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autonomia differenziata

Luci e ombre dell’autonomia differenziata

Le difficoltà applicative del decreto sull'autonomia differenziata e il ruolo dei Lep. L'intervento di Michele Poerio, segretario generale Confedir e presidente di Federspev.

Mercoledì 18 giugno alle 8 del mattino, dopo una notte di votazioni su emendamenti e articoli del DDL (questa volta senza bagarre e scontri fisici), viene approvata la legge Calderoli sull’autonomia differenziata regionale con 172 si,99 no,1 astenuto e svariati assenti (probabilmente per sonno).

Il tanto contestato DDL Calderoli  molto simile a quello di Boccia (2020) e Gelmini (2022) è ,quindi, legge dello Stato anche perché promulgato dal Presidente Mattarella il 26 giugno scorso.

Chi possiede un minimo di memoria storica e di onestà intellettuale dovrebbe ricordare che la riforma Calderoli è figlia della modifica del Titolo V della Costituzione voluta dal trio Amato, D’Alema, Bassanini approvata nel 2001 con soli 3 voti 3 di maggioranza.

Può essere vero (ma ho qualche dubbio),come afferma il fedele Boccia che il PD di Elly Schlein sia diverso dal centrosinistra che nel 2001 (quando ancora era una adolescente) cambiò il titolo V della Costituzione, ma  è sicuramente vero che nel 2018 era già cresciuta tanto da essere la vice  Presidente dell’Emilia Romagna con Presidente Stefano Bonaccini che chiedeva, con  il Presidente della Toscana Giani, con l’allora Presidente della Lombardia Maroni e Zaia, Presidente del Veneto, maggiore autonomia e firmava preintese con il Governo Gentiloni in pieno disarmo, senza che Elly facesse la minima osservazione.

Tutte le opposizioni si ritrovano oggi unite in un nuovo ipotetico “fronte popolare” nella decisione di intraprendere un referendum abrogativo della legge. Unica voce dissonante in questo marasma oppositivo quella del Governatore campano De Luca che furbescamente fiuta, in questi periodi di notevole astensionismo, il probabile non raggiungimento del quorum, ammantandolo di una ipotetica “rottura costituzionale”.

Ma anche nel centrodestra non mancano i critici, come i Governatori della Calabria e della Lucania Occhiuto e Bardi.

Questa legge attua con i suoi 11 articoli quanto previsto dal comma 3 dell’articolo 116 della Costituzione come modificato, ripeto, nel 2001 dall’allora Governo del sempiterno On. Prof. Giuliano Amato e che consente alle varie Regioni di richiedere allo Stato, sentiti gli Enti locali, “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” in venti materie di legislazione concorrente tra Stato e Regioni e su altre tre materie attualmente di competenza centrale e cioè l’organizzazione della giustizia di pace, le norme generali sull’istruzione e la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei Beni Culturali. Tra le altre venti materie spiccano tutela della salute, rapporti delle Regioni con l’Unione Europea, commercio estero e sicurezza del lavoro, alimentazione, ordinamento sportivo, energia, trasporti, valorizzazione dei beni culturali.

DIFFICOLTÀ APPLICATIVE

La “legge (quadro) Calderoli” in buona sostanza precisa le procedure che le varie Regioni dovranno seguire per acquisire una competenza legislativa differenziata con il Governo in carica al momento della richiesta.

Da precisare, in premessa, che il tutto è subordinato alla individuazione dei cosiddetti LEP (Livelli Essenziali di Prestazione) che determineranno il livello di servizio minimo che deve essere garantito uniformemente sull’intero territorio nazionale. Pertanto, fino a quando i LEP non saranno individuati e finanziati  per  ogni area di competenza, non sarà possibile  trasferire le corrispondenti funzioni alle Regioni che ne abbiano fatto richiesta. Il Governo, da parte sua, dovrà emanare i decreti legislativi per definire i LEP entro due anni dall’entrata in vigore della legge.

L’autonomia differenziata consentirà alle Regioni di esercitare una maggiore autonomia legislativa su una vasta gamma di materie di competenza concorrente e, in alcuni casi, in materie di esclusiva competenza dello  Stato.

È prevista, fra l’altro, una significativa redistribuzione delle risorse pubbliche. Le Regioni potranno, infatti, trattenere il gettito fiscale che non sarà più redistribuito a livello nazionale.

Questo aspetto ha sollevato molte preoccupazioni in seno alle opposizioni, ma non solo, perché potenzialmente rischia di accentuare il già marcato divario tra le Regioni più ricche del Nord e quelle più povere del Sud.

Uno dei punti più contestati riguarda  il finanziamento dei LEP che rappresentano gli standard minimi dei servizi necessari per garantire i diritti sociali e civili tutelati dalla Costituzione.

Ebbene la legge Calderoli prevede sì che i livelli essenziali siano definiti per le diverse aree ma molti settori  chiave come i servizi sociali ed il trasporto locale non hanno ancora i LEP.

Il Governo, come già detto, ha due anni per emanare i decreti legislativi necessari. Successivamente Stato e Regioni avranno  cinque mesi per raggiungere un accordo. Le intese potranno avere la durata da zero a dieci anni con possibilità di  rinnovo o cessazione anticipata.

Al fine di garantire l’equità nella distribuzione dei poteri e delle risorse il testo prevede anche l’istituzione di una cabina di regia supportata dal Comitato per i Livelli Essenziali di Prestazione (CLEP) composto da 61 membri di alto profilo  guidato dal giurista Prof Sabino Cassese, i Ministri  interessati e il Governatore della Banca d’Italia, Comitato che avrà il compito di determinare i costi e i fabbisogni dei servizi pubblici essenziali.

L‘ultimo articolo della legge prevede una clausola di salvaguardia per permettere al Governo di riprendersi le funzioni qualora le Regioni si dimostrassero inadempienti rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica  e ancora tutelare l’unità giuridica ed economica.

Questo provvedimento ha suscitato forti critiche per il rischio di aumentare il divario fra Nord e Sud in termini di efficienza, ricchezza e servizi pubblici.

Questo scenario è stato definito dalle voci più critiche come “secessione dei ricchi” o come provvedimento “spacca Italia”.

L’approvazione della  legge Calderoli potrebbe, comunque, rappresentare una svolta decisiva nella gestione dei poteri regionali a patto che non  accentui diseguaglianze territoriali e il suo  successo dipenderà molto dall’efficacia con cui saranno definiti il Livelli Essenziali di Prestazione e dalla capacità delle Istituzioni  di garantire un equilibrio fra le diverse aree del Paese.

In definitiva, personalmente, sarei portato a concludere che fra il dire e il fare…!

Chi vivrà vedrà!

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