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L’acqua di Draghi, la birra di Bersani. Storia e simboli di foto rubate ben diverse

Storia e simboli di due foto rubate: Draghi che pranza in aeroporto, Bersani in una birreria. La lettera di Chiara Geloni, giornalista, già al "Popolo", ex vicedirettore di "Europa", ex direttore di YouDem, la tv via web del Pd, e autrice del libro "Titanic. Come Renzi ha affondato la sinistra"

Caro direttore,

la foto rubata ieri in cui Draghi consuma un sobrio pasto all’aeroporto di Fiumicino è stata paragonata, perfino su qualche giornale, a quella altrettanto rubata in cui Bersani sorseggiava una birra da solo nell’ormai lontanissimo gennaio del 2012. Non credo che il paragone tra le due foto abbia gran senso. Stante la rilevanza enorme – che non credo ti sfugga – della questione, provo a spiegarti perché, e forse ti racconto qualche piccolo retroscena inedito.

Prima di tutto, non so nemmeno se Draghi è davvero da solo. La foto è scattata in modo che non si veda se c’è qualcuno a quel tavolo con lui o lì vicino. Non si vede se c’è la moglie, non si vede se c’è la scorta. Il pasto sembra proprio sobrio, ma si tratta di un contesto – la zona partenze di un aeroporto – in cui è normalissimo che succeda di mangiare qualcosa di leggero al volo – è proprio il caso di dire – e da soli. Insomma Draghi non fa proprio niente di speciale. Eppure sui social la comparsa di quello scatto ha provocato il consueto visibilio di oooo vedi che bravo oooo vedi che sobrio oooo com’è umile oooo ridateci Draghi. Che è tutto vero e legittimo ma, appunto, non dimostrato da quell’immagine.

La foto di Bersani, scattata undici anni e mezzo fa in una birreria del centro di Roma da un giovanissimo Luca Sappino, allora non ancora – come è oggi – volto fascinoso ed emergente di La7, è diversissima e nasce in tutt’altro contesto. Bersani è ripreso con tutto il tavolino, in modo da apparire inequivocabilmente solo: un po’ infagottato, forse infreddolito, con gli occhiali, la birra sul tavolo, Bersani non mangia. Ma scrive.

Il giovane Sappino scattò e twittò la foto con questo post: “Leader di grande partito del fu centrosinistra cerca compagni di bevute”. Quando ce ne accorgiamo – allora lavoravo alla comunicazione del Pd – il tweet e la foto sono già “virali”: hanno già generato ondate di scherzi e prese in giro sui social e sono stati ripresi sui siti dei grandi giornali. È Il Corriere a chiamarci, con una certa gravitas: “Ehm, avremmo una foto di Bersani che…”. Ci prende un colpo. Per fortuna capiamo subito che non è niente di particolarmente imbarazzante. Ma in maniera più o meno amichevole, il senso del messaggio lanciato da Sappino e raccolto dalla rete è chiaramente: ma guarda questo sfigato.

È la vigilia di una importante assemblea nazionale. Siamo tutti alla Fiera di Roma, a controllare allestimenti e dettagli tecnici per lo streaming del giorno dopo. Nel 2012 siamo in un’età ancora abbastanza pionieristica per quanto riguarda i social, soprattutto Twitter. L’idea di squadrette e squadrismi organizzati per orientare la comunicazione in rete è ancora più che prematura. Tuttavia quando ci accorgiamo della foto, con il portavoce di Bersani Stefano Di Traglia e gli altri presenti, “sentiamo” subito che questo Bersani in birreria in realtà ha delle potenzialità.

Ma quale sfigato. In tanti notano con piacere e con affetto che forse Bersani sta proprio scrivendo da solo, senza l’aiuto di nessun guru e senza lo staff, l’atteso discorso che dovrà fare il giorno dopo. In tanti lo apprezzano. In tanti esprimono affetto per il segretario ripreso in una situazione di così grande semplicità. Allora decidiamo di assecondare questo sentiment, di farlo crescere.

“Il segretario è un frequentatore di quel locale perché offrono delle buone birre. E ha trascorso tutto il giorno da solo per scrivere il discorso per l’Assemblea nazionale, al via domani pomeriggio”, facciamo sapere alla stampa, confermando ciò che molti hanno intuito da soli. E per vie laterali e ufficiose, lavoriamo noi ai primi meme che faranno di quella foto un fatto di comunicazione che undici anni dopo – incredibile – ancora si ricorda. Bersani e la birra soli tra la gente come in un quadro di Hopper. Bersani e la birra con la scritta “Siam mica qui a far scaldare la birra”, come in uno sketch di Crozza. Bersani e la birra con papa Ratzinger che scrive anche lui. E infine, Bersani retwitta Sappino: “Mi avete beccato”.

La cosa a questo punto cresce da sola e fa davvero “il giro del web” fino a oggi. Quella foto è ancora, undici anni dopo, un’immagine simbolo di Bersani e di una stagione politica. Perché?

Perché è autentica. Nello storytelling che costruimmo o aiutammo a formarsi in quel pomeriggio non c’era niente che non fosse vero. E al tempo stesso, quella foto dice qualcosa di realmente originale, o dissonante rispetto all’immagine radicata dei politici tutti staff, consulenti, cinismo, autoblu e locali esclusivi: Bersani è un segretario che i discorsi li scrive così, davanti a una birra e da solo. Non è solo perché deve prendere un aereo. È solo perché si è preso un pomeriggio per pensare a cosa dire.

Ultimo piccolo retroscena: Bersani passò dei guai per quella foto, chi era responsabile della sua sicurezza non era stato avvertito di quella sortita e lo venne a sapere solo a causa dello scatto di Sappino. Spiazzava davvero, quell’immagine: noi suoi collaboratori e la scorta, per primi.

La morale della favola, intendiamoci, non è uno gnegnegne su Bersani meglio di Draghi: non c’è questa gara e non è interessante farla. Alla fine però quelle due foto dicono molto non solo dei due soggetti fotografati, ma anche di come il sistema mediatico li ha percepiti e raccontati. Su di noi insomma, più ancora che su di loro.

E per questo, non per fare paragoni, mi è sembrato avesse senso ricordare la storia della foto di Bersani con la birra.

Chiara Geloni

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