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cittadinanza

Anche Luzi è uno scafista?

Che cosa ha detto il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri sulla riforma della cittadinanza. I Graffi di Damato.

Non per volere sminuire tensioni, contrasti, equivoci veri o presunti che cronache più o meno retrosceniste vedono e raccontano nei rapporti fra la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia sulle tasse, o il ministro della Difesa sul grado di coinvolgimento dei servizi segreti nel dossieraggio di cui si sta occupando la Procura della Repubblica di Perugia, o i parlamentari del suo stesso partito che avrebbero tradito la segretezza dell’operazione predisposta a Palazzo Chigi, e perciò fallita, per eleggere all’ottava votazione del Parlamento in seduta congiunta a giudice costituzionale il suo consigliere giuridico Francesco Saverio Marini; non per volere sminuire, ripeto, tutto questo e altro ancora che può comprensibilmente eccitare la curiosità di lettori ed elettori, ma la notizia del giorno mi sembra un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi.

Quest’ultimo alla vigilia della scadenza del mandato e della sua sostituzione, e con l’esperienza maturata in tanti anni di servizio sul fronte dell’ordine e della sicurezza ha condiviso e rilanciato il tema, controverso nella maggioranza, di una riforma delle norme sulla cittadinanza per favorire l’integrazione degli immigrati.

La legge risalente al 1992, cioè a 32 anni fa, “non rispecchia più il cambiamento che c’è stato”, ha detto il generale. “Poi – ha aggiunto – come debba essere la nuova per tutelare la cultura italiana, tocca alla politica dirlo. La contrapposizione non porta da nessuna parte. Io personalmente sono molto aperto: occorre una normativa più moderna”: non quella, quindi, che il vice presidente leghista del Consiglio Matteo Salvini e una parte consistente, credo, del partito della premier considerano sufficiente. Per cui nelle manifestazioni leghiste il vice presidente forzista del Consiglio Antonio Tajani viene definito “scafista” e vaffanculato per sostenere che un figlio di immigrato dopo dieci anni di studio in Italia, insieme con i nostri figli e nipoti, potrebbe ben essere riconosciuto cittadino italiano chiedendolo con le dovute modalità.

Che succederà adesso che si è pronunciato su questa materia il generale comandante, pur uscente, della popolarissima, peraltro, Arma dei Carabinieri in Italia? Verrà dato dello scafista pure a lui? Verrà vaffanculato, alla maniera grillina, pure lui? Gli verrà rimproverato, come ha già fatto Salvini personalmente con Tajani nei giorni scorsi, di avere “mangiato pesante”, e probabilmente bevuto troppo? Chissà.

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