E’ durato davvero poco il sollievo procurato a Silvio Berlusconi dall’assoluzione in primo grado a Milano dall’accusa di corruzione in atti giudiziari per gli aiuti alle olgettine delle sue feste private quando era presidente del Consiglio. Da quel momento, oltre a non potere escludere il ricorso della Procura in appello, i problemi politici del leader di Forza Italia sono aumentati senza lo zampino, questa volta, della magistratura. Nei cui riguardi, forse anche per questo, persino dagli alleati di governo è arrivato il sostanziale rifiuto di appoggiare una inchiesta parlamentare sull’uso politico della giustizia. Che d’altronde dura da ben prima che l’uomo di Arcore scendesse in politica.
Già coinvolto pure lui per le incaute promesse elettorali nella crisi dei superbonus dell’edilizia varati dal secondo governo di Giuseppe Conte e diventati supermalus, nel titolo del manifesto, per l’abuso della cessione dei crediti inutilmente segnalato dal governo di Mario Draghi; già coinvolto pure lui, dicevo, in questo pasticcio, che ha obbligato il governo in carica a intervenire per dolorosi obblighi di contabilità con un decreto legge d’incerto percorso parlamentare, Berlusconi è incorso in guai ancora maggiori sul piano europeo. Che pure gli sembrava più congeniale.
Sarà pure esagerato lo “schiaffo” del Partito Popolare Europeo, appunto, attribuito dall’Ansa al capogruppo di Strasburgo Manfred Weber per la decisione da questi annunciata – per ritorsione contro le critiche del Cavaliere a Zelensky sulla guerra in Ucraina – di annullare un incontro internazionale programmato a Napoli. Che peraltro è la città scelta tempo fa da Berlusconi per cominciare a scaricare di fatto sullo stesso Zelensky le responsabilità pur così evidenti di Putin nell’invasione del paese limitrofo. Sarà pure esagerato, dicevo, lo “schiaffo” gridato dall’Ansa, ma il botto di Weber è stato grosso in Italia e fuori, visto quanto Berlusconi ha sempre tenuto, anche nei rapporti con i suoi alleati in Italia, a vantare la partecipazione al Partito Popolare Europeo. Il cui capogruppo ora gli ha pubblicamente ricordato che l’appoggio all’Ucraina “non è facoltativo”.
Ora, paradossalmente ma non troppo, si trova più vicina al Ppe come leader dei conservatori europei la Meloni, che peraltro sta tessendo una tela anche con Weber in persona per cambiare gli equilibri politici nell’Unione a scapito dei socialdemocratici.
Ha un bel rifarsi il Giornale ancora di famiglia dell’ex presidente del Consiglio titolando su tutta la prima pagina più sulla risposta “sferzante” di Berlusconi al Partito Popolare Europeo -“Ora parliamo di pace”- che sullo “schiaffo” di Weber. Le cui foto col Cavaliere, e con Antonio Tajani, prima che il capogruppo di Strasburgo si facesse crescere la barba, sono diventate ancora di più d’archivio. Il Giornale si è trovato peraltro allineato, non credo comodamente, col Fatto Quotidiano che continua a scrivere di Berlusconi come del Caimano.