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L’antisemitismo nelle università e la crisi di valori dell’Occidente

Serve coraggio per difendere la libertà intellettuale e contrastare la deriva d’antisemitismo. Il commento di Alessandra Servidori

 

L’esplosione feroce contro gli ebrei è insana, ideologica e, nelle università, la ritengo ripugnante perché è la dimostrazione plastica del fallimento della leadership universitaria. Eppure si tratta, non solo in Italia ma in tutto l’Occidente, di accademie che hanno elaborato e approvato all’unanimità codici rigorosi sugli LGBT+, sul body shaming, sul razzismo, sulla discriminazione di genere maschile e femminile, sulle azioni positive, sui codici di condotta rigidissimi e su figure istituzionali interne alle università a tutela della non discriminazione.

L’antisemitismo di sinistra che si accanisce non è la riscoperta della razza di antica e miserevole memoria: è una violenza strumentale contro l’antimperialismo, l’anticapitalismo, il terzomondismo, la cosiddetta cancel culture, pretestuose idiozie della sinistra che ha rinunciato da troppo tempo ai saperi fondamentali, ai principi fondativi della democrazia occidentale.

Se la scuola e l’università rinunciano al ruolo di ragionevole libertà intellettuale e critica, ma vengono sopraffatte da tutte le opinioni possibili in nome di ogni scalmanata occupazione e distruzione ideologica, di gruppi che invocano il relativismo e l’identità dei singoli, che si aggregano contro, la situazione ovviamente non è più governabile, almeno nell’ambito del senso civico di base, e viene violato il nostro diritto di cittadinanza.

Siamo consapevoli che in Europa, in Italia, docenti e studenti sono sempre più musulmani, arabi, asiatici, islamici, con cultura e religione diverse, che non solo contestano la radice dell’Occidente — di cui sono valore assoluto la persona, lo Stato di diritto, l’uguaglianza degli esseri umani, la libertà di coscienza e di parola, i fondamentali appunto della nostra cultura — ma non intendono integrarsi. E, per lo più ancora oggi, gruppi organizzati urlano slogan dell’Iran e di Hamas, invocando la cancellazione dello Stato di Israele, degli ebrei che lo abitano e della civiltà ebraica.

Dunque, coraggio: diamo sostanza e azione alla Strategia nazionale contro l’antisemitismo, interrompiamo la strumentale narrazione pro-Pal che negli atenei troneggia, per dare voce a chi la pensa diversamente, a chi vuole raccontare e condividere la storia vera e contrastare la deriva d’odio antisemita. Abbiamo tanto lavorato per costruire iniziative a livello nazionale e non possiamo rassegnarci ancora una volta a subire rabbia e violenza, perché qualsiasi tipo di silenzio e immobilismo è comunque una forma di complicità.

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