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Giorgetti

L’omelia natalizia di Papa Francesco, il despota del Cremlino e la figuraccia di Conte

Pensieri natalizi a cavallo fra politica e religione. I Graffi di Damato

Non per volerla buttare volgarmente in politica, a più di tre mesi dalla conclusione della campagna elettorale per il rinnovo anticipato delle Camere, e a due da un pur limitato turno di elezioni regionali, ma nel vedere in televisione e sentire le immagini e le parole di Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, tornata a riempirsi per la messa di Natale dopo i vuoti spettrali imposti dal Covid, non sono riuscito a togliermi dalla testa il volto fastidioso di Giuseppe Conte.

E ciò non per i “miserabili” comportamenti appena contestati all’ex presidente del Consiglio e agli altri grillini nell’aula di Montecitorio da Roberto Giachetti parlando del tentativo compiuto di appropriarsi di un’assai fantomatica campagna contro l’ennesimo aumento delle indennità parlamentari, ma per la mania del ricomparso “avvocato del popolo” di attribuire le sofferenze degli umili e degli ultimi a chi gli è succeduto a Palazzo Chigi. E, nella staffetta tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, starebbe affamando l’Italia e fomentando la devastante guerra in Ucraina con aiuti anche militari agli aggrediti. Che lui peraltro aveva originariamente approvato, come gli ha appena rinfacciato Draghi.

Con i piedi ben piantati sulla terra, sia pure costretto sempre più spesso a muoversi ormai su una sedia a rotelle, Papa Francesco non si è lasciato sfuggire neppure l’occasione della omelia natalizia per denunciare lo spettacolo così antinatalizio imposto al mondo da Putin: l’Innominato, scriverebbe di lui la buonanima di Alessandro Manzoni. Il Pontefice -ha ben sintetizzato la cronaca on line del Corriere della Sera– “guarda alla mangiatoia, dove ha scelto di nascere Gesù, e associa l’immagine alla “voracità nel consumare.

Perché, mentre gli animali nella stalla consumano cibo, gli uomini nel mondo. affamati di potere e di denaro, consumano pure i loro vicini, i loro fratelli. Quante guerre”. “E il pensiero -ha osservato il cronista- non può non andare all’Ucraina, alla quale il Pontefice in questo anno che sta per finire ha dedicato decine e decine di appelli”: tutti lasciati cadere nel vuoto dal despota del Cremlino, benedetto e incoraggiato a Mosca dal patriarca Cirillo.

Grazie, Santità.

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