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Legione Straniera

La Legione straniera non è il Gruppo Wagner o il Battaglione Azov

"Legione straniera" di Stefano Marino letto da Tullio Fazzolari

Il motivo per parlare della Legione straniera l’ha fornito involontariamente qualche giorno fa Boris Pistorius, ministro della Difesa della Germania. Secondo lui, per rafforzare l’esercito tedesco, sarebbe necessario arruolare cittadini di altre nazionalità. Cioè mercenari. Pistorius è socialdemocratico e le sue affermazioni
non hanno suscitato grandi polemiche. Però viene il dubbio che se una cosa del genere l’avesse detta un politico di un altro schieramento mezza Europa gli sarebbe già saltata alla giugulare. L’altra domanda è se pensa di armare i mercenari con fionde e cerbottane visto che, secondo gli esperti, gli arsenali occidentali si sono svuotati con l’invio di rifornimenti all’Ucraina.

Quello che è certo è che il ministro tedesco sembra sicuro della sua idea e per essere più convincente cita l’esempio di altre nazioni. Ed evidentemente si riferisce alla Francia e alla sua Legione straniera. Ma, in maniera altrettanto lampante, non sa di che cosa parla. La Legione non è e forse non è mai stata un reparto di mercenari. Ha quasi due secoli di storia ed è ormai un’istituzione la cui fedeltà alla Francia è a prova di bomba. Niente di più lontano dal gruppo Wagner o dal battaglione Azov. Molti libri lo raccontano compiutamente e se ne possono citare soltanto alcuni. Gianni Oliva ha scritto “Fra i dannati della terra. Storia della Legione straniera. A John Parker si deve “Dentro la Legione straniera” e a Louis Garros “Storia della Legione straniera”. Domenico Vecchioni è l’autore di “Legione straniera. Storia, regole e personaggi” e Stefano Di Marino di “Legione straniera. Storia di un’avventura”. Senza contare poi le autobiografie di chi, come Tony Sloane o Danilo Pagliaro, ha vissuto l’esperienza da legionario.

Tanti libri ma tutti vanno nella stessa direzione. Se il mercenario combatte per soldi, questo non è il caso del legionario. La paga base è di circa 1.300 euro al mese. Un foreign fighter in Ucraina ne guadagna almeno 3 mila. Chi si arruola nella Legione non lo fa per denaro ma per fuggire da qualcosa e spesso da situazioni opposte. E’ successo per parecchi anni che esuli antifascisti ed ex nazisti si siano ritrovati a essere commilitoni. Altre volte ci si arruola per combattere per una causa giusta. E’ il caso, per esempio, del grande compositore americano Cole Porter o del pioniere dell’odontoiatria Henry Lentulo. Il padre di Emile Zola e quello di Nicolas Sarkozy militarono nella Legione e poi diventarono cittadini francesi. Ma la storia più interessante è forse quella del ragazzo ebreo fuggito da Vienna occupata dai nazisti. Resterà nella
Legione e farà carriera fino a diventare generale dell’esercito francese. Ci saranno pure tra i legionari ex criminali ma chiamarlo mercenari come quelli del gruppo Wagner è un insulto. E a rendere loro giustizia bastano le ultime pagine di “La valle silenziosa”, un vecchio romanzo di Howard Simpson: Dien Bien Phu è caduta, i soldati francesi si sono già arresi ai vietnamiti. I legionari ancora no. E cantano a squarciagola la Marsigliese.

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