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L’uso politico della giustizia è stato sconfitto a Palermo. Salvini assolto per Open Arms

Open Arms: Salvini assolto perché il fatto non sussiste. Le reazioni della maggioranza e le facce scure dalla sinistra nel Transatlantico di Montecitorio. La nota di Sacchi

Due lunghi applausi si levano quasi in contemporanea, prima delle otto di sera dall’aula bunker di Palermo e dall’aula della Camera dei deputati. Un deputato leghista esce dall’emiciclo dove si sta discutendo la legge di bìlancio e annuncia in Transatlantico con il pollice alzato in segno di vittoria: “Salvini assolto, perché il fatto non sussiste, a Palermo”. Metà emiciclo, ovvero tutta la maggioranza, si alza in piedi per l’applauso.

Sottolinea con la cronista il magistrato e deputata della Lega, Simonetta Matone: “È la formula più piena che possa esserci”, quella con la quale è stato assolto l’ex ministro dell’Interno e vicepremier del governo Conte 1. Prosegue Matone: “Per la stessa fattispecie, per la nave Diciotti era stato archiviato perché la Procura aveva asserito che trattavasi di un processo politico e per il principio della separazione dei poteri quello che lui aveva deciso non poteva essere oggetto di un’indagine penale”. A Palermo, invece, per Open Arms, spiega ancora Matone, “i tre Pm hanno perseguito questa idea folle che si trattasse di un sequestro di persona e il tribunale dopo una lunghissima istruttoria dibattimentale e dopo 8 ore di camera di consiglio ha sentenziato che il fatto non sussiste”.

Insomma, “Salvini non è un sequestratore di persone”, sottolinea Antonio Tajani, ministro degli Esteri, vicepremier, segretario di FI. Che sintetizza: “C’è un giudice a Palermo. Sono felice per te, caro Matteo, ora avanti insieme per il bene dell’ Italia e dei cittadini”. Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro, che allora presiedeva la Giunta per le Elezioni e le Immunità del Senato: “Questo processo non avrebbe neppure dovuto esserci. Il procuratore di Palermo ora dovrebbe avere il buon senso di dimettersi”.

Che il processo non avrebbe dovuto esserci è quello che ricorda di aver sostenuto allora da editorialista a tutela della garanzia dell’attività ministeriale il ministro della Giustizia , Carlo Nordio, eletto alla Camera con FdI. L’avvocato e senatrice leghista Giulia Bongiorno da Palermo è netta: “La sentenza parla chiaro, è senza sé, ma e però “. Esulta naturalmente tutta la Lega contro quello che viene respinto come “un processo politico” per cercare di mettere fuori gioco il leader leghista, ora vicepremier e titolare del Mit. Lo denunciano in una nota congiunta i due capigruppo alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, da poco eletto anche leader della Lega Lombarda.

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e leghista storico, di solito molto riservato e restio con la stampa, esulta e alla buvette della Camera alla cronista dice: “È una bella serata, sono contento per Matteo che ho sentito poco fa. Che sia stato assolto perché il fatto non sussiste vuol dire che Salvini governava bene nell’interesse dell’Italia e degli italiani”. Aggiunge il ministro dell’Economia: “Soprattuto grazie al suo coraggio è stato stabilito un principio che fa bene allo stato italiano e che una sentenza di tribunale ha riconosciuto come tipo di giurisprudenza”.

Lo spiega Salvini subito dopo la sentenza: “La difesa dei confini nazionali è un diritto”. Lo ribadisce subito il premier Giorgia Meloni: “Difendere i confini italiani non è e non può essere mai un crimine. Ora proseguiamo con tenacia e determinazione la lotta contro l’immigrazione illegale e il traffico di esseri umani e per difendere la sovranità nazionale”.

Salvini abbraccia la compagna Francesca Verdini e un forte applauso dei leghisti arrivati nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo saluta la sentenza.Poi ai cronisti che lo attendono fuori dal tribunale, il vicepremier e leader della Lega dice sorridente: “È una sentenza che non assolve solo Salvini, ma un’idea di Paese. Chi usa gli immigrati per fare politica oggi ha perso, oggi torna in Spagna con le mani in saccoccia”. E ancora: “È una bellissima giornata per l’Italia. Da domani torno a lavorare in ufficio con passione e grinta. Sono felice, dopo tre anni ha vinto il buonsenso, ha vinto la Lega, ha vinto l’Italia, ha vinto il concetto che difendere i confini e contrastare scafisti e trafficanti non è un reato ma un diritto. Vado avanti ancora più determinato di prima”. Quindi, confessa: “Ero tranquillo, ma non li augurerei a nessuno quei 30 secondi davanti ai giudici in attesa della sentenza che mi ha regalato la sinistra mandandomi a processo”.

Il verdetto di Palermo ricompatta ancora di più la maggioranza. Anche Elon Musk e i Patrioti terzo gruppo in Europa si complimentano con il leader leghista. “Congratulazioni!”, scrive il numero uno di Tesla su X. Poi il suo referente in Italia, Andrea Stroppa, scrive: “Salvini è stato assolto. Ritornerà a fare il ministro dell’Interno ora?”. Musk replica: “Lo spero!”. “La giustizia ha prevalso. Bravo, Matteo Salvini. Un’altra vittoria per i patrioti europei”, sono le parole del premier ungherese, Viktor Orban. Mentre Marine Le Pen del Rassemblement National si dice “molto sollevata nell’apprendere che il nostro amico Matteo Salvini è stato assolto. Ha dovuto sopportare mesi di procedimenti giudiziari semplicemente per sostenere la volontà democratica del popolo italiano. Il mio pensiero affettuoso va a lui e alla sua famiglia che finalmente esce da questo lungo incubo”. E, ancora, il leader di Vox, Santiago Abascal, sottolinea: “Complimenti, Matteo! Proteggere le nostre nazioni non è un crimine, ma un dovere come patrioti. Andiamo sempre avanti”. Militanti e sostenitori si radunano per festeggiare in via Bellerio a Milano. Roberto Calderoli, ministro degli Affari regionali e delle autonomie, rimarca: “Sono lieto, e per nulla sorpreso, dell’assoluzione: non mi aspettavo un altro esito, semplicemente perché non lo ritenevo in alcun modo possibile”. Anastasio Carrà, deputato leghista catanese, molto vicino a Salvini: “Ora responsabilità civile dei magistrati, ma è il capitano che traccia la rotta”.

Facce scure invece nel Transatlantico di Montecitorio per la sinistra che aveva mandato a processo Salvini. E che ora appare come spiazzata, ammutolita. Elly Schlein quattro anni fa ancora non era la segretaria del Pd. Ora siede con i collaboratori in un corridoio di Montecitorio. Questa è la prima vera, plateale, secca sconfitta a quell’uso politico della giustizia che aveva sempre visto la sinistra in prima fila. Un’altra secca sconfitta per le Procure è stato il proscioglimento sul caso Open di Matteo Renzi e renziani di peso. Renzi però, a differenza di quello che il leader leghista aveva fatto con lui, non si complimenta con Salvini che del resto fu mandato a processo con il contributo decisivo di Renzi medesimo.

Dice Schlein: “La nostra critica alle scelte di Meloni e Salvini, oggi come ieri, è tutta politica e non cambia di un millimetro perché è sulla politica che li batteremo. Le sentenze si rispettano sempre a differenza di quanto fa la destra e la nostra dura opposizione alle loro scelte continuerà”. Restano in silenzio però altri esponenti del Pd. Facce scure e la sensazione che l’epoca “manettara” stia mostrando la corda. Un cronista fa una battuta pungente nel Transatlantico di Montecitorio: “Non ci sono più neppure le toghe rosse”.

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