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Salvini

Cosa si muove (e cosa si agita) nel centrodestra e nel centrosinistra

Tutti gli ultimi sommovimenti nel centrodestra e nel centrosinistra. La nota di Paola Sacchi

 

Giorgia Meloni ed Enrico Letta, dopo Atreju, oggi di nuovo faccia a faccia in un’iniziativa di “Fare futuro”, fondazione vicina a FdI, in quello che è stato definito il nuovo bipolarismo degli opposti ma uniti nell’atlantismo. Però, al tempo stesso, nuove immagini del tandem Lega e Forza Italia, il centrodestra di governo, per un vertice in Sicilia sulle elezioni a Palermo e poi nell’isola.

Nel bipolarismo tra “atlantici opposti”, secondo uno schema così delineato da alcune narrazioni, i due leader dovrebbero essere alla guida dei rispettivi schieramenti di centrosinistra e di centrodestra. E invece così non è. Per Letta il “campo largo” del centrosinistra con i Cinque Stelle è sempre più ristretto, se non “minato” dall’offensiva del leader pentastellato Giuseppe Conte che attacca contro “l’oltranzismo bellicista” e in una intervista a La Repubblica ha anche detto che non necessariamente il nostro destino coincide con quello degli Usa; dall’altro versante del centrodestra resta la spaccatura, i partiti continuano anche per le Amministrative a procedere separati, con Lega e FI da un lato e FdI, che accusa gli alleati di volerlo frenare, dall’altro.

E ieri ad aggiungere un altro elemento di peso destinato ad aprire un nuovo dibattito è stato il coordinatore nazionale azzurro Antonio Tajani che con Affaritaliani ha lanciato dubbi sulla vecchia regola del centrodestra per cui il candidato premier è espresso dal partito che prenderà più voti. “Sarà così anche per le Politiche del 2023? Vedremo. Vedremo i risultati, sono cambiare molte cose, vedremo come si arriva al voto”, ha risposto il numero due di FI, vicepresidente del Ppe. Che però ha escluso un cambio della legge elettorale: “Ora la priorità è dare una mano, all’economia, alle imprese e alla gente, non certo cambiare la legge elettorale”.

Quindi, sembra si dia per scontato che resti il Rosatellum che favorisce le coalizioni. Tajani rimarca: “Noi andremo con il nostro simbolo, fieri di Forza Italia e della nostra storia. Alleati della Lega e di Fratelli d’Italia ma alle elezioni politiche andremo con il nostro simbolo e non con una lista unitaria”. Parole da cui si deduce che non è in vista una federazione con la Lega. Rimarca il vicepresidente di FI, parlando anche della Sicilia, alla vigilia, sabato prossimo, dopo tre anni, della annunciata partecipazione in presenza del Cav alla convention a Roma, all’hotel Parco dei Principi: “Noi vogliamo sempre andare insieme, tratteremo con gli alleati. Berlusconi è il leader del Centrodestra, lo ha fondato, quindi per noi l’unità della coalizione vale sempre. Berlusconi di nuovo in campo, su un palco? Il presidente ci sorprende sempre”.

C’è attesa per il messaggio che lancerà agli alleati soprattutto. Ma non sembra certo destinata a creare entusiasmo dalle parti di FdI, in forte ascesa nei sondaggi che la danno anche sopra il Pd, la rimessa in discussione della vecchia regola per cui il candidato premier della coalizione è chi ha preso più voti. E, intanto, pur avendo Berlusconi assicurato che il governo Draghi deve durare fino alla fine della legislatura, lo stesso Tajani ha chiesto che non si ponga la fiducia sulla giustizia e sul catasto.

Proprio sulla riforma della giustizia Forza Italia e Lega con assonanze con Italia Viva di Matteo Renzi, che ieri ha votato un emendamento su cui il governo aveva messo parere contrario, hanno posizioni diverse, in direzione più garantista, rispetto a quelle del Pd e dei Cinque Stelle. In particolare in discussione l’elezione del Csm e la separazione delle Funzioni. In questo senso posizioni che si potrebbero definire più “atlantiste”. Cosi come quelle contro la pressione fiscale per la quale la Lega ha posto un altolà su nuove tasse per bot e affitti. Nuove fibrillazioni per il governo e in particolare sulla giustizia si teme una nuova offensiva contiana, con i referendum all’orizzonte per i quali Berlusconi e Salvini hanno chiesto che si voti anche di lunedì, per non fallire il quorum. Non è solo la tragedia della guerra di Putin all’Ucraina a delineare gli schieramenti entrati in forti tensioni anche al loro interno.

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