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Sondaggi Governo Meloni

Le critiche al governo gonfiano i consensi di Meloni, Salvini e Tajani

Mentre le sinistre vanno in piazza, le polemiche anti governo delle opposizioni sono salutari per Meloni, Salvini e Tajani stando ai sondaggi demoscopici. I Graffi di Damato


Per ironia della sorte quella che il manifesto chiama “una giornata a lezione di opposizione” – a proposito dei due cortei organizzati a Roma contro il governo al grido di “Eccoci”, in rosso, stampato dall’Unità –  coincide col massimo del consenso registrato nei sondaggi dalla premier e dai suoi alleati. E con altro ancora di sorprendente, come vedremo.

Come riferisce Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera, il partito della Meloni salta dal 26 per cento dei voti delle elezioni politiche dell’anno scorso a quasi il 30 per cento, cui manca solo lo 0,2. La Lega di Matteo Salvini sale dall’8,8 al 10 per cento. E, pensate un po’, “risulta in crescita anche Forza Italia” dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Immagino la delusione dell’ormai concorrente diretto Matteo Renzi, l’ex “royal baby” sognato pacificamente sul Foglio e altrove da Giuliano Ferrara. Ma il senatore di Rignano può consolarsi con gli altri 80 mila euro appena strappati per diffamazione in tribunale a Marco Travaglio.

Il sondaggio Ipsos di Pagnoncelli, come accennavo, non è la sola rivincita della Meloni su chi protesta in piazza contro di lei e il suo governo. La premier è anche reduce dal vertice europeo di Granada dove si è chiarita col cancelliere tedesco Sholz e ha fatto adottare sul tema dell’immigrazione una linea tanto diversa da quella che lo stesso Sholz avrebbe desiderato da spingere non Libero dell’ex portavoce di Palazzo Chigi Mario Sechi, che l’ha citata, ma la Frankfurter Allgemeine, il più autorevole giornale teutonico, a scrivere che “Berlino è andata contro il muro di granito di Roma”. Che la Meloni ha saputo costruire d’accordo con la Francia e la presidente (tedesca) della Commissione europea Ursula von der Leyen. E’ il muro del contenimento dell’immigrazione più dalla partenza che all’arrivo.

Con sorprendente e fallosa  sintonia sia Il Foglio sia la Repubblica hanno rappresentato il successo della Meloni a Granada rovinato dal no dei polacchi e degli ungheresi, solidali nella resistenza alla distribuzione solidaristica dei migranti approdati sulle coste italiane fra i paesi dell’Unione. “Meloni ricuce con Sholz. Polonia e Ungheria le guastano la festa”, ha titolato, in particolare, Il Foglio. “Orban si oppone e imbarazza Meloni”, ha gridato  la Repubblica.

Eppure “le botte da Orban” alla Meloni valorizzate anche da Stefano Rolli nella vignetta del Secolo XIX hanno finalmente liberato la premier italiana dalla rappresentazione un po’ vecchiotta e semplicistica, diciamo così, di una leader sovranista a rimorchio di amici ancora più sovranisti di lei come i polacchi e gli ungheresi. Infatti Flavia Perina sulla Stampa si diverte a chiedersi e chiedere “se Giorgia lascia Matteo”, cioè Salvini, “da solo con i sovranisti”.

In questa situazione non è tanto ironica quella raccomandazione fatta dal manifesto ai dimostranti di oggi a Roma a non tenere i cartelli dalla parte sbagliata del Viva, anziché dell’abbasso al governo.

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