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Le news su Acn, Equalize, Servizi e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Acn, Equalize, Servizi segreti e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

EQUALIZE SVOLGEVA SERVIZIETTI PER I SERVIZI?

 

I GRANDI CLIENTI DI EQUALIZE

 

BANCHE DATI DATE IN APPALTO DALLO STATO?…

 

IL BILANCIO DELL’AGENZIA PER LA CYBERSICUREZZA NAZIONALE

 

 

 

IL LISTINO PREZZI DEI VINI

 

QUEI FURBETTI DEGLI NCC

 

LE VISIONI DI ESSILUX

 

LE SPESUCCE IN ALBANIA

 

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL FATTO QUOTIDIANO SU EQUALIZE E SERVIZI SEGRETI:

A pagina 59, quando i carabinieri annotano che “sin dall’inizio” delle indagini “s’è già accertato che presso gli uffici della Equalize si sono già recati funzionari della Presidenza del Consiglio dei ministri”. Attenzione, non un singolo funzionario, magari amico di Gallo, arrivato in via Pattari per salutarlo e prendere un caffè.

Il seguito delle sette illuminanti righe vergate dai carabinieri è ancora più interessante: “Le conversazioni” tra Gallo e i funzionari della Presidenza del Consiglio sono state sì intercettate, ma “non sono state oggetto di sunto e trascrizione”. Non dev’essersi trattato, a questo punto, d’un semplice caffè. E comunque, se non sapremo mai cosa si siano detti i funzionari del governo e il gruppo di via Pattari, un motivo ci dev’essere. Ma sono le tre righe successiva a descrivere ulteriormente la delicatezza della questione: “Tale evidenza – scrivono i carabinieri – dimostra l’entratura dei soggetti con i quali ci si sta approcciando e la ragnatela di conoscenze e contatti di cui dispongono”. I carabinieri hanno fatto un controllo, per capire se Gallo e i suoi uomini siano funzionari della nostra intelligence, e concludono: “Allo stesso tempo s’è accertato che gli stessi non hanno alcun ruolo organico con apparati di sicurezza nazionali”. Anche la precisazione – “ruolo organico” – è significativa: non esclude l’esistenza di un ruolo, all’interno della nostra intelligence, ma soltanto che sia ufficiale. Allora è il caso di unire i puntini, disseminati qui e là nelle migliaia di pagine d’inchiesta, a partire dall’ottava riga, che chiude il paragrafo.

“Gallo – si legge – dispone di un cripto-fonino con tecnologia israeliana”. Una frase secca. Un dettaglio, buttato lì, senza ulteriori spiegazioni, nella nota scritta l’11 ottobre. Spulciando gli atti, però, si scopre che appena sette giorni prima, il 4 ottobre, Gallo è stato sorpreso a utilizzare questo speciale telefono “con agenti dei Servizi segreti”. E quindi il cerchio si stringe. E si stringe ancor di più quando l’altro ieri, in Procura, Gallo tiene a definirsi “servitore dello Stato” disposto a parlare con i pm “per dimostrare la mia innocenza”. Un altro uomo del gruppo, l’ingegnere informatico Edmondo Pegoraro, definito negli atti “dipendente di una società d’intercettazioni accreditata, che ha provveduto ad attivare perquisizioni informatiche silenti” ieri ha dichiarato di aver cercato di “sviluppare qualcosa di buono nel mio Paese e per il mio Paese”.

Alla luce di questi dettagli, diventa credibile Gallo quando, intercettato, dice di aver “lavorato nei Servizi”. E i carabinieri segnalano gli incontri, sempre negli uffici di via Pattari, tra “Gallo e uomini dell’intelligence”. Un’altra valanga di pagine annerite dagli omissis. La logica porta a una conclusione: Gallo e il suo gruppo potrebbero aver agito “per il Paese” – parafrasando Pegoraro – come un’entità non organica dei Servizi. Si spiegherebbero meglio le sue parole: “Questi sono due dei Servizi segreti” dice Gallo, il 3 ottobre, mentre viene intercettato. “Stavano con me a via del Tritone gli faccio domani… (si sente digitare sul computer) …io ho scritto una mail che la nostra piattaforma stanno in collegamento con il Giappone e stanno in attesa di avere informazioni precise che ci arriveranno solo domani”. Nei pressi di via del Tritone effettivamente ci sono uffici dell’intelligence.

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 SUGLI NCC:

Sei miliardi di euro. Spariti. Trasportati verso il nulla da decine e decine di migliaia di auto a noleggio con conducente in fuga negli ultimi dieci anni verso i loro piccoli paradisi fiscali domestici rappresentati dalla Valle d’Aosta e dalle Province autonome di Trento e Bolzano. Fuga solo sulla carta, ovviamente. Ma i soldi sono spariti davvero.

A calcolarli è una consulenza tecnica chiesta dalla Città metropolitana di Roma Capitale, che sta ravvivando il già fitto fronte giudiziario su cui combattono società di noleggio ed enti territoriali. Perché i miliardi sfumano dalle casse delle Regioni, che insieme alla sede legale delle società perdono la loro tassa automobilistica, e da quelle di Province e Città metropolitane, che non ricevono l’imposta di trascrizione e la quota di Rc Auto destinata agli enti di area vasta. Non è complicato immaginare la reazione di Roberto Gualtieri quando, nella sua veste di sindaco metropolitano di Roma, ha ricevuto i conti; e insieme a Beppe Sala a Milano, Gaetano Manfredi a Napoli e Roberto Lagalla a Palermo ha rilanciato una battaglia unisce i terreni legale e politico.

Nei conteggi di Arianna Montagni, la tributarista che ha sviluppato la consulenza per Roma Capitale, solo le Città metropolitane hanno perso su queste strade due miliardi di euro, mentre il mancato gettito (mal)sopportato dalle Regioni vale il doppio, in una geografia che ha fin qui penalizzato soprattutto Lazio, Emilia-Romagna, Lombardia, Campania, Veneto e Piemonte. Sul tema sono fiorite le battaglie giudiziarie contro le società che si trasferiscono nelle placide valli ad autonomia speciale mentre le loro auto continuano a destreggiarsi nel traffico indiavolato dell’Italia ordinaria. Ma la giurisprudenza si è divisa fra chi, come le Corti di Giustizia Tributaria di Milano, Bologna e Mantova, riconosce l’esistenza dell’abuso del diritto e chi invece la nega, come la Corte di giustizia di Roma nel caso della Città metropolitana e in quello della Regione Lazio.

Ma più degli scontri giurisprudenziali, sono i numeri a mostrare l’entità plateale del fenomeno. Le immatricolazioni di auto a noleggio con conducente registrate dalla banca dati dell’Aci oggi in Italia sono 455.435, cioè 7,7 ogni mille abitanti. La sola Valle d’Aosta, dove vive lo 0,2% degli italiani, ne concentra però 36.566, cioè l’8% del totale.

Se tutte viaggiassero davvero fra Aosta e Champoluc, nella Vallée ci sarebbero tre auto con autista ogni 10 abitanti, neonati compresi, con un’intensità di servizio che si faticherebbe a trovare anche fra le corti arabe gonfie di petrodollari. Ma il reame vero dei noleggi con conducente è il Trentino Alto Adige, che con l’1,8% della popolazione raduna il 44,9% delle auto immatricolate in Italia e in teoria vede viaggiare sulle proprie strade 188,85 vetture con conducente ogni mille abitanti. Con il 2% della popolazione, i due piccoli territori autonomi sommano il 52,9% delle immatricolazioni. Il conto esclude le auto immatricolate in Polonia, Bulgaria o Repubblica Ceca, e iscritte nel registro dei veicoli esteri: sono 53mila, ma 35mila (il 66%) risultano circolanti in Campania, che per questa via perde 20 milioni di euro all’anno.

La spiegazione è fiscale. Perché l’imposta provinciale di trascrizione che si paga lassù è inferiore di circa il 30% a quella che si deve versare a Milano, Padova o Roma. Ma l’arma della concorrenza tributaria arriva spuntata negli enti dei territori ordinari, già alle prese con bilanci ridotti all’osso dalla lunga e ora epocale crisi dell’auto che prosciuga le entrate di un federalismo provinciale basato quasi solo sulla gomma.

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