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Ma c’è davvero un modello Genova per il Pd?

Perché forse c'è un eccesso di entusiasmo a sinistra per la vittoria elettorale a Genova. I Graffi di Damato pubblicati dal quotidiano Il Dubbio

Per carità, Elly Schlein, Matteo Renzi e il pur silenzioso -mi pare- Giuseppe Conte hanno le loro ragioni per essere soddisfatti dei risultati del primo turno delle elezioni amministrative di fine maggio. Che porta ormai il nome o la sigla di Genova, la maggiore delle città in cui si è votato. Dove il cosiddetto campo largo dell’alternativa ha vinto senza passare per il ballottaggio, chiudendo la lunga fase degli otto anni di opposizione in un Comune storicamente e politicamente di sinistra.

La Schlein ha un motivo in più, e di partito, per cantare vittoria, avendo conquistato il suo Pd , da solo, la testa della classifica facendo recedere al 12 per cento i fratelli d’Italia della Meloni che a livello nazionale contano sul 30 per cento nei sondaggi. Per cui la segreteria del Nazareno ha potuto rivendicare la concretezza delle urne e contrapporla alle consultazioni telefoniche, e simili, vantate dalla maggioranza che governa.

La parte favorevole, per la Schlein, dell’analisi e del racconto di questo turno elettorale amministrativo – peraltro incoraggiante per le opposizioni anche per una buona affluenza alle urne, almeno rispetto alle ultime tendenze, che potrebbe riflettersi sulle elezioni referendarie dell’8 e 9 giugno gravate dal cosiddetto quorum- finisce tuttavia qui. Non può andare oltre.

A livello nazionale, nella prospettiva di elezioni persino anticipate, cui la Schlein ha recentemente annunciato di sentirsi pronta, parlandone anzi al plurale, il modello Genova -se lo vogliano chiamare- così avrebbe bisogno di una circostanza a dir poco paradossale. Un ossimoro, direi. Per sottrarsi alla competizione interna al campo largo – derivante dall’ambizione di Giuseppe Conte di tornare a Palazzo Chigi per riprendere, secondo i suoi estimatori, l’avventura del “migliore presidente del Consiglio d’Italia dopo Camillo Benso di Cavour”- la segreteria del Pd dovrebbe inventarsi, e preparare dietro le quinte, una soluzione o lista civica nazionale simile a quella genovese della campionessa di lancio del martello Silvia Salis. Ma una soluzione civica a livello nazionale è materialmente impossibile. Sarebbe come pretendere la quadratura del cerchio, o viceversa. Le liste civiche sono locali.

Si torna pertanto al punto di partenza. Che è quello recentemente indicato non da me, modesto cronista, ma da un vecchio frequentatore, attore ed esperto della politica come l’ex capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda, cresciuto anche nella franchezza del padre, già capo della Polizia, e di Francesco Cossiga. Che ha ricordato alla Schlein, quasi una figlia per ragioni età, con i suoi 82 anni e mezzo rispetto ai 40 della “giovane e donna” segretaria del Pd, che la sua “rivale” è la presidente del Consiglio in carica da ormai più di due anni e mezza ma il suo “nemico” è Conte, pur ridotto a Genova al 5 per cento, uno per ogni stella del suo movimento, e a livello nazionale attorno al 15.

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