ENRICO LETTA CONTRO CALTAGIRONE NELLA PARTITA GENERALI
Enrico Letta contro dem e pentastellati pro Caltagirone in Generali. Fonte: Affari & Finanza pic.twitter.com/lLLzN1UVKU
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 15, 2021
Il Messaggero di Caltagirone sostiene casualmente Caltagirone su Generali
DIBATTITO FRA GIAVAZZI E MONTI SUL DEBITO…
DEBITO, SCAZZOTTATA BOCCONIANA VIA CORSERA
Giavazzi (12/11): "Il debito è un concetto del secolo scorso".
Monti (14/11): "Stiamo attenti a non assecondare, in un popolo che spesso vede solo i benefici del debito pubblico e non i suoi costi, una pericolosa disinvoltura".
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 14, 2021
SERGIO ROMANO DIPLOMATICAMENTE FUSTIGA ROMANO PRODI… ANTICHE RUGGINI…
L'ambasciatore Sergio Romano sul Corriere della Sera – ben nascosto e titolato senza far riferimento a Prodi – asfalta diplomaticamente Romano Prodi e l'attuale assetto dell'Unione europea. Leggere per credere.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 14, 2021
DIBATTITO TRA PROF. SUI VACCINI AI BAMBINI
Vaccini. Non sono disponibili evidenze di sicurezza sufficienti per l’uso pediatrico.
«Con questo ragionamento un genitore non dovrebbe dare farmaci ai figli visto che solo il 10% viene testato sui neonati e il 50% sugli under 12», risponde Paolo Rossi (pediatra, Bambino Gesù)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 15, 2021
"L’agenzia americana Fda ha approvato il vaccino di Pfizer per under 12 esaminando uno studio su 2.400 soggetti. Non ne sappiamo molto di più". (Maurizio Bonati, pediatra-epidemiologo dell’istituto Mario Negri, esperto del comitato Aifa sulla sorveglianza dei vaccini).
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 15, 2021
«Vaccinare i bambini di 5-11 anni non è una priorità. Dal 2020 ne sono morti 16 ma per altre patologie concomitanti». (Maurizio Bonati, pediatra-epidemiologo dell’istituto Mario Negri, esperto del comitato dell’agenzia del farmaco Aifa sulla sorveglianza dei vaccini.)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 15, 2021
QUANTO DURA LA PROTEZIONE DELLA TERZA DOSE?
Terza dose a tutti, anche sotto i 60 anni? "Il nostro sistema immunitario come in questo caso può aver bisogno di questa stimolazione per innescare una memoria di lungo termine che consenta di fare altri richiami non prima di 5-10 anni”. (Sergio Abrignani, immunologo, Cts)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 15, 2021
"Non lo sa nessuno al mondo se con la terza dose si chiude la partita, oppure si dovranno eventualmente effettuare periodici richiami". (Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, al Messaggero).
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 15, 2021
GREEN PASS E BRACCIALETTI
A Trento, Bolzano e Rovereto ogni visitatore del mercatino di Natale deve esibire il green pass e riceve un braccialetto di colore diverso per ogni giorno di mercatino in modo che i controlli a campione delle forze dell’ordine o degli organizzatori siano facili. (Repubblica)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 14, 2021
TOILETTE UNISEX
A un McDonald's in Brasile è stato ordinato di conformarsi alle norme sanitarie e a installare servizi igienici separati per uomini e donne. Il caso è scoppiato dopo un video diventato virale girato dall'interno di una toilette unisex di un ristorante McDonald's a Bauru. (Agi)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 15, 2021
QUISQUILIE & PINZILLACCHERE
Luigi Bisignani, che coccolava il Conte filo Cina, ora fa l’amerikano lanciando allarmi su manovre cinesi pro proteste No Vax a Trieste. Sempre sul Tempo.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 14, 2021
Per fortuna che c’è Twitter, così si possono leggere ancora le riviste clandestine https://t.co/Y2c5xiUajH
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 14, 2021
Interessante il mondo delle testate web. Ci sono giornali frizzanti diventati paludati. Quotidiani di inchiesta trasformati quasi in organi di partito. E web magazine dal (presunto) livello intellettuale che fanno numeroni con gallery di gattini. Sempre meglio della carta, però.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) November 14, 2021
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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DI SERGIO ROMANO SU ROMANO PRODI E NON SOLO:
un altro articolo, ha avuto l’effetto di risvegliare il problema dell’allargamento della Unione. Era davvero necessario che una istituzione composta agli inizi da 6 Paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) divenisse in pochi anni una Unione composta da 27 Stati? Era davvero indispensabile che il primo maggio del 2004 entrassero contemporaneamente nella Ue dieci Stati: Cipro, Estonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, e Ungheria?
Nella sua autobiografia, scritta con Marco Ascione (Strana vita, la mia, Solferino), Romano Prodi, presidente della Commissione di Bruxelles dal settembre 1999 al novembre 2004, risponde che non era possibile, dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della Guerra fredda, ignorare «quasi 80 milioni di nuovi cittadini, popoli che in parte avevano vissuto all’ombra di una dittatura e che ora potevano decidere del proprio futuro all’interno di una comunità democratica». Ma lo stesso Prodi è stato tra i primi a constatare che il buon funzionamento dell’Unione era destinato a soffrire della necessità che molte decisioni debbano essere approvate da tutti i soci. L’esigenza della unanimità presenta almeno due inconvenienti. In primo luogo apre le porte dell’Unione anche a Paesi che vogliono trarne tutti i benefici economici senza condividerne gli obiettivi ideali: e in secondo luogo concede gli stessi diritti a tutti i soci, indipendentemente dalle loro dimensioni e dal numero dei loro cittadini. Il principio dell’unanimità è il maggiore nemico della Ue. Secondo Prodi «è un cancro che va estirpato dal corpo europeo. Altrimenti non potremo correre. Come in ogni sistema democratico le decisioni vanno adottate a maggioranza, applicando, quando è il caso, la formula del quorum qualificato. Occorre quindi trovare subito il coraggio di abbandonare il diritto di veto partendo dalla politica fiscale e dalla politica estera dell’Unione». Tutto sarebbe meno complicato se i candidati all’Unione fossero stati divisi, sin dall’inizio, in due categorie: quella dei Paesi che desiderano l’Unità dell’ Europa e sono pronti a sacrificare, sia pure gradualmente, la loro sovranità; e quelli che vogliono conservarla. Con questi avremmo potuto creare, invece dell’Unione, un Commonwealth come quello che gli inglesi hanno creato dopo la concessione dell’indipendenza alle loro vecchie colonie. L’istituzione è molto variegata. Ha un presidente (la Regina Elisabetta II) ma si compone di 55 Stati indipendenti fra i quali 24 regni e 31 repubbliche. Hanno tutti una politica estera e sono liberi di intrecciare rapporti economici con quelli fra i membri del Commonwealth che hanno eguali interessi. Ma l’Unione Europea deve avere connotazioni distinte ed essere composta soltanto da Paesi che sono disposti a sacrificare progressivamente la loro sovranità.