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Landini

Le facce di tolla sul caso Zelensky a Sanremo

Che cosa penso di Zelensky al Festival di Sanremo. Il commento di Cazzola

 

Ecco una nuova sfida per quei giornalisti specializzati in retroscena: è stato Emmanuel Macron a non invitare Giorgia Meloni alla riunione di vertice con Zelenzky? Oppure è toccato all’ospite ucraino comunicare al padrone di casa quali fossero i leader che era disposto ad incontrare? Il bello è che, i due, interpellati da una ‘’Io sono Giorgia’’ infuriata, hanno scaricato la responsabilità uno sull’altro.

In verità la cosa non ha molta importanza in sé, a fronte dei dati di fatto: fosse o no politicamente corretto che gli statisti dei Paesi più importanti si incontrassero a parte, Meloni non c’era. E ciò che la presidente ha detto in conferenza stampa a proposito del mancato invito ricorda molto l’indispettita reazione della volpe che non riesce ad arrivare all’uva.

Certamente a Mario Draghi non sarebbe capitato di restare fuori della porta; ma non bisogna prendersela più di tanto, perché è molto più increscioso – del tipo ‘’piove sul bagnato’’ – che sia saltato l’incontro bilaterale di Meloni con Zelensky, un fatto che non può essere compensato da un plateale abbraccio tra i due ripreso dalle telecamere prontamente allertate.

Sarebbe divertente se, tra qualche giorno, qualcuno rivelasse che la freddezza del leader ucraino nei confronti della presidente del Consiglio è stata determinata dal trattamento che la Rai ha riservato a Zelensky in occasione del Festival di Sanremo. Prima è stato invitato a partecipare di persona, poi si è parlato di un video che sarebbe stato sottoposto ad un’occhiuta verifica da parte dei vertici Rai. Una procedura al centro per giorni di tutti i talk show televisivi e di consultazioni a tappeto degli ospiti abituali da parte di accaniti conduttori.

Che un capo di Stato chiamato ad intervenire in tutti i consessi nazionali ed internazionali, dove le parole dette possono influenzare la vita e la sicurezza di milioni di persone, debba rispondere delle sue opinioni a una persona di nome Carlo Fuortes è un esito che non riusciremmo neppure a definire ridicolo, perché non fa sorridere, ma suscita solo delle domande inquietanti con riguardo a coloro che hanno incarichi di responsabilità nella più importante azienda italiana della comunicazione.

Ci saremmo aspettati che Zelenzky si comportasse come Benedetto XVI quando reagì, rimanendo in Vaticano, all’ignobile manifesto sottoscritto da numerosi docenti e intellettuali contro la sua partecipazione, da professore, ad una conferenza all’interno della Sapienza. Hanno spiegato invece che il Festival di Sanremo è uno degli spettacoli più seguiti in Russia e in Ucraina e che, pertanto una presenza autorevole all’evento, in rappresentanza del Paese invaso, avrebbe potuto svolgere un ruolo importante a livello della propaganda, ammesso e non concesso che Putin non avesse adottato delle contromisure.

Poi il caso si è risolto con la lettura di un messaggio da parte del conduttore Amadeus nella serata odierna. A me non sembra che tutto questo arzigogolare abbia un senso. Anche perché, seguendo il dibattito dei giorni scorsi, mi sono reso conto di non aver mai incontrato tante facce di tolla, come in questa circostanza.

Ne abbiamo sentite di tutti i colori: dal principio del libero Festival in libero Stato all’incompatibilità tra lo spettacolo e la politica (e Benigni, allora?) fino alla considerazione aberrante per cui, con le modalità previste, si sarebbe dato spazio ad una sola delle parti in conflitto (come se Lavrov non avesse conversato per 45 minuti con un Giuseppe Brindisi in trepido ascolto, avvalendosi delle argomentazioni, sulla strage di Bucha, che gli avevano suggerito degli ex inviati di guerra italiani). Ma non vi sono state solo le critiche, le disapprovazioni; persino gli insulti.

Alcuni movimenti pacifisti erano decisi a organizzare, per stasera a Sanremo, una manifestazione ‘’contro la guerra’’; in sostanza come se fosse Zelenzky il principale responsabile del conflitto, in combutta con gli americani e la Nato. Sembra un paradosso, ma l’accoglienza trionfale tributata al presidente Zelenzky nelle capitali europee ha messo in chiaro un fatto: l’unica città che lo avrebbe accolto a male parole sarebbe stata Sanremo.

Bel primato di un Paese putiniano nell’animo!

Devo aver vissuto male questa circostanza, tanto che ho sognato (I have a dream) ieri notte che nella tarda serata di oggi l’aereo presidenziale atterrava ad Albenga per consentire a Sergio Mattarella di assistere, in forma privata, al Festival, mentre Amadeus leggeva il messaggio della discordia. Ovviamente ciò non avverrà, anche se Mattarella è un uomo di spirito. In caso contrario sarebbe interessante trovarsi all’Ariston ‘’per vedere di nascosto – come dice la canzone – l’effetto che fa’’.

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