Skip to content

Le nuove passioni di D’Alema

Parlando con D'Alema in Umbria di vino e non solo... L'articolo di Paola Sacchi

Bevete gente. “Nessuno può pensare di espungere il vino dalla nostra civiltà, di tutti i prodotti agroalimentari quello che ha il più alto contenuto di intelligenza umana è il vino”. E ancora: “Il grano e il vino sono i due grandi prodotti della civiltà greco-romana, il grano è la sopravvivenza, il vino la scelta. Esiste un dio del vino, non un dio dei fagioli”. Scelta fatta con un lavoro “di sapienza, competenza, conoscenza della storia del territorio”. Orvieto, ieri pomeriggio vigilia di Ognissanti, sala dei Congressi del Palazzo del Capitano del Popolo, a lezione di vino da Massimo D’Alema.

L’occasione è la presentazione in una sala gremita del libro autobiografico di Riccardo Cotarella, enologo orvietano di fama internazionale, presidente di Assoenologi , “Il vino la mia vita” (Rizzoli). Il filo conduttore della vita di “Riccardo” è “il vino linguaggio universale che unisce persone e territori”.

All’incontro, dove ha portato il saluto della città il sindaco Roberta Tardani, moderato da Bruno Vespa, autore della prefazione, ci sono anche Brunello Cucinelli, celebre stilista e imprenditore anche lui umbro, e Leonardo Lo Cascio, uno dei maggiori esportatori e importatori di vini Usa.

Nel volume, Cotarella ripercorre una vita interamente dedicata all’enologia, dagli inizi con il fratello Renzo e la fondazione della Falesco – oggi Famiglia Cotarella, guidata dalle figlie Dominga, Marta ed Enrica – fino ai successi come consulente e presidente di Assoenologi.

D’Alema, che in Umbria produce il vino con Cotarella, nella zona di Otricoli, narra la storia del loro incontro. Nasce dalla passione che già il padre aveva per la campagna umbra e il suo vino. Racconta D’Alema: “Avevamo una piccola casa a Montefalco, poi mio padre morì e mia madre decise di vendere quella casa”. Ma l’incontro con “Riccardo” lo riportò in Umbria. Cotarella non si rassegnò al fatto che il mercato dei vini fosse di fatto dominato soprattutto dal Piemonte e dalla Toscana e operò una rivoluzione per la quale, come in una spirito medievale di città con molte storie, il vino doveva essere patrimonio e valore di tutto il territorio nazionale.

L’ex premier racconta con entusiasmo l’accoglienza di Cotarella e della sua famiglia: “Mi sono sentito parte di un progetto comune, di una comunità”. Ricorda i consigli del famoso enologo dati con “grande competenza” e anche un po’ di severità, come quando gli telefonò per dirgli che “quella vite non andava colta”.

Vespa scherza e chiede a Cotarella se D’Alema sia “un allievo docile”. Poi, l’ex ministro degli Esteri ricorda che “due terzi del mondo non beve vino” e parla dei progetti di esportazione con Cotarella del vino in Cina.

Una domanda a D’Alema sulla politica non verrebbe neppure in mente in questo contesto. Proprio qui, al Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto, l’ex leader del Pds, Ds, ex direttore dell’Unità ricorda di aver tenuto il suo primo discorso ad un convegno da presidente del Consiglio.

Ma oggi è il giorno del D’Alema maestro di vino. Un giovane giornalista della Tv di Terni “Teleambiente”, Alessandro Cavalieri, gli chiede cosa pensa del vino prodotto senza alcol. D’Alema sorride e fa una delle sue ironiche battute: “Sì, lo so, lo fanno. Ma, caro, sono delle buone bibite, diciamo…”.

Torna su