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Pasqua

Le chiese, la Pasqua e il Coronavirus

Il corsivo di Paola Sacchi

 

Si parla, e meno male, di riaperture, in sicurezza, scaglionate via via di librerie, cartolerie, parrucchieri, negozi di abbigliamento. Evviva! Ma la voce chiese, a meno di una distrazione, non l’ho trovata da nessuna parte. Chi, come Matteo Salvini, aveva proposto una parziale riapertura, con tutte le regole di sicurezza necessarie, dei luoghi di culto della religione cattolica è stato praticamente subito messo a tacere. Tacciato al solito di essere un propagandista della religione.

Chi ha sostenuto sui social la sua proposta si è beccato anche commenti irridenti, se non offensivi. Ora qui non si tratta di esser leghisti o di fare da grancassa al leader della Lega, primo partito italiano. Ma di sottolineare il disagio e anche un certo senso di smarrimento di moltissimi italiani come me di fronte a certe reazioni.

Per paradosso: andare in chiesa a pregare da credenti, ognuno a modo suo, è cosa sacrilega? Per le regole di certo politically correct sembrerebbe di sì. O che, comunque, faccia più fino parlare di librerie, che adoro, dove passerei sempre delle ore, che di chiese. A volte alcuni stentano a parlarne quasi vergognandosene, per il timore di esser tacciati come bigotti o bigotte.

Ecco, io, ad esempio bigotta non sono certo, dopo un’educazione da bambina da parte di una madre molto credente, ma anche molto liberale nei modi, per tantissimi anni poi non sono più andata a messa, se non per cinque minuti, il tempo di farmi il segno della Croce, non mi sono più confessata e quindi comunicata.

Poi, dopo un lungo tragitto della vita, mi sono ricongiunta a modo mio con i riti con i quali mia madre mi aveva educata da bambina. In questo mi ha molto facilitata certo la vicinanza della mia casa nativa al Duomo di Orvieto. Essere andata lì per le funzioni di maggio con mia madre per me è stato come studiare, conoscere fin da bambina il Giudizio Universale di Luca Signorelli e Beato Angelico. Le funzioni si tenevano allora proprio sul “set” di quel capolavoro.

Pregavo con un libretto foderato di madreperla e però al tempo stesso alzavo gli occhi su quelle volte, sulle pitture di quella meraviglia: gli angeli, i demoni, gli scheletri, la resurrezione della carne, l’Anticristo, la donna con lunghi capelli biondi, immagine celebre in tutto il mondo, che secondo la leggenda il Signorelli, per vendetta, poiché lo avrebbe tradito, mise sulla groppa del Diavolo. Religione e storia dell’arte in un magico e privilegiato intreccio, nella Cappella della Madonna di S. Brizio, dove oggi non si officiano più i riti religiosi. È aperta in tempi normali solo per le visite del pubblico, scaglionate a gruppi non numerosi per cercare di proteggere il meglio possibile gli affreschi che lo stesso Michelangelo venne a studiare per la sua Cappella Sistina.

Ma le chiese ovviamente in tutta Italia sono spesso gioielli-capolavoro, con uno straordinario insieme di religione e arte. Basti solo pensare a quelle di Roma con le opere del Caravaggio. Sono luoghi dove anche i non credenti vanno per ritrovare bellezza e trarne un po’ di pace dell’anima e della mente.

Così come questa pace la recavano, e torneranno a recarla, i riti della Settimana Santa, i ramoscelli d’ulivo della Domenica delle Palme, che mia madre custodiva sempre in casa e cambiava di anno in anno, consuetudine da me conservata anche nella fase agnostica, certe processioni in costume della Via Crucis del Venerdì Santo nelle città e nei piccoli centri umbri e di tantissimi altri luoghi italiani, un intreccio di religione, tradizioni, arte.

È stato naturalmente giusto – e per favore qualche tifoso del politically correct applicato a dosi massicce a ogni circostanza come elemento che fa fino – non fraintenda, è stato anzi giustissimo, sacrosanto sospendere tutto ciò. A casa si deve stare. Punto e basta. E bisognerà ragionare bene su come, con le doverose regole, si potrà riprendere ad andare in chiesa.

Sarebbe un sacrilego scandalo poter tornare anche qui, oltre che, evviva, in libreria, dal parrucchiere, dall’estetista o a comprare un tailleur, anche per contribuire a far riprendere la nostra economia?

Buona Pasqua di Resurrezione.

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