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Macron

Macron attacca Meloni per strizzare l’occhio alla sinistra francese. Parla Sapelli

"Se destra e sinistra si coalizzano nelle piazze, Emmanuel Macron non arriverà a fine mandato". Per ricompattare il paese, il presidente francese attacca l'Italia. L'intervista di ItaliaOggi a Giulio Sapelli

 

«In Francia c’è una rivolta strisciante e permanente. Se destra e sinistra si coalizzano nelle piazze, Emmanuel Macron non arriverà a fine mandato. Ha bisogno di spezzare l’asse della protesta e riconquistare la sinistra, l’attacco al governo italiano sui migranti è funzionale a questo obiettivo», analizza Giulio Sapelli, storico ed economista. E l’attacco che giunge da Madrid sul decreto lavoro sempre all’indirizzo del governo Meloni? «Il decreto è un pretesto, come lo è la questione migranti per i francesi. Se i popolari si accordano con la destra di Vox, Pedro Sanchez non ha chance alle prossime elezioni. I Socialisti infatti sono frammentati e deboli. Ecco perché Madrid punta il dito contro l’unico governo di destra liberale in Europa». Sullo sfondo la sfida per le prossime elezioni europee: «La vera partita», dice Sapelli, «è l’intesa tra Popolari e Conservatori che metterebbe fine al ventennale matrimonio tra Ppe e i socialisti. Un’operazione che in Italia si sarebbe dovuta intestare la Lega e che ora invece conduce Fratelli d’Italia».

Per la seconda volta in pochi giorni, il governo francese indica a esempio di incompetenza la gestione degli immigrati del governo italiano. Come mai?

Va fatta una premessa. In Francia vi è una rivolta strisciante e permanente, che ha una radice profonda e strutturale. L’onda lunga della pandemia e la guerra Russia-Ucraina hanno prodotto choc esterni al ciclo economico che si sono tradotti in una inflazione crescente. Le autorità hanno pensato di combatterla alzando il costo del denaro quando l’inflazione non dipende dai salari ma dall’aumento dei prezzi delle materie prime. Tutti fattori che hanno prodotto una crisi economica e sociale innescando una mobilitazione fortissima, molto più estesa di quanto percepiamo noi.

La Francia non è nuova a mobilitazioni di questo tipo.

Questa volta però la protesta non interessa solo gli ultimi, ma anche i penultimi, le classi medie impoverite, il popolo delle partite iva, la classe operaia, i ferrovieri… una rivolta della sinistra a cui si sono agganciati anche settori moderati.

E questo cosa c’entra con le accuse al governo italiano sugli immigrati?

Se destra e sinistra si coalizzano nelle piazze, come solo in Francia può avvenire, Emmanuel Macron non arriverà a fine mandato, sarà costretto a dimettersi. Ha bisogno di spezzare l’asse della protesta e riconquistare la sinistra, l’attacco al governo italiano sui migranti è funzionale a questo, attacca Giorgia Meloni per colpire la destra di Marine Le Pen. Senza tenere conto che il riferimento di Meloni non è Viktor Orban, ma Margaret Thatcher.

Il prossimo anno si vota per le Europee.

Manfred Weber è uno dei pochi, dopo Angela Merkel, che ancora faccia politica e sta lavorando alacremente in vista del 2024. Ha capito benissimo che la partita politica vera delle prossime elezioni è inglobare il gruppo dei Conservatori presieduto da Meloni tra i Popolari, un’alleanza che metterebbe fine all’accordo ventennale con il gruppo del Partito socialista e darebbe vita a nuovi equilibri nell’europarlamento. Per la Meloni sarebbe un’occasione straordinaria per maturare e fare il salto politico vero da partito di minoranza e di opposizione a partito di governo e delle istituzioni.

Che scenario si apre per il dopo elezioni?

Il potere dei tecnocrati europei non sarà scalfito, rappresentano un potere a sé stante, che impone alle nazioni soluzioni impossibili con tempi insostenibili, si veda il passaggio alle auto elettriche, incuranti della ricerca scientifica e dei risvolti occupazionali, che sindaca le scelte dei governi nazionali sulle modalità di attuazione di riforme che per come sono state concepite da Bruxelles non potranno mai funzionare, si veda il caso del Pnrr. Un potere che si è solidificato nel tempo in nome del fanatismo ideologico e del politicamente corretto, che si parli di alimentazione o di transizione ecologica non fa differenza, e che la politica non controlla più. La burocrazia europea è la prova che chi decide nella politica oggi non è l’economia ma la cultura.

(Estratto di un articolo pubblicato su ItaliaOggi)

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