Tutto è relativo, ma farsi definire “di origini modeste” quando tuo padre, buonanima, era proprietario di una società FBO (Fixed-Base Operator, in pratica fornitori di servizi a terra per la General Aviation), che “lavora” 80 velivoli al giorno, potrebbe legittimamente girarsi irritato nella tomba: soprattutto quando questo padre “modesto” ti ha permesso di frequentare il Pomona College di Claremont, California, uno dei più prestigiosi degli Stati Uniti, secondo certe graduatorie addirittura il numero uno (con buona pace della Ivy League). Ma c’è una buona ragione se l’intervistatrice tiene ad attribuire l’opinabile titolo di persona che si è fatta da sé all’intervistata, ed è che quest’ultima si chiama Lynn Forester de Rotschild, ed è stata terza e ultima consorte di Sir Evelyn de Rothschild, incontrato al Bilderberg (quella sorta di dopolavoro che i complottisti accusano delle peggiori nefandezze) grazie a quel brav’uomo di Henry Kissinger, come non si manca di puntualizzare nell’intervista perché anche con l’umiltà non si deve esagerare.
COSA HA DETTO LADY DE ROTHSSCHILD SUL CAPITALISMO INCLUSIVO
Nell’intervista, pubblicata nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore col significativo titolo, prudentemente virgolettato per lasciarne l’intera paternità, anzi maternità, all’autrice, “Il capitalismo diventi inclusivo per ritrovare il proprio ruolo sociale”, Lady de Rothschild denuncia un programma che, sebbene non vasto come quello di annientare la stupidità universale, ha una sua imponente portata e si condensa in una frase: “Dobbiamo riformare il capitalismo in modo che diventi più inclusivo”. Anche di fronte all’inevitabile domanda, cos’è il capitalismo inclusivo, la nostra Lady non indietreggia come farebbero i comuni mortali, anzi sembra quasi che non aspettasse altro: “(Il capitalismo inclusivo) è la convinzione che il nostro sistema economico basato sui mercati debba essere guidato da un impegno per il bene comune e dall’impegno a far sì che il sistema funzioni per tutti. Ora non è così. Dobbiamo davvero piegare quel sistema verso l’equità, la giustizia e tenere unita la nostra società” (un titolo un po’ più sbarazzino avrebbe potuto essere – senza virgolette – “Il capitalismo inclusivo è una convinzione”.
Sul Che fare? ci siamo chiariti. Al come fare Lady de Rothschild arriva prendendola da lontano: “Quando è nato, il capitalismo assolveva un dovere morale nei confronti di individui e comunità garantendo il benessere collettivo. Da un certo momento non è stato più così e da allora non ha più funzionato. Ora, grazie all’Intelligenza Artificiale, abbiamo un’enorme opportunità: ripensare il nucleo del sistema economico che finora sta favorendo solo i ricchi”. Una rivoluzione vera e propria insomma; però, la prima rivoluzione automatica della storia umana, e non è una battuta perché sul ruolo dell’Intelligenza Artificiale la Lady è tranchante: “L’A.I. può creare un sistema inclusivo partendo da basi solide che non possono che venire dai leader delle religioni. Per questo vado fiera del lavoro che abbiamo fatto con il Santo Padre, con l’Arcivescovo di Canterbury, con il Grande Imam di Al Azahr e con Rabbi David Rose”. E così sia.
Quel che crea un minimo di perplessità è il fatto che il protagonista dei vasti programmi più sopra evocati, il “capitalismo”, non c’è più da un pezzo. La rivoluzione manageriale declinata da James Burnham quasi ottantacinque anni fa al futuro prossimo, che si concludeva con la scomparsa di tutte le caratteristiche qualificanti del capitalismo storico, è da tempo un dato di fatto, ed è curioso che in un’epoca prolifica nella creazione di neologismi non se ne sia trovato uno per un’organizzazione sociale che ha assai poco a che vedere con il regime borghese dell’Ottocento e dei primi lustri del Novecento. Ma sono certo che questo non turba né i sonni di Lady Rothschild né quelli dei cinquecento Ceo riuniti nel Council for Inclusive Capitalism fondato dalla vedova di Sir Evelyn de Rothschild.
A Francoforte, ancora nel Novecento, circolava un aneddoto sui Rothschild, in pratica una sintesi estrema del business model della già allora antica casa bancaria, sintesi regalata da un padre Rothschild al figlio: “Alla stazione di Francoforte ogni giorno arrivano duecentocinquanta persone. Basta che uno dei viaggiatori sia uno sprovveduto e noi possiamo guadagnarci la giornata”. Sembrerebbe che l’insegnamento abbia fatto scuola anche fuori dalle banche, a giudicare da questa intervista. Impagabile, letteralmente.