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Laschet Scholz

Tutti i duelli economici tra Laschet e Scholz in Germania

Tutte le proposte sull'economia di Armin Laschet e Olaf Scholz, i due candidati principali alla carica di cancelliere della Germania. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

Un duello sull’economia, confinato ai due candidati che secondo i sondaggi hanno davvero la possibilità di diventare cancelliere: Olaf Scholz e Armin Laschet. Lo ha messo in piedi l’Handelsblatt attraverso una doppia intervista che occupa oggi l’apertura del quotidiano. E che mette i due principali contendenti uno di fronte all’altro ed entrambi di fronte agli elettori.

IL RUOLO DEL MERCATO

È stata probabilmente una certa leggerezza sui principi fondamentali dell’economia (assieme a qualche gaffes e ai timori che la svolta ecologica pesasse troppo sulle tasche dei cittadini) ad aver consumato l’ambizione di Annalena Baerbock di diventare la prima cancelliera verde della storia tedesca. Una frase, pronunciata in uno dei confronti televisivi a tre, è rimasta in testa a chi opera nel mondo dell’economia: “Il mercato se ne frega delle persone”. Forse neppure a un candidato della Linke (la sinistra radicale), oggi, sarebbe venuto in mente di pronunciare una frase simile. Di certo non viene in mente all’aspirante socialdemocratico, che al momento è anche ministro delle Finanze del governo in carica: “Il mercato è efficiente ed è la base del nostro benessere”, ha detto all’Handelsblatt, “ma ha bisogno di regole per il suo sviluppo”. Libertà economica regolamentata è il credo di Scholz, che immagina il suo ruolo come manager politico di uno Stato imprenditoriale.

Il mantra dell’economia sociale di mercato, condiviso da quasi tutti i partiti tedeschi ma di cui la Cdu vanta una sorta di copyright dai tempi di Ludwig Erhard, contiene anche le istanze più liberiste di Armin Laschet, di suo impregnato di una solida formazione cattolica. “Il mercato libera energie, e da noi opera all’interno di una cornice sociale”, spiega all’Handelsblatt.

IL LAISSEZ-FAIRE DI ARMIN LASCHET

Tuttavia, soprattutto negli ultimi giorni, forse anche per recuperare un po’ di consenso scivolato verso i liberali, Laschet è tornato a presentarsi come un purista del mercato, riesumando dalle oltre 300 pagine di programma elettorale il capitolo sulla modernizzazione. Un decennio di profonde trasformazioni, cui vorrebbe sottoporre la Germania per rimontare il ritardo accumulato verso i Paesi più competitivi su digitalizzazione e innovazione.

La parola d’ordine è “sburocratizzazione”: liberare imprese ed economia dai troppi vincoli, liberare energie, velocizzare le pratiche, accelerare le autorizzazioni. Un ritorno al laissez-faire, suggerito anche dall’ingresso nella squadra elettorale del liberista di famiglia, il figliol prodigo Friedrich Merz, un messaggio che la Cdu di Merkel aveva relegato in soffitta, complica anche la cattiva accoglienza fra gli elettori del programma liberista con cui la stessa Merkel affrontò la sua prima campagna elettorale. “Ma la Silicon Valley non è nata con i divieti”, riprende il candidato conservatore, “bisogna chiaramente accelerare i passaggi della ricerca e sviluppo di importanti tecnologie del futuro in modelli di business di successo”.

Laschet promette di dare impulso alla road map della digitalizzazione, centralizzando strategie e strumenti di applicazione in un ministero apposito, a diretto contatto con il cancelliere. “Chefsache”, affare del capo, dicono i tedeschi.

SCHOLZ, INVESTIMENTI NELLA CERTEZZA DELLE NORME

Un mix di investimenti pubblici e privati è la miscela di Olaf Scholz per spingere la Germania sulla strada della modernizzazione e della transizione industriale verso la neutralità climatica. Il tema è caro anche al socialdemocratico, il ritardo del Paese nei confronti dei concorrenti più agguerriti è presente a tutti. È ai privati che spetterà però il compito maggiore: “Favorire investimenti privati nell’ambito di condizioni normative chiare”, è il credo di Scholz, scottato da recenti vicende bancarie (Wirecard su tutte) che oggi lo vedono sulla difensiva per accuse di negligenza.

“Potrete investire e potrete aumentare le vostre capacità, senza temere che dopo due anni cambino regole e condizioni”, dice agli industriali attraverso il loro quotidiano di riferimento.

Con minore enfasi, la velocizzazione delle procedure burocratiche è anche nel programma Spd: “Il prossimo governo deve creare condizioni favorevoli per la semplificazione delle procedure di autorizzazione”.

TASSE, SALARIO MINIMO E TETTO AI DEBITI

Una profonda riforma fiscale, promette Armin Laschet, indicando alleggerimenti fiscali per i redditi medi e piccoli. L’aumento del salario minimo dagli attuali 9,60 euro a 12, è l’impegno di Olaf Scholz per restituire dignità ai lavoratori e accrescere i consumi interni, pilastro sempre debole dell’economia tedesca. Proposte in contraddizione con il fatto che entrambi i candidati ribadiscano il rispetto per la regola del tetto ai debiti, che è in Costituzione e dunque richiederebbe una maggioranza di due terzi in Bundestag per essere modificata. Laschet la rivendica per convinzione, Scholz più per realismo, anche se ammette: “In realtà il governo investe già molto, il problema è che i finanziamenti circolano poco”.

Tornando al fisco, la Cdu esclude categoricamente aumenti delle tasse nella prossima legislatura (lo fece già Angela Merkel in passato, ma poi le cose sono andate diversamente), l’Spd propone un aumento delle aliquote per i redditi alti, la reintroduzione dell’imposta sul patrimonio e un corrispettivo alleggerimento per redditi medi e piccoli.

EUROPA, VIVA IL PATTO DI STABILITÀ. CON QUALCHE DISTINGUO

Il patto di stabilità europeo non si tocca. Alla fine tutti e due i candidati si riconoscono nella tradizionale linea della politica europea tedesca. Le accuse reciproche degli ultimi giorni sono frutto più dell’animosità da campagna elettorale che di una reale visione differente. Variazioni sul tema si notano fra le righe. Laschet  ha messo da parte il lato europeista che lo caratterizzava fino a qualche mese fa, inseguendo il solco tracciato dai suoi “hard-liner”, Söder e Merz: nessun allentamento di limiti e regole, i tedeschi non pagheranno per le debolezze dei sistemi del sud Europa. Si dimenticano quelle di casa propria, a cominciare da quelle bancarie, ma in campagna elettorale ricordarle non sta bene e si può esser certi che, se i sondaggi fossero migliori, Laschet si sarebbe mantenuto sui toni europeisti che gli erano più consoni.

Scholz deve difendersi dalle accuse di essere il cavallo di Troia degli eurobons e confina il suo entusiasmo per la nuova fase europea nata con il Recovery Fund (aveva parlato di “momento Hamilton”) al fatto che l’Ue potrà generare entrate autonome per il proprio fondo: “Per una Ue di 400 milioni di cittadini  si tratta di garantire 15 miliardi l’anno su un bilancio di 170 miliardi di euro, è una cosa ben fattibile”.

SONDAGGI: SPD AVANTI, UNIONE IN RIPRESA

I sondaggi all’inizio dell’ultima settimana confermano il vantaggio dell’Spd, ma segnalano anche una ripresa dell’Unione (Cdu-Csu). La distanza si è ridotta di uno-due punti, a seconda dei sondaggi e il margine di vantaggio dei socialdemocratici è ora in una forbice compresa fra i 3 e i 5 punti. La polarizzazione sul confronto Scholz-Laschet giova a entrambi i grandi partiti e penalizza quelli minori, compresi Verdi e liberali ed è probabile che questa tendenza si rafforzerà negli ultimi sette giorni. Insomma, la partita è ancora tutta aperta.

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