skip to Main Content

Leviatano anglo-americano e neo-ottomani fronteggiano Dragone cinese e neo-persiani

L'analisi di Francesco Galietti

La duplice, violenta e sincronica destabilizzazione delle piazze albanesi e algerine a breve distanza dal climax elettorale europeo di maggio agita i quadranti orientale e occidentale del Mediterraneo. Essa non si limita a descrivere una tenaglia migratoria che stringe l’Europa e scuote gli spiriti di elettori e politici europei. La sequenza di eventi a cui stiamo assistendo vale anche (e in non poca misura) come promemoria dei tradizionali e mai sopiti interessi turchi nel Mediterraneo. Elemento comune a entrambi i filoni di moti di piazza mediterranei è infatti lo sguardo vigile di Ankara. La Turchia di Erdogan si è ormai fatta nume tutelare della Fratellanza Musulmana, in un evidente ribaltamento storico del kemalismo secolarizzato che ha dominato la verticale di potere turca dal primo dopoguerra del secolo scorso in poi.

Riesce difficile credere che quanto accade a Tirana e Algeri dispiaccia agli strateghi di Erdogan. Quello algerino, infatti, è da tempo considerato un esperimento di euro-islamismo verso cui Erdogan è a dir poco tiepido, dato che, per molti aspetti, è alternativo al franchise geo-religioso della Fratellanza Musulmana e che è attraversato da venature filocinesi alquanto risalenti nel tempo.

Quanto all’Albania, essa risulta in coda per l’ammissione alla Ue (che già tiene fuori la Turchia) ormai dal 2014. C’è dell’altro. L’Albania è teatro di un’accesa competizione tra turchi e cinesi. I primi non intendono abdicare alla sfera di influenza ottomana nei Balcani. I secondi insistono da quelle parti fin dalla Guerra Fredda in ragione dei rapporti con Pechino coltivati dal filo-maoista Enver Hoxha.

Questi rapporti si possono oggi saldare con la presenza marittima cinese nel Pireo ateniese e con il rafforzamento nel Levante. Più in generale, per Erdogan le spinte eurasiatiche (verso Occidente) della Cina rappresentano una fonte di business ma anche una radicale negazione del disegno panturanico (in senso di marcia inverso) dello stesso Erdogan. Leviatano anglo-americano e neo-ottomani, dunque, fronteggiano Dragone cinese e neo-persiani.

L’Orso russo, pesante, ondeggia tra gli uni e gli altri. Cupa, riecheggia la profezia di Steve Bannon sullo scontro tra Imperi (in parte) risorti. Roma ne è investita in pieno.

Back To Top