Che tempistica, signori. Il presidente Sergio Mattarella apre in anticipo nel suo decimo messaggio televisivo di San Silvestro a reti unificate – pur nell’apparente disattenzione dei cronisti e persino dei commentatori – le celebrazioni degli 80 anni dalla Liberazione e oggi la Repubblica, quella di carta, torna nelle edicole riesumando dagli archivi la foto del discorso di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925, cento anni fa, per ricordare con la firma di Antonio Scurati “la nascita di una dittatura”. Latente, diciamo così, dalla marcia su Roma del 1922 ma poi esplosa, sfacciatamente vantata da Mussolini assumendosi la responsabilità del delitto Matteotti, compiuto dai suoi sicari il 10 giugno 1924.
Se ottanta sono gli anni che stanno a cuore al Capo dello Stato per ricordarne la fine, cento sono quelli che, pur assegnati alla “Cultura” nel titolo sovrapposto alla foto di Mussolini di un secolo fa alla Camera, l’antifascismo militante di Repubblica ha voluto ricordare con le sue connessioni esplicite o implicite al governo in carica di destra-centro guidato da Giorgia Meloni. Ha voluto e vuole perché le rievocazioni, e tutte le emozioni politiche che esse intendono alimentare, continueranno. Già domani sul supplemento Venerdì della stessa Repubblica verrà riproposto in copertina un Mussolini minaccioso e fiero di essere “tornato”.
Questa è un po’ una rivincita culturale, anch’essa, e politica per Libero, che nell’ultimo numero del 2024 aveva provocatoriamente promosso e proposto Mussolini, nelle effigie scultoree da regime, come “l’uomo dell’anno”, denunciandone l’ossessione che di lui ha la sinistra proiettandola sulla destra guidata, con il governo, dalla Meloni. La quale, potrà anche essere stata la prima a complimentarsi pubblicamente con Mattarella per i suoi richiami al patriottismo nel messaggio ultimo di San Silvestro, ma rimane nell’immaginario di quella sinistra una specie di controparte dell’uomo del Colle.
“Mattarella sfida il governo su migranti, spese militari e carceri”, ha titolato l’Unità del mio amico Piero Sansonetti sul presidente della Repubblica. “Mattarella fa il controcanto a Meloni”, è il titolo di Domani, il quotidiano col quale Carlo De Benedetti cerca di consolarsi ogni giorno del torto fattogli dai figli di liberarsi di Repubblica, addirittura vendendola agli eredi di Gianni Agnelli.
Questo 2025 rischia di diventare davvero quello che Mario Sechi, il direttore di Libero, compiacendosi della sua provocazione di fine del 2024, ha definito oggi il “Cabaret Mussolini”. Spero che in questo gioco nessuno si faccia del male. O non se ne faccia troppo, specie sul versante di quelli che hanno cercato di proteggersi sotto il mantello delle Cultura, con la maiuscola. Che è come la Patria, in nome della quale si compiono notoriamente anche le maggiori nefandezze.