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Libia

Libia, la pace, il petrolio e il ruolo di Turchia, Russia, Egitto e Usa

Che cosa cambia dopo il cessate il fuoco annunciato in Libia da Serraj e Saleh. Fatti, commenti, analisi e scenari

Fayez al-Serraj, capo del governo di Tripoli, e Agila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk nella Libia orientale, hanno annunciato ieri un cessate il fuoco in Libia. L’annuncio arriva dopo alcune settimane di negoziati favoriti dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti. L’intesa preparerà la strada per nuove elezioni a marzo. Ma il vero accordo, scrive La Stampa, è tra Russia e Turchia. Di certo c’è che alla base dell’intesa c’è il dossier energetico (qui l’approfondimento di Start Magazine).

Pace vera o pace fittizia? E che cosa cambia per l’Italia? A questi interrogativi rispondono esperti di Libia ed editorialisti di politica estera.

L’ANALISI DI NEGRI

“La prudenza è d’obbligo ma per una volta dalla Libia arriva una buona notizia – ha scritto Alberto Negri, già inviato speciale di esteri del quotidiano Il Sole 24 Ore – l’annuncio parallelo sia da Tripoli che dalla Cirenaica di un cessate il fuoco non è ancora un accordo ma può diventarlo. Si tratta comunque di un formidabile passo avanti per far tacere le armi e avviare negoziati politici e diplomatici. A decidere sono i libici, in particolare il generale Khalifa Haftar ma anche le potenze internazionali coinvolte che hanno alimentato questa guerra dove la posta in gioco sono le risorse energetiche libiche ma anche i rapporti di potenza nel Mediterraneo”.

CHE COSA CAMBIA PER L’ITALIA

Quale sarà l’impatto per il nostro Paese? “Per l’Italia – secondo Negri – un cessate il fuoco è positivo: contiene le mire di Erdogan in Libia, che si è impossessato della Tripolitania, spiana la strada nuove intese nel Mediterraneo, rimette in attività economica il Paese e forse può consentire anche altri accordi per contenere i flussi migratori e rimettere ordine sulla Quarta Sponda. La nostra diplomazia a Tripoli ha lavorato per questo con grande sforzo e attenzione, avendo alle spalle dei governi che spesso negli anni si sono distinti per iniziative controverse o per l’assenza di iniziativa e un’opinione pubblica poco incline a riflettere sugli interessi nazionali e la politica estera”.

GLI SCENARI DI MERCURI

Reggerà pace? “Questa pace potrebbe diventare sostanziale e duratura. Molto dipenderà dal ruolo degli attori esterni, in modo particolare della Turchia che sostiene al Serraj, dell’Egitto e degli “Emirati Arabi Uniti che finanziano e armano il generale Kalifa Haftar – ha risposto Michela Mercuri, autrice di saggi sulla Libia e docente di Storia Contemporanea dei Paesi mediterranei – Molto dipenderà da quanto vorranno impegnarsi per una stabilizzazione. Stabilizzazione che sicuramente conviene a tutti perché è legata alla ripresa, o meglio alla promessa della ripresa della produzione del greggio da parte del generale Haftar. Petrolio che potrebbe fare da apri pista ad una pace  condizionata dalla suddivisione delle royalty fra Cirenaica e Tripolitania. Potrebbe rappresentare l’inizio di un percorso di riconciliazione delle fazioni libiche”.

IL PESO DI RUSSIA, TURCHIA ED EGITTO

Russi, turchi ed egiziani hanno interesse ad avere una Libia quanto più pacificata possibile, secondo Mercuri, “per riprendere la produzione petrolifera, ampliare la presenza di basi e dei rispettivi contingenti militari e per quanto riguarda la Turchia, gestire i flussi migratori per ricattare l’Italia e l’Europa”.

IL RUOLO DEGLI STATI UNITI

Che ruolo hanno avuto gli Usa? “Dietro le quinte gli Stati Uniti sono stati i protagonisti ed insieme la longa manus degli accordi di pace fra Saleh e al Serraj. Washington ha lasciato fare alla Turchia perché è un paese Nato che ospita  basi militari strategiche per gli Usa ed ha sfruttato anche l’intesa con gli Emirati Arabi Uniti sfociata nel recente accordo con Israele per convincere Haftar a rientrare nei ranghi e ad accettare l’intesa”, ha concluso Mercuri.

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