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Le vere differenze tra centrodestra e centrosinistra

Il centrodestra è unito ma plurale, mentre il centrosinistra è spaccato su un tema dirimente come la politica estera, dall'Ucraina al Medioriente. La nota di Paola Sacchi

Una coalizione a tre punte. Questo era e questo resta il centrodestra o destracentro a un anno dall’insediamento del governo di Giorgia Meloni. E la politica non la si fa con i sondaggi, ma con i numeri veri delle Politiche del 25 settembre 2022, che hanno visto FdI vincere nettamente ma non stravincere restando sotto quota 30 per cento e un ridimensionamento della Lega a oltre l’8 per cento con FI ritornata in pareggio con il partito di Matteo Salvini raggiungendo sempre l’8 però con meno parlamentari.

Quindi, sulle decisioni dirimenti come la legge di Bilancio, è fisiologico che ci possano essere tensioni. Tanto più in vista delle Europee del 2024 dove ogni partito andrà, con il proporzionale, per conto proprio. Gli alleati di Meloni sono nettamente inferiori sul piano numerico, ma non al punto di non avere il potere di mettere in crisi l’esecutivo, cosa però inimmaginabile.

Il punto politico di fondo è che questa maggioranza è a tre punte, unita, coesa, con un programma comune, ma sempre plurale. Meloni è il premier, il presidente del maggior partito, ma non ha la leadership dell’intera coalizione, nella quale ci sono leadership distinte degli altri partiti, Salvini della Lega e Antonio Tajani di Forza Italia.

È un quadro diverso dal centrodestra, fondato da Silvio Berlusconi che ne era anche per i numeri raggiunti da FI e per quel suo essere “concavo e convesso” il collante e il leader federativo. La drammatizzazione da parte di alcuni giornali del cosiddetto mainstream sulla manovra, sui presunti dissidi del premier con il vicepremier e titolare del Mit Salvini, ritenuto ogni volta curiosamente reo di cercare consensi per il proprio partito, sulla questione del prelievo automatico della Agenzia delle entrate sui conti correnti per i pignoramenti, poi sparito dalle bozze, o al contrario i toni un po’ celebrativi da parte di giornali di area di centrodestra sembrano non tener conto del punto politico di fondo della struttura del centrodestra. Anche FI con Tajani e il suo braccio destro, il portavoce Raffaele Nevi, insieme con esponenti come il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè intende strappare miglioramenti sulle tasse per la casa, per FI bene “sacro” a proposito degli affitti brevi. Ma alla fine è già altamente prevedibile che la “quadra” si troverà.

Il centrodestra è unito ma plurale, mentre il centrosinistra è spaccato su un tema dirimente come la politica estera, dall’Ucraina al Medioriente. La segretaria del Pd Elly Schlein ha preso fin dall’inizio una posizione netta a difesa di Israele e di condanna di Hamas, separando il terrorismo dalla causa palestinese. Ma nelle opposizioni di sinistra in queste drammatiche ore quante piazze ci sono? Ad esempio, il Pd non ha aderito formalmente a Roma alla manifestazione dove invece c’era il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. E però in quella piazza dove si è chiesta pace per la Palestina, si è condannato Hamas ma non c’erano bandiere di Israele, erano presenti, seppur a titolo personale, anche figure con ruoli non indifferenti tra i dem come il capodelegazione Ue, Brando Benifei o Marco Furfaro della segreteria, insieme con il segretario della Cgil Maurizio Landini.

Ovviamente manifestazione pacifica, seppur molto sbilanciata sui diritti dei palestinesi rispetto all’aggressione terroristica subita da Israele, pur condannata. Certamente manifestazione molto diversa da quella dell’estrema sinistra e centri sociali di ieri a Roma dove è stata strappata la bandiera con la stella di David dalla Fao. Ma intanto Schlein critica la decisione italiana di astenersi all’Onu sulla risoluzione in cui si chiedeva una tregua a Gaza per la contro-offensiva di Israele. Gli Usa del dem presidente Joe Biden hanno votato contro.

Meloni rivendica la scelta che fa tenere all’Italia un ruolo di “equilibrio” , in linea con il lavoro che si sta svolgendo per la de-escalation. Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, spiega che nella risoluzione non c’era “una condanna esplicita di Hamas”. Intanto, il centrodestra, annuncia Meloni, che smentisce dissidi con gli alleati, troverà in questi giorni la soluzione sulla legge di Bilancio, da sempre per tutte le maggioranze tema divisivo.

Ma le opposizioni di sinistra sono alle prese con divisioni e zone di ambiguità sul tema decisivo della politica estera, tornata centrale con la drammatica crisi mediorientale. E in tutto questo si consuma il divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il leader di Azione dice che lui non farà parte del campo largo della sinistra. Dove ormai i campi sono molti, c’è anche quello definito “giusto” da Conte. Ma non si intravede neppure l’embrione di uno schieramento alternativo.

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