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Centrodestra

Le scommesse di Meloni, Salvini, Berlusconi e Letta

La nota di Paola Sacchi

 

Che il governo di centrodestra “durerà a lungo” non solo lo dice Giorgia Meloni, che in un bagno di folla torna “a casa” da premier alla festa dei 10 anni di FdI, a Roma, a piazza del Popolo; non lo dicono solo gli alleati, in video-collegamento, da Silvio Berlusconi che, ribadendo la centralità di FI, chiama Meloni “la nostra leader”, rivendicando l’approdo da “democrazia compiuta” del percorso da lui iniziato nel ’94, a Matteo Salvini molto soddisfatto di aver rilanciato il ruolo suo e della Lega centrale nell’approvazione del Codice degli Appalti con “meno burocrazia e più lavoro”.

Quel “dureremo a lungo”, che annuncia Meloni è anche suffragato da un clima di migliore amalgama nella coalizione, con il premier che ringrazia gli alleati per il contributo dato finora, a cominciare dalla manovra di Bilancio. Ma l’immagine plastica della mancanza di una possibile alternativa è data anche in modo netto da un’altra piazza romana non distante, quella di Santi Apostoli del Pd con i suoi candidati al congresso, un Pd sferzato dallo scandalo dell’Eurosinistra sul Qatar. Che non riesce a reagire se non presentandosi come “parte lesa”, che intende impedire, dice Enrico Letta, “che su di noi cadano tutte le porcherie”.

Berlusconi ha confermato il “garantismo”, tratto identitario di FI, con gli avversari politici, delle cui difficoltà non intende approfittarsi, pur definendo la vicenda “molto grave sul piano morale e politico” e Salvini con Meloni non affonda il colpo.

Ma, al di là del Qatargate, il Pd non sembra reagire mettendo in campo un vero progetto politico di ripartenza. Mentre Giuseppe Conte prosegue con la sua strategia a zig-zag per dare la scalata ai dem. Alleato in Lombardia dove però i Cinque Stelle non sono forti, dice no a dem e “terzo polo” proprio nel Lazio dove invece il mancato accordo con i pentastellati potrebbe determinare la sconfitta della sinistra dopo tanti anni. È a Conte che Meloni, pur non nominandolo, replica secca sulla scelta dell’esecutivo di ridimensionare e abbandonare il reddito di cittadinanza, che verrà sostituito da altre forme di aiuto per chi ne ha davvero bisogno. Alle accuse di attaccare i poveri il premier risponde: “Noi, non odiamo i poveri, c’è però chi li sfrutta per fare campagna elettorale”.

Ed è già  campagna elettorale in Lombardia. In campo Salvini e Berlusconi a Milano a sostegno del governatore leghista ricandidato Attilio Fontana. Berlusconi è netto: “Dobbiamo impedire che Pd e Cinque Stelle si prendano la Lombardia, il buon governo da noi costruito”. Salvini, che saluta con soddisfazione l’elezione dei neo-eletti ai congressi leghisti di Torino e altri centri, a Milano sostiene Fontana accompagnato da tutto il gotha leghista, da Giancarlo Giorgetti al governatore del Friuli Massimiliano Fedriga. E si toglie un sassolino dalle scarpe: “A dispetto di quello che scrivono alcuni giornali la Lega è una sola”. Poi, bagno di folla in sezione a Paderno Dugnano: “Abbiamo pagato un prezzo alto per non aver lasciato il Paese in mano solo alla sinistra, andando al governo (Draghi ndr), ora siamo ripartiti, la Lombardia non potrà essere lasciata a Pd e Cinque Stelle. Per questo non bisogna sedersi”.

Per il Lazio, intanto, Meloni annuncia agli alleati che in tempi molto brevi presenterà loro una terna da dove decidere il candidato. Il Lazio è una sfida per tutto il centrodestra, ma soprattutto per FdI. I cui primi dieci anni sono “una scommessa vinta”, chiosa Meloni.

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