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Lo polemiche contro Giambruno stuprano il buon senso

Che cosa scrivono e che cosa enfatizzano troppo (facendo strame anche del buonsenso) i giornali sul presunto caso delle frasi di Andrea Giambruno. I Graffi di Damato

 

Salvi Il Messaggero, il manifesto, il Quotidiano del Sud, l’Identità e – all’estero in casa, diciamo così – l’Osservatore Romano, non c’è giornale fra quelli offerti in visione dalla solerte rassegna stampa del Senato che non abbia oggi riportato in prima pagina il nuovo “caso” politico e insieme della famiglia Meloni. Il caso del “compagno” della premier “che sbaglia”, ha titolato Matteo Renzi sul suo Riformista sorprendendo – spero – sua moglie Agnese. Che da buona insegnante credo che concordi, a proposito di alcol, droga e stupro, più con Andrea Giambruno che con Michela Marzano, spintasi ad affermare perentoriamente sulla Stampa che quando si viene stuprati “non è mai colpa di una vittima. Mai. Punto”.

Il giornalista Giambruno, sfortunatamente – per lui, almeno in questo caso – compagno di vita di Giorgia Meloni, che gli ha fato una figlia, ha sostanzialmente detto invece in una televisione privata, dove lavora senza l’autorizzazione, il permesso, il gradimento e quant’altro degli avversari della premier, che le ragazze, e magari anche le donne più avanti negli anni, farebbero bene a certe feste e simili a non ubriacarsi e perdere in altro modo il controllo di se stesse per non incappare nel “lupo” di turno.

Non mi sembra francamente, da collega e da semplice telespettatore, che lo sventurato – avrebbe forse scritto Alessandro Manzoni monzianamente – abbia stuprato il buon senso, la decenza e altro ancora, come è apparso a chi, anche a livello politico, per esempio la vice presidente del Pd Chiara Gribaudo, gli ha intimato di vergognarsi. E magari anche di dimettersi spontaneamente prima che l’editore Pier Silvio Berlusconi lo licenzi su richiesta delle opposizioni indignate. “Famiglia B. silente – ha titolato spionisticamente Il Fatto Quotidiano – per non rompere con la premier”.

Così scorrono le polemiche politiche da noi, magari ritenendo che sia davvero spiritoso questo passaggio paradossale dell’editoriale di Marco Travaglio: “Se poi, oltre ad astenersi dall’alcol, le donne si lucchettassero pure gli slip col filo spinato tipo cilicio o con trappole per topi, sarebbero in una botte di ferro. Certo, per mettersi definitivamente al sicuro, dovrebbero evitare proprio di uscire di casa. Invece pretendono di andare in giro senza il bodyguard e poi si lamentano se le violentano. Ma allora lo dicano che cercano grane”. Eppure lo stesso Travaglio non più tardi di ieri aveva pubblicato, sempre sul Fatto Quotidiano, come gli ha giustamente rinfacciato su Libero Alessandro Sallusti, un articolo documentato dell’amico Giovanni Valentini così titolato nel richiamo di prima pagina: “Alcol e droghe, più stupri”.

Ma più che di Travaglio vale la pena parlare delle opposizioni, di vario colore e grado. Che sino a quando faranno la guerra alla Meloni con questi mezzi, cavalcando queste polemiche, rimarranno dove sono e regaleranno alla loro nemica anche la prossima legislatura, a scadenza rigorosamente ordinaria, cioè quinquennale.

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