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Roma

Le fortune di Roma

"Roma in bilico" di Luca Fezzi letto da Tullio Fazzolari

Cosa c’entra Alessandro Magno con l’antica Roma? Praticamente nulla secondo tutti i manuali di storia. E per esserne pienamente convinti basta riguardare la cronologia degli avvenimenti: mentre Alessandro , conquistava mezzo mondo, i romani si erano appena ripresi dalla devastante invasione dei galli guidati da Brenno e cominciavano a scontrarsi con i sanniti. Ma gli eventi potevano prendere una direzione completamente diversa. Luca Fezzi con “Roma in bilico” (Mondadori, 300 pagine, 22 euro) riesamina la storia romana con un approccio inedito. Non è il semplice e scontato racconto dei fatti ma l’analisi dei periodi cruciali in cui decisioni politiche o militari o anche una casualità si sono rivelate determinanti. E di momenti simili l’antica Roma ne ha vissuti almeno una dozzina che Fezzi ripercorre iniziando dal leggendario Romolo per arrivare fino allo sciagurato imperatore Valente.

Il risultato è il racconto di una storia ipotetica ma rigorosamente documentata. E magari anche più intrigante da leggere rispetto alla solita storiografia perché ha un po’ il fascino dell’incognito e dell’imprevisto. In altre parole: degli elefanti di Annibale o di Cesare che passa il Rubicone si sa già tutto ma come sarebbe andata a finire negli scenari alternativi? O se, come già accennato, i destini di Roma e di Alessandro Magno si fossero incrociati? L’interrogativo non è affatto estemporaneo. Prima di invadere l’impero persiano Alessandro esaminò la situazione a nord e a ovest del regno macedone. Incontrò i temibili galli e ne rimase impressionato quando gli risposero che l’unica cosa di cui avevano paura era che il cielo gli cadesse sulla testa (frase poi ripresa e resa celebre dai fumetti di Asterix). Capì che solo andando a Oriente poteva soddisfare la sua ambizione di grandiose conquiste. Avesse deciso il contrario e fosse sbarcato in Italia non avrebbe avuto lo stesso risultato. Forse avrebbe fatto la fine dello zio materno, Alessandro il Molosso re dell’Epiro, ucciso in Lucania. E in un eventuale scontro diretto con la repubblica romana avrebbe dovuto fare i conti con cinque o sei generali di grandi capacità e, soprattutto, con la tattica della legione nettamente più innovativa della falange macedone. Lui forse non sarebbe diventato Alessandro il grande ma anche Roma avrebbe dovuto logorarsi in un conflitto imprevisto.

Sarà anche vero che la storia non si fa con i “se” ma, come dimostra il libro di Fezzi, è altrettanto indiscutibile che l’antica Roma è stata assistita nella sua crescita da una buona dose di fortuna: quando il suo destino era in bilico, spesso i suoi avversari hanno preso la decisione sbagliata. Annibale, dopo la travolgente vittoria di Canne, non attaccò le mura capitoline e forse non poteva farlo perché non aveva le macchine da guerra necessarie per un assedio. Cleopatra per ragioni inspiegabili abbandonò la battaglia di Azio con tutta la sua flotta lasciando così a Ottaviano una schiacciante superiorità. E Massenzio fu sconfitto da Costantino anche perché s’era fidato di indovini un po’ cialtroni. In “Roma in bilico” la storia c’è tutta ma narrata in maniera più agile.

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