema elettorale è simile a quello dei sindaci in Italia: ogni collegio voterà il suo singolo deputato. La rappresentanza parlamentare non sarà dunque proporzionale al voto dei partiti, ma dipenderà dal risultato dei candidati nei territori, e dunque sarà condizionato dalle alleanze.

4. Perché tanta fretta? Macron – che preparava questa opzione da settimane, in caso di risultato negativo alle europee – intendeva impedire agli altri partiti di organizzarsi e sommarsi tra loro alleandosi. Sarebbero così i suoi candidati, i macroniani, a ricevere infine il voto dei francesi, come unica alternativa all’estrema destra.

5. È questo infatti lo schema con cui Macron ha vinto le presidenziali del 2017 e 2022. Nonostante un voto spezzettato tra sinistra, centro, destra tradizionale ed estrema destra, Macron e Le Pen in entrambe le occasioni risultavano (di poco) i candidati più votati al primo turno, con Macron che abbastanza facilmente si imponeva al secondo.

6. Funzionerà di nuovo? Intanto, il RN, che a capo del governo candida il giovane Jordan Bardella, ha vari alleati: all’estrema destra, il partito Reconquête di Eric Zemmour. Al centro-destra, una parte dei Repubblicani che hanno seguito la scelta lepenista del leader Eric Ciotti, sostenuta dall’impero mediatico del miliardario Vincent Bolloré.

7. Ma anche a sinistra, nonostante i soli tre giorni per presentare le candidature, i vari partiti si sono uniti in un cartello, chiamato Fronte Popolare: ne fanno parte la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, i Verdi, e i redivivi Socialisti. Insieme, sono stimati oltre il 30%.

8. Le liste di Macron, perciò, invece che fungere da calamita, potrebbero ridursi a una specie di Titanic da cui tutti scappano perché l’elezione si sta invece polarizzando tra destra e sinistra – che poi si giocheranno la vittoria ai vari ballottaggi. Il presidente, infatti, è impopolare, e la coalizione costruita attorno ai suoi è stimata indietro, rispetto alle altre due.

9. Per recuperare, Macron si sta presentando come l’unica scelta ragionevole tra due “estremi”, tacciati di “follia” e “irresponsabilità”. Una tattica che potrebbe indebolire la capacità dell’elettorato di opporsi alla destra radicale lepenista. Tanto meglio, pensa il Presidente: se vincono le elezioni, li farò logorare al governo. Se lo dice lui…

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