L’AMERICA SGASA
Gli Stati Uniti sono diventati il primo esportatore mondiale di Gnl, dopo aver superato Australia e Qatar, secondo i nuovi dati compilati da Bloomberg.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
ORA PER LA RUSSA LA STAMPA E’ MOLTO BELLA
In tv nei mesi scorsi più volte Ignazio La Russa ha aveva definito "un giornale regionale, locale" il quotidiano La Stampa del gruppo Gedi per denigrarlo. Oggi vedo che lo stesso La Russa ha rilasciato un'ampia paginata di intervista al medesimo giornale locale.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
I MISSILI TRA FOGLIO E CROSETTO
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
DAVVERO LA MARINA HA SOLO 63 MISSILI?
CROSETTO SMENTISCE IL FOGLIO
"Desidero precisare che mai ho dichiarato quanto riportato dal quotidiano Il Foglio nell'edizione del 3 gennaio 2024 e poi ripreso da alcuni organi di stampa, in merito a una limitata disponibilita' di armamenti da parte della Marina militare". https://t.co/1llM2j5cS5
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 4, 2024
LA PISTOLA DEL PISTOLA
La impugnava Pozzolo quando è partito il colpo?
"Si, la stava facendo vedere ai presenti", risponde a Repubblica un agente di polizia che era presente alla cena di Capodanno nella sede della Pro Loco di Rosazza.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
Pozzolo avrebbe deciso, alle 7,25 dell’1/1, di sottoporsi allo stub per verificare la presenza di polvere da sparo su mani, giubbotto e jeans. L’onorevole invece si sarebbe rifiutato di consegnare i suoi abiti, appellandosi, secondo la Procura, all'immunità parlamentare.(Corsera)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
Pozzolo si è appellato all’immunità parlamentare rifiutandosi di consegnare i vestiti sui quali comunque è stato eseguito lo stub. Per i pm non c’era ragione di appellarsi all’immunità perché «non era stato chiesto di sottoporsi a perquisizione personale o domiciliare». (Rep)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
VERTICI ATOMICI
A ogni cambio al vertice della società statale Sogin, i nuovi arrivati praticano lo scaricabarile sui predecessori. E così oggi il nuovo ceo, Gian Luca Artizzu, dice al Corriere della sera "che "quasi tutta la prima linea è stata rimossa e spostata su altre funzioni".
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
COMUNICATORI AFFETTUOSI
Giovanni Diamanti, figlio di Ilvo Diamanti e presidente di Quorum/YouTrend, consulente di molti politici tra cui il sindaco di Roma, parla così al Corsera di Roberto Gualtieri: «Uomo di enorme esperienza e prestigio. Sa usarli nelle situazioni difficili».
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 3, 2024
I SALDI DI CONFCOMMERCIO
Saldi dal 5 gennaio. Secondo l'ufficio studi di Confcommercio, ogni persona spenderà circa 137 euro mentre è di 306 euro la spesa media a famiglia.
Sono affascinato dalla precisione al centesimo delle stime econometriche di Confcommercio. Manco Branko.
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 2, 2024
BORSINO FERRAGNI
Safilo, la cura Chiara Ferragni non basta. In borsa il titolo scivola e la profittabilità rimane bassa. (Milano Finanza)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 2, 2024
CARTOLINA DALLA CINA
"La Cina si addestra con un nuovo simulatore di scenari bellici attorno alla Terra, in linea con il piano di trasformazione in potenza spaziale. Piano che non può prescindere dal dominio dei Mari Cinesi, ostacolato dagli Usa e dai loro partner nell’Indo-Pacifico". (Limes)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 2, 2024
CARTOLINA DALLA RUSSIA
"Schierata contro l’aborto e l’immigrazione irregolare, la Chiesa ortodossa moscovita tenta in ogni modo di evitare la disgregazione dello Stato. Il rapporto tra Putin e Kirill". (Limes)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 2, 2024
CARTOLINA DALL’EGITTO
"Gli effetti del conflitto tra Hamas e Israele rafforzano il sistema di potere incarnato da al-Sisi, considerato da quasi tutti gli attori regionali e internazionali una figura di stabilità insostituibile nel panorama del Medio Oriente e del Mediterraneo orientale". (Limes)
— Michele Arnese (@Michele_Arnese) January 2, 2024
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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL FOGLIO:
“E pensare che la nostra Marina militare dispone solo di 63 missili”. Qualche giorno fa Guido Crosetto durante una commissione Difesa si è lasciato sfuggire questa numerica riflessione che ha colpito un po’ tutti i presenti. Parole accompagnate da un certo moto di preoccupata rassegnazione. Il ministro stava commentando quanto accaduto nelle scorse settimane nel Mar Rosso, quando il cacciatorpediniere USS Thomas Hudner ha distrutto alcuni droni lanciati dalle aree controllate dai ribelli houthi, nello Yemen. Per l’occasione, la Marina militare degli Stati Uniti ha sganciato un’ottantina di missili. Una potentissima pioggia di fuoco, una dimostrazione di forza. “E noi invece ne abbiamo solo 63, di missili”, è stata la chiosa di Crosetto. Un’affermazione che apre uno spaccato sugli armamenti dell’Italia tra commesse, lunghissimi tempi di consegna e investimenti. Mare, cielo e terra: la situazione non è ottimale. Anzi. Lo sanno bene all’Aeronautica, ma anche all’Esercito, dove il parco carri armati, per fare un esempio, non è proprio tutto arruolabile (solo il 20 per cento dei mezzi è in condizioni ottimali).
La situazione per quanto riguarda i missili è preoccupante, confermano al Foglio fonti vicine alla Marina militare italiana. Pesano i costi dell’approvvigionamento di armi dal valore milionario – aggravati dall’aumento dei prezzi delle materie prime – e che rendono sempre meno sostenibili le guerre combattute contro sistemi d’arma che, invece, valgono poche migliaia di euro. Il problema è vero al punto che persino la più forte e moderna marina al mondo, quella americana, ha notato come la guerra nel Mar Rosso contro gli houthi nasconda un problema di sostenibilità economica. Il mese scorso, alcuni funzionari della Difesa americana hanno confessato a “Politico” che la necessità di trovare più alleati possibili nella guerra contro i ribelli dello Yemen risponde anche a ragioni economiche. Se si usa un missile da oltre 2 milioni di dollari per abbattere un drone suicida di fabbricazione iraniana dal valore di qualche migliaio di euro (gli Shahed-136, i più cari, costano appena 20 mila dollari) è difficile sostenere uno sforzo militare prolungato.