Per due volte, all’inizio di giugno del 1944, Radio Londra trasmette alcuni versi di una poesia di Paul Verlaine. Malgrado siano parecchio malinconiche, quelle poche rime sono una gioia immensa per i partigiani francesi. E’ il segnale in codice che la liberazione dagli invasori tedeschi è finalmente vicina. Con il primo radiomessaggio vengono indicate le zone in cui la Resistenza deve sabotare le linee di comunicazione nemiche. Con il secondo viene comunicato che entro quarantotto ore avverrà lo sbarco in Normandia. Sta per scattare quella che lo stato maggiore alleato ha denominato “Operazione Overlord”. E il 6 giugno, quindici minuti dopo la mezzanotte, i paracadutisti inglesi e americani si lanciano sul territorio francese. Poche ore dopo una gigantesca flotta inizia a sbarcare quasi centomila soldati alleati. Inizia così il “D-day”, che più o meno sta a significare “giorno X”. Ma passerà alla storia con un nome assai meno generico: il giorno più lungo durante il quale, in poco meno di venti ore, cambia radicalmente il corso della seconda guerra mondiale. Ironia della sorte: il primo a usare quella definizione era stato un militare tedesco, il feldmaresciallo Erwin Rommel.
Da allora, per ricordare quella giornata, in Normandia si svolge addirittura un festival e le celebrazioni saranno ancora più solenni per l’ottantesimo anniversario. Ma quanto avvenne il 6 giugno del 1944 lo raccontano più dettagliatamente alcuni libri. Si possono citare “D-Day. Storia dello sbarco in Normandia” di Stephen Ambrose (BUR, 638 pagine, 14 euro) e “Il giorno che cambiò la seconda guerra mondiale” di John McManus (Newton Compton, 377 pagine, 12,90 euro). Oppure “Operazione Overlord” di Max Hastings (Neri Pozza, 416 pagine, 15,50 euro) e “D-Day. La storia segreta” di Larry Collins (Mondadori, 153 pagine, 15 euro).
Ma, se si dovesse optare per un solo libro, allora la scelta cade su “Il giorno più lungo” di Cornelius Ryan da cui è stato tratto l’omonimo film con un cast spettacolare di protagonisti come Robert Mitchum, John Wayne, Richard Burton e Sean Connery. La prima edizione italiana pubblicata da Garzanti è del 1961 e ovviamente non è facile da reperire ma per fortuna è stato ristampato qualche anno fa dalla Rizzoli (BUR, 317 pagine, 14 euro). Ryan racconta gli eventi: dai meticolosi preparativi in cui i comandanti alleati cercarono di tenere conto degli scarsi risultati ottenuti in Italia con operazioni analoghe alle difficoltà dello sbarco fino ai combattimenti veri e propri. I tedeschi furono colti di sorpresa e non furono in grado di reagire tempestivamente perché impegnati a contrastare l’armata sovietica sul fronte orientale. E fino a qui “Il giorno più lungo” sembra un libro di guerra. Ma è qualcosa di molto più interessante perché racconta soprattutto i protagonisti di quel 6 giugno 1944: dai generali ai soldati semplici senza distinzioni per le nazionalità. Ed è un buon modo per ricordare che di una guerra gli uomini sono gli artefici e nello stesso tempo le vittime.