Il commento più credibile sulla vicenda Gedi ci pare la breve ironica pubblicata proprio sulla Stampa: “Meloni colta da una violenta crisi di riso mentre esprime l’attenzione del Governo su Gedi: ricoverata”. La satira ben si presta a una vicenda che, accennavamo ieri, è intrinsecamente e involontariamente umoristica: il gruppo editoriale che ha condotto un’opposizione continua (ancorché relativa alle diverse direzioni e linee editoriali) ora si raccomanda al governo. Una tragedia ridicola, come commentava il direttore di questa testata in un recente post.
Nell’incontro tra il sottosegretario Alberto Barachini (nella foto), i vertici di Gedi e i sindacati si è parlato di occupazione e indipendenza editoriale (sic!), a Palazzo Chigi è già previsto un nuovo incontro e almeno parte della maggioranza appare preoccupata come se in ballo ci fossero i quotidiani Angelucci. Tajani auspica che i giornali restino italiani, Crosetto chiede garanzie per i lavoratori e solo Salvini difende la libertà di mercato, beccandosi le critiche delle opposizioni in nome del pluralismo e dell’editoria “presidio democratico”. Il PD chiede persino la golden power!
L’alternativa è, come spesso capita, tra realismo e rimpianti per i bei tempi che furono. Marco Damilano sostiene che la cessione ai greci di Antenna è il “punto d’arrivo della crisi del mondo progressista” iniziata molto prima, i tempi di Eugenio Scalfari sono tramontati e il vuoto politico-culturale a sinistra ha permesso alla destra di organizzarsi. Vittorio Feltri converge ma giustamente stigmatizza anche la protesta dei giornalisti contro la vendita, definendola il “bullismo intellettuale” de “La Repubblica senza idee”, la sinistra culturale difende il proprio recinto privilegiato, non la libertà di stampa: “Un giornale è finito quando disprezza la gente”, cioè i cittadini che non capiscono e votano a destra.
I quotidiani presidi culturali, democratici e garanti del pluralismo sono solo belle parole da pistolotti quirinalizi. La crisi non è della sola Gedi ma dei giornali tutti, incapaci di realizzare prodotti graditi ai pubblici, e del giornalismo, incapace di distinguersi nel mare magnum della comunicazione generica (social media in primis). A settembre 2025 la diffusione dei quotidiani rispetto allo stesso mese 2024 ha visto solo dati negativi, nessuno si salva dal declino progressivo e generale. E solo il 36% degli italiani si fida dei media, avverte il Digital News Report 2025 che Gerolamo Fazzini giustamente commenta: “Qualche domanda dobbiamo farcela, se siamo una delle categorie meno stimate”.
Comunque, tranquilli: John Elkann assicura che la Juventus non è in vendita, né a Del Vecchio né agli arabi, ed Exor ha rifiutato l’offerta di 1,2 miliardi da Tether. Meglio tenersi buoni i bianconeri, già irritati dal mediocre andamento della squadra ma che ancora esistono e tifano. I lettori non ci sono proprio più.






