Ho letto e sentito che un sedicente nuovo partito comunista italiano ha pubblicato una lista di filo sionisti da indicare al pubblico discredito come persone che« devono avere paura ad andare al lavoro ogni giorno e temere per l’incolumità dei loro figli e delle loro figlie». Pare che i nomi siano circa tremila e che, nell’impossibilità pratica, di colpirli tutti sia di nuovo operante la dottrina del colpirne uno per educarne cento.
L’analisi ripropone in termini aggiornati i proclami delle BR contro «l’entità sionista è parte integrante del sistema di potere della Repubblica Pontificia (…). Essa opera nel nostro paese sia attraverso proprie aziende inserite nel tessuto finanziario e commerciale italiano, sia attraverso uomini di fiducia (ebrei e non ebrei) con ruoli apicali nell’ambito mass-mediatico, nel campo dell’istruzione, della medicina, della ricerca scientifica, della politica e delle istituzioni». Segue un «elenco di alcune di tali aziende e agenti».
E’ la stessa devianza che portò negli anni ’70 alla lotta armate delle BR contro il SIM (lo Stato imperialista delle multinazionali). Siamo sempre lì, al punto di incontro dell’estremismo di sinistra e quello di destra uniti nella denuncia di un complotto internazionale organizzato dalla lobby giudaico-bancaria-finanziaria-demoplutocratica che trama nell’ombra per il dominio del mondo.
MI ritrovo ad una riedizione di una sceneggiata a cui ho assistito più volte nella varie stagioni della mia lunga vita: le ultime, in ordine di tempo, sono state condotte dalle componenti trasversali dei no vax, i cui protagonisti si sono ritrovati come un sol uomo a reggere la coda a Putin quando ha aggredito l’Ucraina, attribuendone la maggiore responsabilità alla Nato, per arrivare, sempre gli stessi a parteggiare, dopo lo strazio del 7 ottobre, per la causa di organizzazioni terroristiche che vogliono annientare uno Stato democratico con il quale rifiutano ogni possibilità di una coesistenza in pace.
Basterebbe leggere lo Statuto di Hamas. ‘’Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese – recita l’articolo 13 – contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione”. E prosegue: “Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il jihad’’.
Ricordiamo, en passant, che l’ANPI, diversamente che nei riguardi dei tagliagola di Hamas (a cui ha regalato le piazze del 25 aprile), si rifiuta di riconoscere al popolo ucraino di essere impegnato in una guerra di Resistenza anziché in azioni terroristiche ai scapito degli stessi palestinesi.
Tutto ciò premesso, per quanto abbia invano cercato di reperire l’elenco dei proscritti, ignoro se ne faccia parte anch’io. Confesso che mi dispiacerebbe di non essere considerato un nemico filo sionista da non indicare neppure nel novero di migliaia di nominativi. Mi sentirei sottovalutato ed inadeguato a portare avanti con rigore e chiarezza la mia solidarietà con Israele.
Chiedo pertanto ai dirigenti del nuovo Pci, di porre al più presto rimedio ad un’eventuale omissione e di restituirmi l’onore di un posto in quell’elenco quale equo riconoscimento a chi, come me, è convinto di battersi, con i suoi poveri mezzi, per la vittoria di Israele contro tutti i suoi mortali nemici.
E’ questa la sola condizione per una pace giusta e duratura in quell’area del mondo.