DAGOSPIA, ORGANO DEL QUIRINALE?
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
IL VATICANO SPIANA IL PIANO UE PER IL RIARMO
"L’unico vero piano, l’unico realistico appello da lanciare oggi, al posto di «Rearm Europe», non dovrebbe piuttosto essere «Peace for Europe»? Lo chiediamo facendo nostre le parole del Papa che dalla stanza del Policlinico Gemelli domenica scorsa ha detto: «Prego soprattutto per…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
IL VATICANO SPIANA IL PIANO UE PER IL RIARMO
"“Rearm Europe” è il nome del piano, evocativo di tragici momenti di «paura e terrore» del recente passato. L’Europa, negli ultimi tre anni, si è purtroppo dimostrata anch’essa incapace di iniziativa e creatività diplomatica. È…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
I CONTI IN TASCA ALL’ITALIA CON REARM EUROPE
Piano Ue di riarmo e conti pubblici. "Le cifre mosse dagli obiettivi abbozzati negli ultimi giorni infatti sono imponenti. La proposta della Commissione, che punta a un aumento medio delle spese per la difesa nell’ordine dell’1,5% del Pil di ogni Paese, può atterrare in Italia a…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
LA FAME DI DRONI
L’Esercito vuole 1.300 droni, anche l’Aeronautica e la Marina sono interessate. Per la jv italo-turca si profila una commessa di miliardi, ma Cingolani e i fratelli Bayraktar hanno glissato. “Abbiamo ricavi di 2 miliardi di dollari l’anno negli ultimi quattro anni, derivano per…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
CINGOLANI DI LEONARDO NON FA L’AMERIKANO
"Oggi molto di quello che viene comprato è di tecnologia americana, ma pagando di più sarà anche giusto cercare di farlo acquistando prodotti europei. Per questo serve avviare sempre più sinergie industriali. Come quella che abbiamo annunciato oggi con la turca Baycar, e come…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
"Fino ad oggi in Europa abbiamo speso molti soldi per acquistare principalmente sistemi americani. Dovremmo dare agli europei l’opportunità di investire di più in difesa e pace, oltre a diventare partner più rilevanti nella Nato". (Roberto Cingolani, amministratore delegato del…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 6, 2025
PURE L’EUROPA NON VUOLE FARE PIU’ L’AMERIKANA?
"I produttori europei si trovano di fronte a sfide importanti per soddisfare la domanda crescente di difesa alla luce del fatto che finora si sono approvvigionati in buona parte da paesi extra Ue che rappresentano il 70% del totale delle importazioni della difesa, con una…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
I RIGORISTI ORA VOGLIONO SBRACARE?
"L’idea è che Bruxelles permetta una deviazione al rialzo della spesa pubblica fino all’1,5% del prodotto lordo, rispetto ai piani già indicati, per ogni Paese. L’Italia raccoglierebbe così fondi per la difesa in deficit fino a circa 31 miliardi in più". (Federico Fubini,…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
I teorici e i fautori del rigorismo austero nella finanza pubblica ora elogiano la deroga sui fondi per la difesa in deficit.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
AGGIUSTAMENTI MELONIANI A REARM?
"La premier Meloni ha proposto al Consiglio che al piano definito ieri venga accostata la possibilità di una garanzia europea per gli investimenti nel settore della difesa, sul modello di InvestEu, anche con l’obiettivo di massimizzare l’impiego di fondi privati in aggiunta a…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
TRAVAGLIO TRAVAGLIEGGIA SU VON DER BOMEN
"Un bel mattino la baronessa Von der Leyen si sveglia e annuncia un piano da 800 miliardi per riarmare non l’Europa (che non è uno Stato e non ha un esercito: solo una Commissione senza poteri in politica estera), ma i 27 Stati membri, esonerandoli dai vincoli che impediscono di…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
LA SVEGLIA TRUMPIANA SERVE ALL’EUROPA
"Non ci era riuscito Vladimir Putin in tre anni di massacri e implacabile aggressione in Ucraina. A Donald Trump II sono bastate 5 settimane di diktat e affermazioni spericolate per scrostare l’ignavia dalla pelle dell’Europa costringendola a cambiare. Radicalmente". (Adriana…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
UN CONFRONTO TRA EUTELSAT E STARLINK
"Eutelsat, che a fine 2023 ha inglobato la britannica Oneweb, ha in orbita più di 600 satelliti a un’altitudine di 1200 chilometri, rispetto ai circa 7mila satelliti di Starlik che viaggiano a bassa orbita (550 chilometri dalla terra), permettendo connessioni più rapide". (Sole…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
LA VERITA’ DI BELPIETRO E’ DIVENTATA ECO-BIO CON VECCHIONI?
Questa nuova passione giornalistica del quotidiano La Verità per le cose eco-bio mi fa sorgere una domanda: c’entra qualcosa il nuovo azionista Vecchioni?… pic.twitter.com/SGYj9BkJM3
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
AMPLIFON NON SENTE TANTO BENE IN BORSA
I conti di Amplifon deludono il mercato, con il titolo in calo del 15,67% a 20,40 euro, la soglia più bassa degli ultimi quattro anni. Il Gruppo chiude il 2024 con un utile in calo dell’8,5% a 151,7 milioni rispetto ai 165,8 milioni del 2023. (Sole 24 ore)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
IL SOLE ILLUMINA IL FENOMENO DEL CAPORALATO ANCHE AL NORD
Il caporalato non è mai stato una piaga soltanto delle pianure foggiane o delle campagne di Latina. Tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia il tasso di irregolarità tra i lavoratori nei campi oscilla tra il 20% e il 30%. Ad oggi, il numero dei procedimenti…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
QUISQUILIE & PINZILLACCHERE
Testate nucleari: questi numeri valgono più di tanti pensosi e dotti editoriali pic.twitter.com/MOomP1ZCQW
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
CARTOLINA DALL’AMERICA
Donald Trump intende revocare il permesso di soggiorno temporaneo a circa 240 mila ucraini fuggiti dal conflitto con la Russia. Questa decisione rientra in un piano più ampio che punta a revocare le protezioni umanitarie per quasi 2 milioni di migranti entrati negli Usa…
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) March 7, 2025
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SU REARM EUROPE:
Perché lo «scorporo» dai vincoli del nuovo Patto di stabilità Ue, chiesto a gran voce ma senza successo pochi mesi fa dall’Italia e ora in via di rapida concessione a Bruxelles, è essenziale per il rispetto delle regole fiscali Ue; ma non cambia lo sforzo richiesto per finanziarsi sui mercati, che nel chiedere il premio al rischio guardano al peso del debito più che ai meccanismi contabili europei. E il problema, com’è ovvio, assume a Roma connotati diversi rispetto a Berlino, dove il debito è al 62% del Pil contro il nostro 135,4% e la spesa per interessi è all’1% del prodotto e non al 3,88% come qui.
Anche ieri i rendimenti hanno registrato una crescita netta, nonostante il taglio di 25 punti base dei tassi deciso come da attese dalla Banca centrale europea. Il decennale italiano è tornato a toccare il 4%, livello che non vedeva più dai primi di luglio del 2024, prima di chiudere poco sotto (servizio a pagina 10).
Si spiega anche così la contrariata prudenza manifestata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di fronte alla ridda di ipotesi fatte circolare in questi giorni da Bruxelles. Ieri il titolare dei conti non è tornato sul tema, dopo aver bollato mercoledì la «frenesia» che rischia di partorire «un piano fatto in fretta e furia, senza logica».
Ma nelle stanze di Via XX Settembre si guarda con qualche sconcerto alla corsa delle cifre mossa dagli annunci della Commissione negli ultimi giorni, per una ragione di metodo prima ancora che di merito. Prima di far danzare i numeri, è il ragionamento, sarebbe indispensabile fissare modalità e tempistiche dei programmi di investimento un po’ più dettagliate. Ed è facile prevedere che Giorgetti tornerà a chiederle all’inizio della prossima settimana a Bruxelles, dove sono in programma Eurogruppo ed Ecofin.
Le cifre mosse dagli obiettivi abbozzati negli ultimi giorni infatti sono imponenti. La proposta della Commissione, che punta a un aumento medio delle spese per la difesa nell’ordine dell’1,5% del Pil di ogni Paese, può atterrare in Italia a una somma fra i 30 e i 35 miliardi di euro. Nel pacchetto sottoposto ieri all’esame del Consiglio europeo c’è anche la parte di risorse comuni, che potrebbe poggiare sui quasi 100 miliardi di inoptato del Recovery e allargarsi a 150 miliardi con l’aiuto di nuove emissioni. In questo contesto, seguendo le chiavi di ripartizione dei contributi al bilancio Ue proporzionali al peso economico di ogni Stato membro, all’Italia potrebbe essere indirizzata una fetta intorno ai 18 miliardi: ma sempre di prestiti si tratta, che vanno restituiti.